Jean de La Fontaine (Château-Thierry, 8 luglio 1621 – Parigi, 13 aprile 1695) è senza ombra di dubbio un personaggio complesso, a volte controverso, con un altissima autostima e una continua ricerca "benefattori" che gli permettessero di condurre una vita agiata e intrisa di letteratura. Curioso che anche dopo la sua morte la sua salma fu traslata ben tre volte, sino ad arrivare a riposare definitivamente presso il cimitero parigino di parigino di Père-Lachaise.
Leggendo le numerose biografie il dato ricorrente è sempre la ricerca di di un benefattore cui appoggiarsi per il soddisfacimento dei bisogni materiali e potersi dedicare esclusivamente alla speculazione intellettuale. Altro segno dell'irrequietezza furono le nozze, a 26 anni, con la quattordicenne Marie Héricart per poi divorziarne dopo sei anni nel 1652. Sempre per meglio comprendere il complesso carattere di La Fontaine, ricordiamo il poemetto "L'elégie aux nymphes de vaux" scritto per prendere le difese del suo protettore Fouquet caduto in disgrazia; inutile dire che questo poemetto causò non pochi problemi a Jean.
Nel 1654 pubblicò il suo primo scritto basato su un adattamento dell'Eunuchus di Terenzio.
Ma quello che appassiona di più è il leggere le Favole di La Fontaine che racconta di essersi ispirato a Esopo e Fedro per la stesura. Le favole, scritte in due poderose raccolte, sono da leggere d'un fiato per poi fermarsi a riflettere su ciò che veramente si voleva comunicare con le favole. Uno dei temi ricorrenti è la Morte e un distaccato senso critico ove, seppur con dispiacere, nel mondo prevale il più forte, che non è necessariamente il più giusto. Questa lettura non deve però troppo fuorviare, forti sono i temi sociali e l'anelito di giustizia che pervade il corpus delle favole. Innegabile, nell'aristocratico La Fontaine, un moto di simpatia per il popolo che sa lottare per le prorpie idee, a differenza della classe sociale cui lui stesso appartiene pavida e rinchiusa nei propri privilegi. Ogni libro delle raccolte tratta di un argomento particolare spaziando un pò fra gli argomenti più disparati, spaziando dalle esperienza familiari alle chimere, al ciclo delle emozioni all'intelligenza. Mentre nel primo libro sono molto evidenti le influenze di Esopo e di Fedro nel secondo sono decisamente inferiori, anche se è evidente che l'ispirazione prigemia di comporre favole con l'utilizzo di animali proviene dalla letteratura greco romana. Una favola, in particolare la Faina e il topo
Un giorno un Pipistrel dié nella tana
d’una feroce Donnola,
che aveva antica ruggine
coi topi, e che a momenti me lo sbrana.
- Eccome! - dice, - ed osa dopo tanti
misfatti uno di voi venirmi avanti?
Se tu sei topo, guarda, io son faina.
- Dimando grazia a Vostra Signoria, -
rispose a lei quell’anima tapina, -
ma un topo io non so manco cosa sia.
Io sono Uccello e, grazie a Dio che fece
il mondo tutto colla sua parola,
volo coll’ali mie. Viva chi vola! -
E tante cose aggiunse e tanto belle,
ch’ebbe la grazia di salvar la pelle.
Tre giorni dopo cade il martorello, per suo destin fatale,
nell’ugne d’una Donnola, terribile
nemica degli uccelli in generale,
che col suo muso lungo in un momento,
pigliandolo, s’intende, per uccello,
l’avria mangiato senza complimento.
- T’inganni grosso, - a lei grida il cattivo, -
e dove son le penne
che forman degli uccelli il distintivo?
Son Topo, evviva i topi,
e morte al gatto, io grido, e a chi l’ha fatto -.
E la sua parte tanto ben sostenne,
che un’altra volta la scampò a buon patto.
Molti son che con quest’arte
han trovata la maniera
di tirar la sorte a sé.
A seconda della parte
hanno pronta una bandiera.
Oggi: Viva la Repubblica!
E dimani: Viva il Re.
Senza perifrasi La Fontaine pizzica in modo arguto i volta gabbana, coloro che riescono ad adattarsi ad ogni situazione, tutti coloro che antepongono ai propri pensieri un esistenza senza slanci.