Prima pagina
Il Futurismo, infatti, risulta al centro di un intricato gioco di sinergie, che ne fanno uno degli eventi più determinanti e significativi della nostra epoca. Purtroppo é stato spesso vittima di malintesi, di incomprensioni, di un’attenzione superficiale ed affrettata, di banali e deformanti schematizzazioni manualistiche, cui é sfuggita tutta la feconda e illuminante vitalità creativa. Il Futurismo è un’esperienza fondamentale nell’evoluzione delle arti, della fantasia e della libera ed immediata creatività dell’artista, aldilà di percorsi espressivi precostituiti oramai superati. Inoltre ha determinato, finalmente, un maggior dinamismo nella comunicazione, un’attualizzazione tematica e formale, perfettamente in sintonia con i tempi moderni, rendendo possibile quel necessario salto qualitativo, decisivo per avventurarsi nelle sorprendenti e drammatiche contraddizioni dell’era tecnologica. La rottura, spesso violenta ed eccessiva, predicata dal Futurismo, contro qualsiasi tradizione, é stata la naturale e logica reazione al culto, altrettanto esagerato per il nostro passato, senza dubbio glorioso e memorabile, ma spesso estraneo alla sensibilità moderna e incapace di rinnovarsi. Come vedremo, questo atteggiamento polemico verso il passato si rivelerà, in molti casi, una semplice posa ribellistica, becera, scapigliata, che nasconde, in realtà, una certa dipendenza dalla tradizione. Così pure non dobbiamo dimenticare che il cosmo futurista non si limita alla personalità del suo fondatore, Filippo Tommaso Marinetti, ma coinvolge numerosi e diversi artisti, molti dei quali meriterebbero un discorso particolare, tanto é originale la loro indole. Insomma in una lettura del Futurismo é importante evitare eccessive semplificazioni manichee, per avere , testi e documenti alla mano, una piena coscienza della labirintica dialettica intercorrente tra eredità del passato e istanze avveniristiche, tra politica, cultura militante e ideali.
Nascita
Ufficialmente il Futurismo nasce il 20 Febbraio del 1909, data della pubblicazione del manifesto di fondazione sul Figaro, famoso quotidiano parigino, conosciuto in tutta Europa, persino in Russia, dove il francese é lingua colta. Scegliere questa testata é manovra strategica azzeccata, che permette al testo ideologico e poetico di essere rapidamente ed efficacemente divulgato per il continente destando scalpore e suscitando dibattiti, idonei per diffondere lo spirito innovatore del primo consistente movimento d’avanguardia. Il manifesto del Futurismo é un inno alla vitalità aggressiva tipica del nostro secolo: celebra l’amore del pericolo, l’energia atletica e meccanica, la temerità, il coraggio, l’audacia, la ribellione, sintetizzati nelle immagini del salto mortale, dello schiaffo, del pugno. I futuristi saranno i cantori di una nuova bellezza tutta moderna: la velocità. Sì, proprio la velocità dei nostri giorni e delle nostre città, la velocità d’automobili, aerei, velodromi, ippodromi, la velocità di proiettili, missili, del telegrafo, dei processi psichici e percettivi e poi la simultaneità, cioè la consistenza di più fenomeni contemporaneamente, la compenetrazione di più dimensioni esperienziali, giochi di sovrimpressioni, la nascita, insomma di una sensibilità cinematografica, tutta moderna. L’artista futurista si deve prodigare senza misura nella realizzazione della propria opera con una dedizione titanica e demiurgica, per esaltare oltre all’aggressiva onnipotenza della divina velocità tecnologica, anche la bellezza della lotta, della conquista, della guerra, sola igiene del mondo, occasione per l’artista militante di dare prova del proprio spavaldo eroismo e per sfogare tutto il - suo malessere esistenziale, per evadere da quello stato di frustrante inutilità, che affligge l‘intellettuale mondano della Belle Époque. Inoltre si raccomanda vivamente al genio futurista il disprezzo per la donna; precisiamo, quella snob, sentimentale, ricercata, delicata, intellettualoide, salottiera, romantica, materna, voluttuosa, viziosa, tisica, la donna vagheggiata dai poeti d’ottocento, dai D’Annunzio, dai Guido Da Verona, dai Crepuscolari come Guido Gozzano, donne come Sibilla Aleramo o Amalia Guglielminetti.
