Realtà virtualeLa Realtà Virtuale (per brevità R.V.) è un fenomeno recentemente prodotto dalla tecnologia cibernetica più avanzata, che prevede l’uso di computers sofisticati che consentono un’interazione pressochè totale e a tutti i livelli tra il soggetto agente e la macchina alla quale esso è collegato da sensori che stimolano i sensi principali.Non è facile datare un inizio unico della cibernetica virtuale nel tempo e nello spazio, come avviene per altre grandi e complesse invenzioni quali il telefono e la televisione. La R.V. è un assemblaggio, negli anni ‘80, di più invenzioni tecnologiche nel campo della cibernetica, (con notevoli contributi da parte della ricerca spaziale). Viene inventato e brevettato un guanto speciale, dotato di sensori di fibre ottiche, il famoso "data glove", che viene presto abbinato al visore del computer ( una specie di ‘mouse’ che consente la percezione degli stimoli ). Il tutto viene poi perfezionato ed al guanto viene aggiunto il casco ( eye-phone ) ed il cybercorredo con tanto di tuta ( data-suit ) ed occhialoni intelligenti, che forniscono sensazioni visive, acustiche e tattili completamente artificiali e prive di una corrispondente sorgente reale.
Il concetto di R.V. scaturisce da un approccio di tipo ideologico, nel senso che coloro che hanno iniziato la diffusione di tale tecnologia hanno anche necessariamente pensato al termine con cui definirla e, soprattutto, propagandarla, e pare che non sia casuale una scelta di termini che implica una contraddizione intrinseca: esiste un’ambivalenza iniziale già nel significato stesso delle parole; l’abbinamento di "reale" e "virtuale" è inammissibile, e infatti l’aggettivo virtuale ha un significato simile a "potenziale", a un progetto non ancora in atto, che è possibile ma non esiste ancora. Reale è invece ciò che di concreto io posso toccare, verificare, conoscere; ciò che è già in atto, che è compiuto, almeno in una delle sue manifestazioni oggettive .Il porre l’accento sul termine "realtà", ingenera delle pericolose confusioni sulla concreta vivibilità della situazione artificiale nella quale il soggetto agente si trova immerso, tanto che il pericolo più immediato è proprio quello di perdere il senso della realtà vera nella quale ci cimentiamo giornalmente, per giungere a credere di essersi trasferiti veramente in un mondo nel quale il mio agire non è più confinato negli angusti termini delle categorie spazio-temporali, ma può articolarsi nelle più varie dimensioni ( per chi ha visto il film "Il tagliaerbe", il riferimento è immediato) e, soprattutto secondo gli schemi morali che meglio si addicono alla situazione .E’ peraltro tendenzioso voler forzatamente inserire l’umanissimo desiderio di infinito negli ambiti della R.V.,perchè tale realtà, se così si può definire, infinita non è affatto, dandone invece solo l’illusoria apparenza. Il computer può contenere un numero per così dire "infinito" di dati, solo in senso lato. In realtà, i dati inseribili, per quanto molteplici, sono di portata limitata, per cui accade che l’individuo agente crede di poter modificare la realtà del cyberspace a proprio piacimento, mentre è inevitabilmente orientato da una serie statistica di proposte che il computer vaglia ed accetta solo se a ciò è stato programmato. Se ci riferiamo alla versione "forte", della R.V., di tipo immersivo-inclusivo (i computer con il cyber -corredo), in cui l’osservatore si inserisce interattivamente nello spazio creato dal computer, allora c’è una differenza qualitativa rispetto a qualunque altro esempio di pseudo - virtualità che viene artificiosamente assimilato al primo fenomeno. E la differenza qualitativa sta proprio in quella immersione e nell’alto grado di coinvolgimento dinamico di tutta la persona che si immedesima non solo psicologicamente, ma anche fisicamente con il suo alter ego elettronico.In ogni caso è