“Cybercinema e Cyberpunk” pubblicata su Kulturaeuropa due giorni fa, offre molti spunti su cui riflettere.
L’interessantissima intervista podcast a Carlomanno AdinolfiUn aspetto che mi appare interessante è l’utilizzo della paura della Morte come strumento di controllo delle masse per la creazione di un nuovo modello di società.
L’esorcizzazione della paura della Morte fu gestita sin dai popoli Indoeuropei come un passaggio naturale e obbligato per i guerrieri, per coloro che sacrificandosi per il proprio popolo accedevano alle sale degli Eroi e delle Divinità. Questa motivazione rendeva accettabile, e in qualche caso auspicabile la Morte, ma la stessa non era vissuta come qualcosa di tremendo, bensì come qualcosa di naturale e necessario per lo sviluppo della società.
Con l’avvento del cristianesimo la Morte verrà esorcizzata con la promessa di una vita futura, della resurrezione. Ma qui appare il primo mutamento epocale, la Morte diventa una cosa intima, personale legata ai comportamenti personali che devono rispondere ai comandamenti dati da Dio la cui trasgressione comporta pene severe.
Fu proprio la Chiesa Cattolica ad utilizzare per la prima volta nella storia la paura della Morte per controllare le masse. Un esempio è il Malleus Maleficarum ove vengono codificati gli strumenti di tortura da utilizzare contro streghe e stregoni che minacciano la “salute pubblica” portando malattie, morte e distruzione.
Oggi assistiamo al medesimo tentativo, con l’alibi della creazione della società perfetta, ove tutti sono sani ed eguali, la paura della Morte è diventata lo strumento che giorno dopo giorno assopisce le anime; si tenta di imporre la società perfetta ove l’Uomo è relegato nella realtà virtuale ed assoggettato a delle regole, non liberticide, ma fatte unicamente per proteggerlo. Hanno coniugato paure ancestrali con i metodi di Pavlov, innescando un meccanismo di risposta automatica allo stimolo, ove si rinuncia ad essere Uomini per diventare sterili e sani esseri.
Alcune esplicite visioni presenti in alcune sceneggiature di film citate nell’intervista che invitano al “sesso virtuale” in alternativa all’atto sessuale fra un uomo e una donna appaiono aberranti e la sostanziale indifferenza / accettazione generale dimostrano quanto sia pernicioso questo disegno teso a creare una massa di automi dediti solo al lavoro.
Per questo mai come oggi è necessaria una “flottiglia di anime”.
Luca Boniardi