Il disprezzo per la donna é giustificato, oltre che dall’avversione verso ogni forma di svenevolezza e di romanticheria, anche dal fatto che la donna è artefice di vita e tutrice della famiglia e del matrimonio, istituzioni odiose ai futuristi, che, animati da spirito anarchico e nichilista, avversano i valori e le consuetudini del mondo benpensante e borghese.
L'ostilità al vecchio mondo, Marinetti
A livello letterario ed artistico, i futuristi sono ostili alle accademie, al culto passatista, alla letteratura ufficiale, alla tradizione umanistica e classica.
Vorrebbero distruggere musei, biblioteche, archivi, università e tutti i luoghi di conservazione e custodia dei sacrosanti capolavori del passato. Per loro urge una tabula rasa che rinnovi la cultura in nome della modernità, del progresso tecnocratico, della modernolatria, per usare un’espressione di conio futurista.
Questo manifesto rivoluzionario é a firma di Filippo Tommaso Marinetti, originale, bizzarra, vulcanica figura di dandy, di poeta decadente e mondano. Nato ad Alessandria d’Egitto da genitori italiani benestanti, viene educato da gesuiti francesi, ma pur apprezzando ed assimilando gli ultimi ritrovati della letteratura di Francia (Naturalismo e Simbolismo) cresce con una forte passione patriottica ed il desiderio di ritornare in Italia.
Terminati gli studi liceali, intraprende quelli universitari in giurisprudenza alla Sorbonne per poi completarli a Pavia e a Genova.
A questo punto Marinetti grazie all’ingente patrimonio ereditato dal padre Marinetti può permettersi di vivere di rendita a Milano dedito interamente alla poesia, allo sviluppo ed alla divulgazione del movimento, come editore, finanziatore. pubblicista, conferenziere, oltre che come l’incarnazione più coerente e sentita degli ideali professati: in nome del suo Futurismo e dell’italianità parteciperà in veste di combattente ed anche corrispondente ai vari conflitti che hanno travagliato i primi decenni del nostro secolo.
Manifesto futurista
Ma torniamo al famigerato manifesto futurista, dal programma assatanato e disfattista, che, a dire il vero di nuovo ha ben poco: in quel culto mistico per la macchina e la modernità v’è l’influsso di alcuni romanzieri “fantascientifici” ed utopisti come Verne e Wells, di poeti come il Carducci de L’Inno a Satana, il poeta fiammingo simbolista Emile Verhaeren, l’americano Whitman, inventore tra l’altro del verso libero, che attraverso i versoliberisti francesi del tardo Romanticismo, verrà abbondantemente e polemicamente impiegato dai futuristi in opposizione alla metrica tradizionale, già messa in crisi dalle esigenze espressive e musicali della poesia decadente, animata da un vivace e raffinato sperimentalismo: pensiamo all’arte dell’onomatopea e agli inserti linguistici di Pascoli , al impressionismo debussyniano di D’Annunzio, al gusto alessandrino ed ellenistico della metrica barbara, rilanciata da Carducci, che impone ai versi ritmi più ricchi, variati, solenni e un’estensione maggiore del nostro endecasillabo.
Le metropoli, le invenzioni della tecnica e le scoperte scientifiche in molti poeti dell’ultimo Ottocento e del primo Novecento hanno tutto il fascino di antichi miti, si guarda a loro con timore e meraviglia, con entusiasmo utopistico ed illuministico e con angoscia romantica ed apocalittica: le città sono gli inferni e i paradisi della modernità, i templi del progresso, ma anche della dannazione e della perversione, i luoghi del traumatico ed alienante distacco dalla natura.
