Il testo che segue è la sintesi di un modo di un idem sentire, leggere le parole di Gomez Tello che ricorda la Decima e i Ragazzi di Santa Maria Novella, le pianure arse dalla neve e i giovani che morivano cantando alla Cancelleria, tutto questo arriva dritto, diretto senza veli o ipocrisie; come senza veli arriva l'introduzione redatta, una vita consacrata alla lotta per l'Europa.
Lo confesso: Brasillach è stato l’autore della mia giovinezza, quello che mi ha fatto sognare e aperto il mondo degli scrittori “collaborazionisti” francesi. Il suo fascino nel tempo è rimasto invariato, anzi se possibile aumentato. I suoi primi testi li ho letti in originale, era un autore praticamente inedito in italiano, e il mio francese pur approssimativo non mi aveva impedito di coglierne il pathos e il messaggio universale, unitamente al canto della giovinezza.
Quanto sopra per spiegare perchè leggo con piacere le introduzioni, i saggi e gli scritti sul poeta di Perpignan; notevoli quelli di Stenio Solinas, di Alessandra Colla e Mario Merlino. Alessandra è una delle prime, se non la prima in Italia, ad alzare il velo sulla possibile omosessualità del poeta (tracce se ne potevano individuare in alcuni scritti di Drieu la Rochelle; i due, entrambi grandi, pare non nutrissero un particolare afflato uno nei confronti dell’altro).
Da questi scritti ho sempre appreso qualcosa , spunti per arricchirmi.
Se voglio però rivivere l’emozione, il sogno, non posso che andare ad una vecchia prefazione ad un prezioso volumetto, i “Poemi di Fresnes” apparso nei primi anni settanta a cura delle Edizioni del solstizio.
Iniziativa mirabile e pregevole, spessissimo copiata da altri; di passo ricordo che è stata copiata anche una svista nella traduzione dell'ultima poesia, "ai morti di febbraio " ( ... con dodici anni … , incredibile, originale francese al lato e poi nel nostro mondo è ben risaputo che i moti di Place de la Concorde cui ci si riferisce furono nel 1934, ma pare che il diavolo ci metta sempre lo zampino).
L’autore della prefazione è José Luis Gomez Tello e le sue sono, a mio giudizio, le pagine più eccelse e fino ad ora insuperate dedicate allo scrittore francese. Gomez Tello, scomparso a Madrid nel settembre del 2003, fu giornalista falangista e volontario nella Divisione Azzurra (i combattenti spagnoli nella campagna di Russia) scrittore storico prolifico e coerente; offriamo la lettura del suo scritto su Brasillach come doveroso tributo ad entrambi.
Giancarlo
P. S. Nel 78 appuntavo sulla mia copia dei Poemi di Fresnes " ... mi auguro e spero di riuscire a sostenere le prove impostemi con la stessa dignità ... ". Mi autocito non per senile megalomania ma per dividere una considerazione: ad ogni militante politico si possono presentare momenti difficili, si supereranno più facilmente se si avranno interiorizzati dei punti fermi moralmante validi. Brasillach ce ne offre e Tello ci aiuta a metterli in luce.
Lettera postuma a Brasillach
No, camerata Brasillach, poeta sincero, amico di Spagna, fucilato il 06 febbraio ‘45, non è solo a te che han posto le catene dei carcerati nella prigione mostruosa di Fresnes, ove tu sentisti , cocente, l’ultimo brivido, pensando alla gioventù d’ogni popolo europeo.
Quelle catene le portiamo tutti, alle caviglie, dal 1945. Ognuno di noi, come te, è un grande ed illustre prigioniero. La differenza è data solo dal particolare che tu fosti, fisicamente, messo al muro e fucilato !
Noi, una gioventù come mai ne è esistita altra, una gioventù d’Europa che è caduta con Rommel in Africa, con Dietle a Narvik, con Degrelle a Derenkowez, con il principe Borghese nelle file della X Mas, in disperata difesa della Venezia Giulia, una giovinezza sacrificatasi nei cento giorni dell’accerchiamento di Francoforte, nei tre mese dell’assedio di Konigsberg, caduta difendendo Stalingrado e Roma, combattendo per Budapest e Vienna, travolta nella lotta eroica al metrò di Berlino e fra le macerie di Colonia - una gioventù che non è quella di Adenauer - immolatasi a Parigi contro i senegalesi lanciati a liberare la Francia e a meticizzare la Germania bionda e pura di Wagner, una generazione fucilata con Borsani, l’ex combattente cieco , una gioventù per la quale i venticinque anni sono stati, come nei tuoi poemi: "La zuppa scarsa, i muri freddi, la marcia orgogliosa", noi abbiamo diritto di invidiare la tua morte.