rasserenante il pensiero per cui l’essere umano ha bisogno della realtà concreta per sopravvivere ( il sesso virtuale è sterile!), e questo è uno dei motivi, rimanesse l’ultimo, che ci fa propendere per una sconfitta della mentalità dominante nella cultura del virtuale. Purtroppo, però, altre insidie si nascondono dietro l’uso, o meglio, l’abuso delle tecniche virtuali: il fuggire dalla realtà mediante il computer è assimilabile sotto molti aspetti all’uso degli stupefacenti, in particolar modo dell’LSD, teorizzato dai profeti degli anni sessanta, in primis da Timothy Leary, padre dell’LSD e diffusore della dottrina dei paradisi artificiali. Ed infatti lo stesso Leary svolge un’azione vessillare nella propaganda della R.V. come disvelamento di mete e capacità sconosciute per l’uomo di diventare Dio a se stesso mediante l’abbinamento della R.V. con le droghe chimiche che producono flashes all’interno dei quali il cybersoggetto può estrinsecare tutta la propria creatività interagendo con la macchina .I Guru della R.V., teorizzano una liturgia nella quale la Chiesa è il villaggio globale in cui le barriere spazio-temporali cadono per la presenza del computer, che diventa l’altare del sacrificio; gli addetti al computer sono i custodi della luce eterna, e la teologia della perfezione è la ricerca del programma senza errori; l’oggetto del sacrificio è il tempo impiegato per entrare nelle profondità virtuali ( in altri termini, il tempo che ci è stato assegnato al fine di usarlo in modo costruttivo per il compimento di noi stessi secondo il piano di Dio). Il momento eucaristico è rappresentato dalla comunione di tutti coloro che partecipano al villaggio globale. Le dimensioni dell’ iconografia della cultura rock , imbevuta di paradisi artificiali, mondi possibili e realtà virtuali, investigate negli anni ‘60 e ‘70, danno come risultato un sincretismo tra mistiche orientaleggianti, trip acidi e sonorità psichedeliche; oggi la ricerca di realtà virtuali nella cultura rock non si affida più solo al medium della chimica e della mistica, ma a più aggiornati metodi cibernetici. Questa tendenza trova la sua più compiuta espressione nel cyberpunk, movimento di controcultura in cui convivono letteratura, cinema e musica rock. Oggi, sintetizzatori, samplers, e altri strumenti sofisticati, permettono di "campionare" qualsiasi rumore, e per questo durante i concerti Cyberpunk il pubblico interagisce con gli strumentisti, che campionano i suoni provenienti dalla platea e li ripropongono distorti e amplificati, provocando l’estasi della folla. Il risultato reattivo all’approccio con la R:V: da parte della buona madre di famiglia , tutta concentrata a crescere ed educare i propri figli alla luce di principi sani e possibilmente aderenti ad una realtà concreta e continuamente verificabile, è come minimo di sbigottimento, poi di incredulità, in seguito, dopo attenta riflessione, di seria preoccupazione per tutte le implicazioni di cui si è detto. Le radici del problema scaturiscono da una serie di domande vecchie come il mondo:
Perchè voglio essere Dio attraverso un computer ? Penso di valere qualcosa di molto, molto importante, e penso anche di poter essere io l’artefice della mia vita. Come siamo giunti a questo? Quando nel mondo cominciarono ad offuscarsi le certezze monolitiche ed indiscutubili su cui si fondava il corso della storia, gli uomini presero l’abitudine di radunarsi intorno a grandi tavoli per discutere TUTTO. Qualunque deviazione nell’uso della tecnologia, e, più ampiamente, qualunque degenerazione dell’agire morale, scorre attraverso passaggi obbligati legati da trame invisibili che li collegano ad un filo logico stringente nella sua ragione d’essere; tali passaggi si possono articolare secondo il seguente schema: a. < Cristo sì, Chiesa no>; b.<Dio sì, Cristo no>; c.<religione sì, Dio no>; d.<Sacro sì, religione no>.
