"Quando il nemico ti ha portato a combatterlo con le armi da lui scelte, a usare il linguaggio che lui ha inventato, a farti cercare soluzioni tra le regole che lui ha imposto, hai già perso tutte le battaglie, compresa quella che avrebbe potuto vincerlo"
In questa frase tratta da "L'arte della guerra", si possono riassumere questi tempi in cui viviamo, con opposizioni istituzionali da operetta in nome del politicamente corretto. Con la contrapposizione novax-provax che non fa altro che rafforzare i cosiddetti "padroni del vapore". Con il rapporto perverso che la gente ha con i social dove tutti diventano "esperti" su qualsiasi argomento ed ovviamente dalla parte della "ragione". Con punti di riferimento a dir poco discutibili, dalla Fallaci a Fusaro, personaggi pubblici che hanno fatto, e fanno, parte dell'establishment culturale legittimato dal carrozzone del pensiero unico, eccetera, eccetera. Fino ad arrivare alla questione del famigerato green pass, che se da un lato è giusto contrastare in quanto nega di fatto il diritto al lavoro, ha portato il discorso sulla difesa di quella "costituzione più bella del mondo" simbolo di politicanti e radical chic che ci hanno trascinato in questo mondo che gira sempre più alla rovescia, per arrivare, poi, ad una farsa sempre destinata a rafforzare quelle "istituzioni" che stanno continuando a fare il bello ed il cattivo tempo. Il costo della vita continua ad aumentare, con la connivenza di partiti e sindacati, quegli stessi che invece di pensare al lavoro pensano ad "antifascismo & campagne elettorali": la crisi economica continua e la ripresa sul fronte del lavoro non si vede nemmeno lontanamente. Stanno distruggendo quel poco che restava della giustizia sociale, mentre insistono con quel reddito di cittadinanza che dovrebbe risultare come loro stipendio, e non come una soluzione "a tutti i mali".
Nelle parole tratte da "Il mio paese mi fa male", la conclusione di questo pensiero, pensando ai tempi in cui stiamo vivendo
".....
Il mio Paese mi fa male in questi tempi, anni, per i giuramenti non mantenuti, per il suo abbandono e per il destino, e per il grave fardello che grava i suoi passi.
Il mio Paese mi fa male per i suoi doppi giochi, per l'oceano aperto ai neri vascelli carichi, per i suoi marinai morti per placare gli dei, per i suoi legnami troncati da una forbice troppo lieve.
Il mio Paese mi fa male per tutti i suoi esilii, per le sue prigioni troppo piene, per i suoi giovani morti, per i suoi prigionieri ammassati dietro il filo spinato, e tutti quelli che sono lontani e dispersi.
Il mio Paese mi fa male con le sue città in fiamme, male contro i nemici e male con gli alleati, il mio Paese mi fa male con tutta la sua giovinezza sotto bandiere straniere, gettata ai quattro venti, perdendo il suo giovane sangue in rispetto al giuramento tradito di coloro che lo avevano fatto.
Il mio Paese mi fa male con le sue fosse scavate, con i suoi fucili puntati alle reni dei fratelli, e per coloro che contano fra le dita spregevoli,
il prezzo dei rinnegati piuttosto che una più equa ricompensa.
Il mio Paese mi fa male per la sua falsità da schiavi, con i suoi carnefici di ieri e con quelli di oggi, mi fa male col sangue che scorre, il mio Paese mi fa male.
Quando riuscirà a guarire?"