Che fare? Quale il destino dell’umanità padrona e schiava delle macchine, demoni e divinità dei tempi moderni?.
Audacia e insicurezza inquietano le generazioni di quegli anni, ma non solo.
Il Positivismo ha messo sugli altari la scienza e la tecnica, diffondendo un cultura materialistica che non soddisfa e provoca, come reazione, il sorgere di una sensibilità decadente, ossessionata dalla coscienza del mistero, su cui le scienze esatte non hanno potere, una sensibilità di matrice romantica, tesa a spiritualizzare e ad interiorizzare sensazioni ed impressioni, pervasa da un soggettivismo esasperato ed allucinato.
Si diffondono spiritismo, occultismo, pratiche religiose eterodosse, l’ascesi orientale e il consumo di stupefacenti.
Le fantasie degli artisti sono popolate da visioni, incubi, apparizioni deliranti, fantasmatiche astrali ed inconsce.
La malattia e la nevrastenia affinano la sensibilità aprendo i sensi alle dimensioni ambigue e labirintiche della psiche esasperata.
Il poeta é un veggente, un visionario, un nauta dell’ignoto, un rapsodo, un mago, un alchimista della parola, un profeta, il vate della nazione o della stirpe, il cantore dei moderni eroi e delle loro avveniristiche e pionieristiche imprese (cfr. l’inno a Chavez di Pascoli o la lode ” A un macchinista” di Adolfo de Bosis).
Il decorativismo liberty camuffa con i suoi leggiadri motivi e sfronzoli floreali, vegetali ed acquatici la brutale freddezza e il deprimente squallore dei moderni materiali edilizi ed urbani: acciaio e cemento.
La moderna borghesia capitalista, vuole darsi un tono e ammantarsi di una nuova raffinatezza soggetta quanto mai alle mode.
Il sistema produttivo moderno introduce nella mentalità collettiva categorie come l’urgenza insaziabile e frenetica di novità e di un continuo aggiornamento, la necessità di un’efficienza sempre crescente, il potere della velocità, il relativismo etico e gnoseologico.
La modernità del futurismo
E’ in questo humus di tendenze ed aspirazioni contraddittorie e complementari che emerge con prepotenza tutta moderna il Futurismo, prodotto del Decadentismo, a sua volta esasperazione e superamento del precedente Romanticismo, ma anche prodotto del Positivismo, versione moderna dell’illuminismo.
Notevole é, dunque, il contributo ed il peso dell’eredità ottocentesca, nonostante le pretese di originalità.
Il Futurismo per i suoi debiti verso la poesia francese parnassiana, e simbolista per certo suo disfattismo ed immoralismo, per il culto della morte, dell’autodistruzione, come autoimmolazione ad un ideale irraggiungibile, per la sua ubicazione geografica (Milano é la capitale del movimento) può essere collegato con la Scapigliatura lombarda.
Significativi nel pensiero futurista sono pure i debiti verso filosofi come Nietzsche con la sua teoria del Superuomo, titanico e prometeico, stoico e scettico, cinico ed audace conquistatore, dominatore di sé stesso, delle masse, artefice del proprio e dell’altrui destino.
Così pure é determinante l’influsso della filosofia vitalistica e spiritualistica di Bergson che vede l’universo creato da una suprema energia creatrice in espansione ed in evoluzione perenni.
Non mancano pensatori politici come l’anarchico Bakunin, Il socialista Sorel che caldeggiano la lotta armata per abbattere il potere costituito, e le conseguenze ideologiche della ricerca scientifica di un Darwin che parla di selezione naturale e lotta per la conquista di uno spazio vitale e Maltus che prospetta un pericoloso aumento demografico, scongiurabile con un massacro bellico.