a.<Cristo sì, Chiesa no>
Durante la pseudo-riforma protestante, si assiste alla negazione del ruolo della Chiesa come unica ed incontrastata mediatrice terrena delle verità rivelate attraverso di Essa dal Cristo. Un filone estremista della Riforma, la c.d. Riforma Radicale, addirittura pretenderebbe di cancellare dall’orbe terraqueo il volto stesso della Sposa di Cristo. Nel campo della tecnologia, negli anni della Pseudo-Riforma, con l’invenzione della stampa, subito gli esseri umani scoprono uno dei sistemi più semplici per diffondere le proprie posizioni di contrasto nei confronti delle Verità di Fede, e la Riforma riceve certamente un grosso impulso proprio attraverso questo erroneo modo di concepire la libertà di diffusione di idee anche se contrastanti con la morale universale e naturale ( si pensino ai saggi scritti e diffusi dai fondatori di sette come quella degli anabattisti, che sollecitò i propri adepti fino a tali livelli di fanatismo da generare poi una situazione di non ritorno sfociata in stragi e depravazioni inaudite, con ampio coinvolgimento di vite giovani ed innocenti). Emerge immediatamente la profonda differenza tra uso ed abuso di qualunque mezzo, in sè neutro. L’esempio della stampa , del corretto uso dell’informazione e del suo corrispondente abuso mediante la disinformazione, è un triste leit motiv di tutte le epoche successive, soprattutto la moderna e la contemporanea, che hanno visto tale strumento vilipeso ed oltraggiato da menzogne scritte a caratteri cubitali dal vincitore del momento, ma occorre sempre tenere presente il quadro generale, che ci riporta al discorso originario relativo alla corruzione dell’intelletto e dello spirito umano a causa del male entrato nella storia.
b. <Dio sì, Cristo no>.
Questa tappa apre orizzonti inimmaginabili a tutte quelle deviazioni ideologiche che creano la coesistenza di tali coacervi di idee contrastanti ma apparentemente assimilabili, da determinare una stratificazione assai densa di confusione . E’ il deismo, che introduce la coesistenza di culti di origine cristiana e non, che cercano alternative di ogni genere al cristianesimo, e che deformano la Verità cristiana mediante specchi ideologici che danno origine a veri e propri mostri ( si pensi alle sette anche attualmente prosperanti ormai in tutto il mondo, che giungono a manifestazioni parossistiche delle proprie forme di culto, e, si potrebbe dire, più fantasiose sono, più hanno successo in un mondo in cui anche la fantasia è ormai al servizio della follia più sfrenata). Anche nel caso della deformazione del senso religioso operata dal deismo di origine illuminista si può tentare un accostamento con fenomeni legati a scoperte tecnologiche (siamo in questo caso nel campo della scienza medica, e più specificamente della psichiatria, in cui iniziano i disorientamenti legati all’esordire dell’età romantica, per cui tutto è visto in chiave sentimentale senza operare una corretta gerarchia tra le potenze umane che potremmo idealmente ricostruire in una piramide al cui vertice sta la ragione, l’intelletto, e poi, via via scendendo, si incontrano la volontà, i sentimenti ed i sensi).
c <Religione sì, Dio no>
Tale apparente contraddizione caratterizza , in realtà, un atteggiamento speculativo che diffonde l’idea per cui si può creare un sistema articolato dei rapporti tra l’uomo, il mondo ed il sacro, dove Dio però o viene negato o svolge un ruolo secondario e quasi insignificante. Nell’epoca contemporanea abbiamo esempi eclatanti di tale atteggiamento: le religioni dei dischi volanti, totalmente svincolate da qualunque approccio con il trascendente, deificando il rapporto con esseri diversi dagli umani e pertanto ritenuti misticamente superiori. Altro esempio è la Scientologia, che mitizza il rapporto con la propria psiche, confondendo il livello della produzione delle pulsioni psicogene con la vita spirituale, ed usando, più o meno in buona fede, metodi di coartazione psicologica per ottenere una conversione che, in primis, dovrebbe essere frutto di una libera adesione, ed in secundis, orienta lo spirito veso un’immagine amplificata di se stesso e della comunità scientologica, nulla avendo a che vedere con Dio , di qualunque Sua manifestazione si tratti. Anche nel campo tecnologico vediamo immediati risvolti del disorientamento della corretta visione del rapporto con il sacro e tutte le sue sfaccettature ed implicazioni: l’uso di droghe sugli adepti onde ottenere una migliore disposizione all’acquiescenza da parte delle sette più sopra citate, che definalizza lo scopo per cui devono essere impiegate le sostanze stupefacenti e psicotrope.
