-INTRODUZIONE-
Questo piccolo scritto non è una approfondita analisi del capitalismo dall’origine ai giorni nostri di questo fenomeno, ma è semplicemente un testo che ci può servire come spunto per capire i limiti e i problemi di questo sistema. Farò uso di frasi semplici e utilizzerò termini semplici, perché tutti possiamo essere in grado di leggerlo.
Non mi dilungherò eccessivamente, sarò rapido e arriverò al dunque.
-PARTE I-
Un tempo non molto lontano, i “forti” borghesi del 1800 avevano dato avvio ad un fenomeno, un sistema che si basava solamente sull’economia, sul denaro, sui commerci: il capitalismo. Il liberalismo (movimento politico borghese) entrò nella sua prima crisi dopo solo poche decine di anni di vita, con la crisi economica del 1846/47. Il liberale Guizot, primo ministro del regno di Francia e del re Luigi Filippo, al motto “arricchitevi” spinge sull’acceleratore per invogliare gli alto borghesi, reali padroni della Francia e della Europa occidentale, a investire e a risollevarsi. I soprusi del governo e quindi dei borghesi fecero scatenare una rivoluzione spontanea proletaria, che travolse Guizot e il suo re. L’inefficenza dei partiti proletari, il fallimento di alcune utopistiche idee, gettarono le basi per la rinascita napoleonica della Francia con il presidente e poi imperatore Napoleone III. L’embrionale capitalismo dimostrò subito i suoi limiti (in euguale modo i partiti proletari fallirono, i due sistemi caddero nello stesso periodo). Un governo borghese (o come diremmo oggi imprenditoriale) rappresenta di fatto un’ingiustizia: perché dei beni pochi ne possono usufruire? Perché escludere dal palcoscenico politico i lavoratori e i medio borghesi, discriminandoli in basse alla ricchezza? Un governo che rappresenta gli interessi di pochi è di per se stesso inutile; la politica deve essere al servizio del Popolo e non il contrario (Seneca: il potere al servizio del popolo e non il popolo al servizio del potere), con popolo deve essere inteso la sua totalità, in quanto il popolo lo si stabilisce in base alla cultura e alla tradizione, quindi nobili, borghesi e proletari sono il Popolo (per i comunisti e per Marx il popolo è composto solo da operai,contadini proletari dimostrando in questa valutazione una dannosa superficialità). Il ricco e il povero hanno gli stessi diritti e doveri, anzi deve essere il ricco a porgere una mano allo Stato e alla collettività nei giusti limiti.
-PARTE II -
In Paesi capitalisti estremi, come gli USA, i poveri non godono di assistenza sanitaria gratuita e i minimi servizi d’assistenza pubblici sono inefficienti. Il capitalismo porta emarginazione, il denaro è il Tutto è l’unica cosa che conta e sulla quale si basa tutta la società. Nell’Italia guidata dai partiti liberali di sinistra e destra ci sono sette milioni di poveri; l’Italia “democratica” che corre verso il capitalismo si dimentica degli italiani che vivono nei cartoni, che mendicano per le strade delle nostre città cosmopolite, libere, ma piene di immigrati, sporcizia, delinquenza. Ma le vetrine dei negozi sono piene degli ultimi gridi della moda però i poveri, i disoccupati ci sono. Il capitalismo ci porta via la solidarietà per il nostro connazionale meno fortunato tradito da un sistema che non riesce a dare lavoro, un sistema in crisi. Il capitale ci rende razzisti, ma il razzismo che ci crea è assurdo, inconcepibile ci porta ad odiare i nostri compatrioti. Marx nel suo Il Capitale descrive i primi passi del liberalismo, prima nel Manifesto assieme al suo collega Engels critica la società borghese, appoggia idee rivoluzionarie (e non pacifiche e di libertà come ancora qualcuno crede), ma le profezie di Marx non possono pensare la nascita del Fascismo primo compromesso storico unica politica attuabile. Uno dei più grandi danni, a livello economico, che provoca una economia libera (capitalistica) e la formazione di monopoli con la conseguente scomparsa della piccola e media attività. Un problema vecchio e mai risolto, una piaga che affliggeva l’Impero Romano e che in pochi se ne accorsero. I fratelli Gracchi capirono il danno che i latifondisti producevano a livello economico e sociale distruggendo la piccola proprietà, ma il sento e gli aristocratici gli eliminarono entrambi; Cesare ci provò, ma tutti sanno come andò a finire.