Né si può tacere il contributo del filosofo americano James con il suo pragmatismo, per il quale un sistema filosofico vale nella misura in cui mi proietta nell’azione, nella prassi e mi aiuta a vivere affermandomi nel reale. Ma il Futurismo, come un figlio ingrato e ribelle, ingaggia un’aspra polemica con i movimenti culturali precursori: pur riconoscendo i meriti dell’Ottocento: le sue innovazioni ed anticipazioni sperimentalistiche, esso si propone al pubblico come l’unico autentico e consistente movimento d’avanguardia, il più vario ed il più organizzato, capace anche di fare politica di condizionare la storia civile, sociale, diplomatica e militare della nazione.
Il Futurismo, tuffandosi a capofitto nel marasma moderno, pretende d’intervenire in più settori della vita moderna come movimento globale e totalitario per lo svecchiamento della cultura in generale.
In effetti il Futurismo concentra, esaspera, sintetizza ed afferma valori e ambizioni di certa cultura faustiana ottocentesca, anticlericale, elitaria, superomistica, vitalistica, quasi per un disperato tentativo di sottrarsi ai pericoli del mondo moderno.
Morto Dio, l’uomo si dà alla modernolatria!
Non potendo sottrarsi allo “stupro” delle macchine, l’uomo vi si concede in una sorta di raptus mistico, si inabissa e si lascia fagocitare.
Futurismo e miti romantici
Insomma il Futurismo é un riproporsi in chiave moderna e avveniristica di certi miti romantici e decadenti, il più importante dei quali é la coincidenza, la simbiosi di arte e vita che produce la tendenza ad un certo panestetismo sempre più forte soprattutto negli anni del primo dopo guerra quando il Futurismo, rientrato un po’ nei ranghi e in parte espressione del regime fascista, cercherà di creare uno stile di vita quotidiano con manifesti sulla moda, l’abbigliamento, l’arredamento la cucina e i giocattoli.
Ma adesso vediamo più da vicino la poetica futurista, caratterizzata da un uso esasperato dell’analogia, figura retorica con la quale oggetti o fenomeni tra loro diversi vengono accostati e quasi identificati con audacia a dispetto del reale stato delle cose.
In pratica similitudini e paragoni vengono velocizzati e sintetizzati in rapide, guizzanti e acrobatiche metafore, in modo da esprimere con immediatezza il delirio lirico della materia.
Per esempio il mare é reso con il seguente flusso d’immagini: «merletti-smeraldi-freschezza-elasticità-abbandono mollezza»
La punteggiatura viene abolita perché impaccia, con le pause che comporta, il dinamismo delle parole, rapide come una sequenza d’immagini cinematografiche.
La sostituisce, invece, la serie di simboli matematici, un po’ in omaggio alle scienze esatte dell’era tecnologica, un po’ per quel gusto decorativistico che caratterizza questo periodo.
La sintassi viene, dunque stravolta, essenzializzata, semplificata, per una comunicazione sintetica, fotografica, istantanea, aggressiva e dirompente come la realtà stessa.
Si procederà quindi, alla sommaria eliminazione di congiunzioni, aggettivi e avverbi (questi ultimi perché rallentano la lettura e la percezione dell’evento descritto esigendo una pausa riflessiva), i verbi, invece non vanno più coniugati perché determinano una personalizzazione, che contraddice quello sforzo di annichilimento e di identificazione con la materia cui l’artista aspira.
Il verbo all’infinito esprime, quindi questo desiderio di de - soggettivizzazione. Marinetti in questa precisa scelta si rivela nemico dell’individualismo romantico.
Per quanto riguarda l’uso delle immagini queste vanno usate senza scrupoli, senza rispettare, cioè, gli ambiti semantici, anche a caso, se é necessario, con un certo automatismo, senza pensarci su troppo, perché la logica guasta in poesia. E’ il trionfo dell’immaginazione senza fili.
Inoltre bisogna imitare con vocalizzi, deformazioni delle parole, eccessi onomatopeici, i rumori e i suoni fenomenici.
Insomma parole in libertà e rumorismo a iosa in un aberrante, ridicola e grottesca mimesi del reale.