Nel caso della religione degli U.F.O., è molto evidente e stupefacente per certi versi l’approccio feticistico con la tecnica spaziale e con l’ipotetica ipertrofizzazione delle facoltà umane mediante il contatto con metodi migliorativi delle capacità intellettive. Questo quadro, illustra le tappe di un degrado che si esprime attraverso l’ideologia che altro non è che una sorta di malattia dell’intelligenza.
d < Sacro sì, religione no>
In questa prospettiva, si passa da un disagio della porzione intellettiva del proprio essere ad un malorientato atteggiamento della volontà: assistiamo al desiderio di appropriarsi mediante l’occultismo e la magia dei poteri della Chiesa ( il vecchio Simon Mago fa scuola a tal proposito) , da parte dei gruppi iniziatici delle massonerie di frangia occultiste che si sostituiscono magicamente alla successione apostolica. Non essendo più sufficiente tale appropriazione, si tenta di ottenere alcune delle prerogative uniche del Cristo: il potere di rivolgersi con autorità ai demoni, di operare miracoli di guarigione, di predire il futuro profeticamente. Da ultimo il desiderio di appropriarsi della divinità stessa mediante la facoltà di sottomettere a sè le Schiere degli Angeli, mediante la teurgia, il potere supremo sulla vita e sulla morte, la sostituzione del potere creativo di Dio Padre con la propria volontà di potenza. Ed infine l’ovvio epilogo: il folle attacco diretto a Dio, con la negazione beffarda ed aggressiva della Sua esistenza attraverso le pratiche sataniche razionaliste oppure la consapevole adorazione del demonio nelle manifestazioni del satanismo occultista. Il fascino del magico esiste dai primordi dell’umanità, ma, come per la realtà virtuale, fino a che il fenomeno è rimasto tra le mura spesse ed impenetrabili di particolari Torri d’Avorio ( per l’una le sedi della NASA, per l’altro i laboratori di alchimia e le stanze dell’iniziazione gnostica), esso rimaneva circoscritto anche nella portata sociale e nella diffusione dell’errore presso le singole anime. Nel momento in cui tali fenomeni ( e ci si può riferire indifferentemente alla R:V. come alla magia, al satanimo, all’occultismo) diventano appannaggio di una cultura di massa incontrollabile, o meglio, controllata dai grandi trust commerciali e diretta dalle lobbies del potere internazionale economico, allora la faccenda si fa molto più seria. Tirando le fila del discorso si può così tentare di valutare il fenomeno Virtuale: nel campo della ricerca scientifica, la modellistica virtuale si sta rivelando un potente mezzo di apprendimento conoscitivo.I migliori esempi si possono riscontrare nella ricerca sperimentale nei campi della biologia molecolare, della fisica delle particelle, dell’astrofisica, della neuroscienza e della dinamica dei fluidi. Nella biologia molecolare, come detto più sopra, ed in particolare nelle sue applicazioni farmacologiche, i risultati sono straordinari: con l’assemblaggio molecolare ( molecular docking), l’operatore è in grado di verificare subito quali sono le configurazioni più o meno adatteallo scopo prefissato.
Tale test, mediante l’uso del modello, è una tappa fondamentale per la sintesi delle nuove droghe ed il chiarimento dei meccanismi mediante i quali agiscono le tossine e le sostanze carcinogene. E fin qui, tutto bene. Tutto bene anche quando in molti ospedali del mondo è iniziato l’uso della R.V. a fini riabilitativi e terapeutici ( si pensi al recupero dei semi-comatosi, degli schizofrenici, dei paraplegici etc..), e meglio ancora se si tratta di abbreviare i tempi burocratici e le possibilità di relazione tra un luogo e l’altro. Ma..... Il fatto che, per esempio, mettendoci una cuffia oculare, (eye-phone), infilandoci un guanto intelligente (data-glove) e indossando una tuta intelligente (data suit), siamo in grado di entrare in una realtà illusoria e viverla come se fosse reale ( o quasi), è un passo evidente. Ora siamo in condizione di perlustrare dall’interno una realtà che è la controfigura della nostra. Il che sarebbe, in pratica, come proiettarsi dentro un videogame. E ciò senza rischio alcuno per noi stessi, in quanto la nostra azione in tale spazio si compirebbe solo con la vicaria complicità di un nostro sosia, di un alter ego digitale. Ma nel caso in cui il videogame sia un wargame, questa presenza-assenza dell’operatore può avere impieghi tutt’altro che ludici.