In Giappone oggi, a causa del mercato libero, si sono formati otto gruppi industriali e finanziari (Keiretsu) che da soli controllano lo Stato economicamente e politicamente, in pochi controllano il destino di tanti. Il medioevo era afflitto dal feudalesimo, il II millennio d.C. sarà afflitto da un nuovo feudalesimo: non più nobili, ma industriali, non più proprietà agricole ma industrie, borse, banche; non lavoriamo per la nostra Nazione ma per le tasche degli industriali (il corporativismo e la socializzazione risolverebbero il problema, padroni e operai uniti per un unico scopo il benessere personale e collettivo, l’inefficienza dei nostri sindacati è evidente, spesso collusi). Molti industriali sono del tutto indifferenti ai problemi sociali del Paese, i loro sono i soli interessi che contano, ma tutti dobbiamo lavorare anche per il benessere supremo della Nazione La proprietà privata è un diritto e un dovere in quanto serve al benessere generale dello Stato, una società comunista c’è la toglie, l’economia comunista di fatto ne risulta stagnante (dovuto anche alla totale statalizzazione delle aziende), così come il capitale ci sfrutta, anzi sfrutta il nostro sudore e il nostro lavoro.
-PARTE III –
La globalizzazione è figlia del capitalismo, nasce e si sviluppa parallelamente con le grandi multinazionali. La possiamo per comodità dividere in tre sottogruppi
GLOBALIZZAZIONE ECONOMICA
Le grandi multinazionali per ridurre i costi ed evitare leggi scomode, apre e trasferisce sedi nei Paesi del III mondo. Una giusta politica in questo senso potrebbe aiutare gli Stati poveri, ma quella che vediamo oggi è un crimine: la manodopera viene brutalmente sfruttata, la disoccupazione nei Paesi ricchi aumenta perché spariscono le grandi aziende nazionali. Le multinazionali per mantenere ed estendere il loro impero dichiarano guerra (quelle americane sono le prime ad agire in questa maniera), impongono dittatori fantocci( per di più si tratto di uomini brutali e ignoranti) in difesa dei loro privilegi. Il capitalismo entra in Africa corrompendo presidenti, generali e ministri, il mercato libero genera nel continente nero povertà dovuta alla inefficienza delle istituzioni e come già detto, alla corruzione .
GLOBALIZZAZIONE POLITICA
Collegata in modo inevitabile a quella economica, potenze occidentali impongono personaggi politici, questo è un vero sistema a delinquere, il tutto avviene sotto i nostro occhi mascherato da democrazia e progresso.
GLOBALIZZAZIONE CULTURALE
Se la globalizzazione economica moderata può portare benessere, la mondializzazione culturale è quanto di più meschino esista. La cultura dominante, quella anglo-americana, si infila giorno per giorno nella nostra vita. Un grande esempio di globalizzazione culturale e non solo è data dall’ Unione Europea, che ha come lingua ufficiale l’inglese. Bisogna subito notare che l’Europa è un continente compressissimo, nel Vecchio Mondo convivono popoli con culture, religioni, tradizioni molto differenti. Spesso ci sono storiche rivalità tra uno stato ed un altro, la situazione è talmente complicata che non si può e non si deve risolvere con l’imposizione di un'unica cultura che distrugge la nostra millenaria cultura che è diversa da quella dei popoli nordici a quella dei popoli slavi, noi siamo un popolo, siamo il popolo figlio dell’Italia e gli unici veri eredi del mondo Romano. Distruggere le culture nazionali, ovvero distruggere ciò che è nostro e solo nostro è un orrendo delitto, getteremo nel fuoco secoli di cultura e tradizioni, ciò significherebbe distruggerci, annullarci, ci tolgono “l’anima”. La nostra lingua nazionale viene torturata e uccisa ogni giorno, senza tradizioni lingua, cultura e territorio non si è popolo se non si è popolo si diventa tutti schiavi dello stesso sistema ideato, progettato da stranieri, da sconosciuti.
CONCLUSIONE
Il testo , come detto nell’introduzione, non è uno studio preciso, ma è un punto di partenza e non di arrivo. Il nostro NO all’egoistica capitalismo ( egoista in quanto gli interessi personali precedono quelli Nazionali) va meglio motivato, studi, saggi più approfonditi ci porteranno alla verità, io ho voluto lanciare delle idee, voglio aprire gli occhi a chi gli ha chiusi. Il mio piccolo testo e aperto ai giovani adolescenti per invogliarli a capire ad andare più a fondo nella verità, la storia ci ha dato ragione contro il comunismo, la fine del capitalismo forse non è prossima, ma ogni impero ha un inizio, un apogeo e una fine. La battaglia in difesa della nazionalità e dei popoli e lunga e impervia, molti popoli vengono schiacciati con le armi (palestinese, tibetano ecc) altri vengono colonizzati con mezzi più difficilmente individuabili (nel nostro caso e in quello che riguarda tutta l’Europa). Sempre e solo orgogliosi di essere italiani, combattenti per un intramontabile sogno, un ideale immortale che ha resistito alle bombe del capitalismo, all’indottrinamento demo-comunista di cui tutti siamo stati vittima a scuola. Oggi più che mai che i crimini liberali emergono così come stanno emergendo quelli comunisti l’ideologia nazional-popolare si presenta come l’unica la più vera, la più giusta.
IN ALTO I NOSTRI CUORI,
LA STORIA CI DARA' RAGIONE
Federico Depetris