Bisogna anche cercare di amalgamare impressioni e percezioni esterne con quelle interiori e riprodurre verbalmente gli effetti del mondo esterno nella nostra coscienza. Si fanno anche esperimenti di poesia visiva: le parole vengono combinate a mo’ di disegni, in specie di composizioni grafiche che raffigurano temi cari al gusto futurista: battaglie, voli, scontri, paesaggi urbani, parodie di situazioni romantiche.
Marinetti e il marinettismo
Questo il programma tecnico, operativo, molto più audace e spregiudicato del semplice verso libero, primo passo da gigante per l’emancipazione espressiva e stilistica. Anche questo manifesto é a firma di Marinetti, ma stiamo attenti a non identificare il Futurismo con Marinetti.
Lui é l’ideatore, il modello, ma, come ha giustamente notato Papini, bisogna distinguere Futurismo da Marinettismo; in effetti Marinetti é il più scatenato del gruppo, il suo stile é baroccheggiante, turgido, vulcanico, così da essere quasi la versione futurista del rivale D’Annunzio: come l’Immaginifico é combattente, viveur, patriota, interventista, ispiratore del Fascismo, aviatore, oratore istrionico.
Il Marinettismo é, dunque il Futurismo personale di Marinetti, gli altri futuristi, invece, pur restando fedeli e amici del capo, s’avventurano per strade proprie, spesso più avvincenti e feconde.
A Firenze, città ben diversa dall’industrale Milano, i futuristi della rivista «Lacerba», pur condividendo il programma interventista e antiborghese di Marinetti, portano avanti un discorso alquanto polemico: contestano il mondo moderno preferendo la dolce campagna toscana alle metropoli tentacolari, diffidano della scienza, sono scettici e pessimisti, beffardi, beceri, satirici e sarcastici, rifiutano le aberrazioni linguistiche del paroliberismo, non vogliono togliere intelligibilità ai loro testi più pittoreschi, suggestivi, gustosi, sensati e problematici di quelli marinettiani. Per temi e soluzioni espressive si avvicinano agli espressionisti, ai Vociani, anticipando, da autentici toscanacci, schietti e sanguigni, “Strapaese”.
Sempre a Firenze finita l’esperienza di «Lacerba», inizia quella della rivista «Italia Futurista», su cui scrive la cosiddetta “pattuglia azzurra”, un gruppo di artisti eclettici, dediti all’occultismo e a pratiche teosofiche e antroposofiche.
La loro poetica é ricca, pertanto di ingredienti onirici, visionari, ermetici, surreali.
Spesso la loro fantasia é così bizzarra e demenziale da ricordare i coevi dadaisti, animati da uno spirito disfattista, tra espressionismo e surrealismo.
Ma questo tipo di Futurismo fatato, fantastico, amante dei paradossi e di situazioni assurde é collegabile pure con la pittura metafisica e il Realismo magico. Nei testi futuristi non mancano spunti o elementi del tanto detestato Crepuscolarismo: interni piccolo-borghesi, le piccole, buone cose di pessimo gusto, l’oggettistica d’antiquariato, malinconia e depressione, grigiore domestico e quotidiana monotonia, ambienti di periferia, fetidi e squallidi bordelli.
Come si era anticipato, “tutto fa brodo”: temi, motivi, situazioni circolano da una corrente artistica all’altra, le varie poetiche si diramano, si . intrecciano, si sovrappongono, vanno ricondotte a comuni matrici di dominio internazionale. Le varie arti si influenzano reciprocamente e spesso si confondono: la poesia cerca di emulare la musica con effetti sonori, melodici e rumoristici; la pittura con parole e lettere combinate graficamente in acrobatiche composizioni tipografiche. Il Futurismo contiene in sé motivi dei successivi movimenti d’avanguardia, alcuni dei quali sorti, paradossalmente in opposizione ad esso: Dadaismo, Surrealismo, Ermetismo. Spesso ragioni politiche ed ideologiche si fondono ad esigenze estetiche né mancano invidie. rivalità, contese personali a favorire secessioni.