Tu sei morto quando tutto era bello, puro, fresco, come la primavera dei soldati. La primavera dei soldati d’Europa, alzata come una nube rossa sui carri armati e sui cannoni, come una stella sulle baionette. Tu sei morto come Andrea Chénier, a trentasei anni, e come lui hai cantato fino all’agonia gli assassinati, i dolori, i martiri. Ciò è più bello che veder rispuntare tra le rovine del nostro sogno i serpi del tradimento. Ti fucilarono perché eri giovane, entusiasta, impetuoso, sincero e violento come il mondo che desideriamo costruire. Noi in un mondo vecchio e codardo siamo fucilati ogni giorno. E non possiamo neanche avere la soddisfazione che tu hai avuto, di mostrare il petto e dire al plotone di esecuzione "Sparate qui".
" Sento il dolore del mio paese con le sue città in fiamme - le sofferenze infertegli dai suoi nemici e dai suoi alleati - sento l’angoscia del mio paese lacerato nel suo corpo e nella sua anima - chiuso sotto le trappole di ferro della sofferenza ".
Questi sono i versi del " Mio paese". Noi anche sentiamo il dolore di questo paese comune per il quale fummo soldati, desiosi del più bello degli ideali, dell’Europa.
E ci addolora quello che viene fatto all’Europa, dai suoi nemici e dai suoi alleati. sai tu, Robert Brasillach, fucilato per aver creduto nell’Europa dei soldati, nell’Europa di Carlo Magno e di Roma, che domani forse dovremo morire per l’Europa dei mercanti e dei giudei?
"Oh gioventù, al fondo di questa nebbia, troverai, prima che sia troppo tardi, la forza di scongiurare la catastrofe? Solo in te crede e confida il mio cuore preso dalla morte" . Non è questo testamento di Brasillach la consegna delle sorti del mondo alla gioventù?
Noi crediamo in questo atto di fede.
Tu hai visto altri cadere, prima del tuo cammino di morte. Che stupenda, che pura è quella morte dei fucilati, dei torturati, degli assassinati! Tu hai visto morire sotto le raffiche i fanciulli tedeschi di 12 anni combattenti contro i senegalesi in difesa della patria, tu hai visto a S. Maria Novella in Firenze, i giovani squadristi di 15 anni morire con il braccio alto e il grido di Mussolini sulle labbra.
Tu hai intuito per loro. "Su qualsiasi muro - nel fondo di qualunque quartiere basso delle nostre città - nel fango, ovunque - i fucili della guardia mobile uccidono senza pietà - i nostri fratelli della guerra civile".
"Sono simili, marciano con lo stesso passo. Le spalle segnate dalla responsabilità severa dell’essere uomini. E fraternamente mi parlano a voce bassa".
Ci chiamano a voce bassa. Non li odi giovane del nostro tempo? Ora possono gridare i massoni di Strasburgo e gli altri massoni che non si sa dove siano.
Ora possono gridare quelli che dicono che vanno a difendere l’ Europa e commerciano con la Russia: i capitalisti della democrazia, gli Joanovic di queste manifestazioni immortali dell’animo europeo. Noi udiamo gli uomini che Brasillach chiamò ad assistere al suo processo. Processo? L’avvocato lo difese citando semplicemente i suoi versi che dicevano: " Se domani la vita sarà concessa - questi uomini che si piegano contro il muro - non sembreranno figure del passato?" . Il 19 gennaio Robert Brasillach è condannato a morte.
Il 1 febbraio la sua morte è decisa. "Io ho trascorso questa notte sul Monte degli Olivi. Ero indegno, o Signore, di cercare voi? Io non lo so, ma la catena era stretta alla mia caviglia ed io sudavo, come voi il sudore". Il 5 febbraio gli portano la notizia che sarà fucilato il giorno seguente. La domanda di grazia firmata da Claudel, Cocteau, Colette, da trenta Accademici, dagli studenti di Parigi è stata respinta.
Il giorno 6 egli è di fronte al sole e alla morte.
All’alba Robert Brasillach viene prelevato da Fresnes, tra una fitta schiera di gendarmi armati di mitra.
Guarda la fotografia di sua madre e dice: "Desidero morire con essa sopra il cuore". I corridoi di Fresnes sono ampi, oscuri e tetri. La voce di Brasillach grida "Arrivederci Beraud, arrivederci Comballe". Il patibolo si alza a Montrouge. Brasillach sorride quando vede i dodici fucili puntarglisi addosso. Lo legano al palo. Egli ha la testa alta e sorridente. Per l’ultima volta grida: "Viva la Francia !". Cade stroncato da dodici proiettili. "Tu cercavi, nella notte negra una luce azzurra per illuminarti...".
E’ bello morire così. E’ bello pensare a questa Europa, che non è quella di Strasburgo, né quella di Stalin, né quella dei difensori dell’ultima ora, noi possiamo offrire le stille del sangue di Brasillach, che il suo difensore ha raccolto su di un foglio di carta. Sono cinque gocce di sangue: quella di José Antonio, le due di quelli che non si possono nominare, quella di Codreanu e quella di Robert Brasillach. Cinque stupende gocce di sangue, le nostre cinque rose.
J. L. Gomez Tello