Esempi premonitori di tali impieghi li abbiamo intravisti in alcuni dei congegni adoperati nella guerra del Golfo (1991), congegni che, seppur in modo ancora incipiente, si sono avvalsi di tecniche informatiche atte a consentire la presenza-assenza dell’operatore: E’ nata così la famigerata guerra pulita. Pulita di sicuro per l’utilizzatore di questi congegni ( oppure per gli spettatori televisivi), terribilmente sporca invece per chi ne ha dovuto soffrire gli effetti, ossia per le vittime tra la popolazione civile. J.F. Lyotard, in una intervista alla televisione italiana, ha chiamato la guerra del Golfo, con un sottofondo di malcelata ammirazione, la ‘prima guerra post-moderna della storia’, il che la dice lunga sulla nozione di post-moderno." Bisogna pur costatare che, aldilà delle loro (peraltro assai ovvie) implicazioni militari, le realtà virtuali possono avere, come abbiamo già anticipato, effetti deleteri su molti aspetti della nostra vita."Come accennato più sopra, il campo militare non è l’unico che risentirebbe negativamente di un abuso della R:V: pensiamo, per spingere in là un buon uso della nostra fantasia, al coma abitativo in cui ci troveremmo se la R:V: fosse introdotta a tutti i livelli tra le mura domestiche. E a nulla valgono le rimostranze dei sostenitori della diffusione acritica ed indiscriminata dei computers virtuali, che sostengono che l’atteggiamento critico nei confronti di questa tecnologia, oltre che oscurantista, sottende la paura immatura e puerile dell’apparenza. Fin troppo facile rispondere a tali personaggi che la pedissequa accettazione dell’apparenza nasconde un’evidente paura della realtà. Simulare, significa sempre costruire un modello del reale e sperimentarlo come se si trattasse del fenomeno stesso da studiare. Questa arte dei modelli corre il rischio di ridursi ad una mera sperimentazione sui modelli totalmente avulsa dalla realtà di partenza. Si ritorna qui al vecchio mito della storia della speculazione intellettuale per cui si vorrebbe ricondurre la conoscenza alla combinazione di idee astratte, ossia alla produzione di un’ideologia così come più sopra configurato. Andare al cinema implica apporre limiti spazio-temporali alla fruizione del media che diffonde immagini, escludendolo dalla normalità della nostra vita quotidiana; come ricorda McLuhan, questo tipo di rappresentazione implica attenzione a causa del buio della sala, ossia una percezione orientata, anche dalla continuità e dal necessario epilogo temporale della storia alla quale ho assistitoLa televisione non necessita di separazione dal quotidiano, anzi, si intrufola in tutti gli ambienti più intimi della nostra esistenza, e non necessita di un’inizio e di una fine perchè i messaggi continui e ripetentisi, anche con l’uso del VTR, possono essere spezzati e ricongiunti a piacimento dell’utente, anche senza limiti spazio-temporali. La TV è un medium, nel senso di spazio nel quale si svolge la nostra vita.La televisione ha violato l’ambito privilegiato del cinema rappresentativo, esorbitandone i confini: la R:V: ha superato anche i limiti della TV: ha ucciso il medium. Essa, infatti, non si limita nel modificare parzialmente la realtà lasciandola pur sempre sopravvivere: la incorpora in un mondo irreale eliminando il tramite ( il tubo catodico) del quale non si ha più percezione ( quando sono "nel" computer, credo di essere nella unica realtà esistente).E’ ormai palese, al termine di queste brevi riflessioni, la terribile seppur affascinante verità che si cela dietro la complessità del fenomeno virtuale: la RV è il primo mezzo di comunicazione di massa che da se stesso potrebbe essere in grado di convincere l’Uomo della propria Onnipotenza, trasmettendogli non messaggi, ma percezioni del mondo che lo circonda.