E’ un clima di generale fermento, d’inquietudine, di insonne ricerca. di cui il Futurismo é insieme causa ed effetto.
Pensatori, scrittori e futurismo
Scrittori come Dos Passos, Joyce, Pound, Borges devono molto al Futurismo.
Ma certe conquiste dell’estetica futurista sono sollecitate da influssi del Cubismo, che per primo introduce il movimento nella rappresentazione con la differenza, però, che mentre in un dipinto cubista il movimento é presupposto da parte dell’osservatore (questo spiegherebbe la predilezione per le nature morte) in un quadro futurista é il soggetto che viene raffigurato in movimento.
La prospettiva cubista, il gusto per il collage sono frequenti in un pittore e scrittore che ha soggiornato parecchio a Parigi come Ardengo Soffici («Lacerba»), mentre spunti crepuscolari, metafisici, ludici, dadaisti, surreali sono ricorrenti nella poesia apparentemente infantile di Palazzeschi.
In Govoni troviamo una profusione d’immagini al limite del fiabesco.
Il milanese Paolo Buzzi, onesto impiegato in amministrazione comunale é capace di conciliare il patrimonio della lirica e dell’innologia tradizionale con lo sperimentalismo d’avanguardia: ha assimilato tutti i classici del Settecento e dell’Ottocento, é esperto di metrica, traduce i latini, risente molto di Manzoni e degli Scapigliati, conosce Simbolisti e Surrealisti e i con alle spalle una simile preparazione, celebra l’aviazione, le metropoli, i drammi e le personalità del nostro secolo con l’aristocratica disinvoltura dell’individualista.
Il tipo di poesia praticato da Buzzi è l’occasione di parlare del cosiddetto Secondo Futurismo (anni venti-quaranta), che vede un recupero della sintassi tradizionale, un dettato più intelligibile, un’attenuazione dello spirito polemico ed iconoclasta, una maggiore considerazione della nostra tradizione letteraria (Dante, Ariosto, Leopardi e Pascoli vengono visti come precursori del Futurismo).
Questo parziale “ritorno all’ordine dovuto al fatto che il movimento si sente investito di responsabilità culturali da parte del regime.
I futuristi vogliono partecipare alla politica del consenso, alla propaganda del partito, di cui in parte si sentono fautori, così nelle loro creazioni celebrano gli ideali atletici, marziali, spartani del Fascismo, le sue imprese coloniali, civili, aviatorie e sportive e il progresso produttivo e tecnologico (costruzione di dighe, ponti, strade e opere di bonifica), la poesia canta la laboriosa e moderna quotidianità di una nazione tenace, disciplinata civilizzatrice.
Sebbene questi testi non manchino di una loro suggestione e chiarezza espressiva i futuristi continuano ad essere bersaglio di polemiche da parte di ermetici, novecentisti, classicisti, passatisti e delle riviste fiorentine e milanesi che perseguono una sorta di personalismo lirico.
In effetti come il Futurismo ha condizionato gli stessi oppositori, così il fronte dei detrattori ha influenzato il paroliberismo disciplinandolo alquanto: così é possibile rintracciare echi della poesia pura e della prosa rondista.
Fare breccia, la vittoria del futurismo
Concluderei con un’azzeccata e convincente osservazione di Francesco Flora che definisce futurista tutta la letteratura contemporanea, essendo animata dalle stesse istanze del famigerato movimento: é che tutta l’atmosfera del primo Novecento e non solo é, bene o male, atmosfera futurista. Il Futurismo ha avuto senza dubbio dei difetti: certi obiettivi del programma sono eccessivi, se non biasimevoli.
Spesso il movimento é degenerato in retorica o in pura anarchia, incapace di un discorso costruttivo. Gli scritti del Futurismo oggi risultano noiosi e frastornanti per la loro sfrenata verbosità, però certe esagerazioni sono state veramente necessarie per fare breccia nel muro oberante e soffocante di un certo fanatico e pedante tradizionalismo.