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TESTO TEATRALE

PADRE RE

con la voce al di là di mille anni
Eschilo
da Agamennone, Orestea, Eschilo


QUARTO EPISODIO PRIMO ATTO


Clitennestra. (Clik cc license)Clitemnestra
Entra anche tu,ehi! Dico a te, Cassandra, con molti altri servi, partecipa anche tu nella reggia dell'acqua lustrale, vicino all'altare che custodisce i nostri beni. Scendi dal carro, deponi la superbia! Anche Eracle una volta fu venduto e costretto a vicere col pane degli schiavi. Se ti è toccato questo destino, è una fortuna trovar padroni d'antica ricchezza. Solo chi ha mietuto ricca, improvvisa non sperata messe è spietato verso i servi, ma tu con noi avrai i riguardi dovuti.

Cotrifeo
(a Cassandra che è rimasta assorta)
E' terninato il suo discorso rivolto a te. Presa come sei dalle reti del destino, ubbidisci se devi ubbidire.
Clitemnestra
Se la sua barbara voce non è incomprensibile come quella di una rondine, cercherò di persuadarla.
Corifeo
Seguila, parla, è il meglio che tu possa fare
Clitemnestra
Certo non ho tempo da perdere sull'uscio, nel cuore della casa, presso il focolare, le vittime stanno attendendo il coltello: non speravo pių di preovare tale gioia. Se vuoi partecipare a questi riti, non tardare. Se non intendi la mia lingua, invece che con la voce, esprimiti con la mano.
Corifeo
La straniera ha bisogno di un interprete chiaro. Sembra una fiera catturata da poco
Clitemnestra
E' pazza e si abbandona alla mente sconvolta. Ha lasciato la sua città appena occupata e piena di rancore non si rassegna a soffrire il morso.
Corifeo
Ma io non mi gonfierò d'ira, ho troppa pietà, vieni infelica, piegati al giogo che il destino t'impone.
Cassandra
Ahi, ahimè terra
Apollo Apollo
Corifeo
Perché invochi il dio che non soccorre chi si lamenta
Cassandra

Ahi Terra
Apollo Apollo
Corifeo
Il Lossia non aiuta quelli che gemono
Cassandra
Apollo, dio delle strade, mia guida e rovina, ecco mi perdi
Coerifeo
Sembra predire i suoi mali, l'ispirazione divina rimane anche nell'animo sottomesso
Cassandra
Apollo, dio delle strade, mia gioia e rovina, dove mi hai condotto? In quale casa?
Corifeo
In quella degli atridi, credi, non ti inganno
Cassandra
A una casa odiata dai numi, a una casa che conosce tante stragi, un fratello, teste mozzate, a un mattatoio d'uomini, a un suolo inondato di sangue
Coro
Ha fiuto la straniera - come una cagna segue una traccia che la condurrà in mezzo al sangue
Cassandra
Mi convincono infatti queste prove, i bimbi sgozzati che piangono, la carni cotte che un padre divora
Coro
La tua fama profetica ci è nota, ma ora, non andiamo in cerca di indovini
Cassandra
Oh, ohimè, cosa sta preparando? Qual è questo nuovo immane dolore che si prepara in questa casa, e il soccorso è lontano
Coro
Non comprendo queste profezie, lr altre che tutti ci narrano mi sono note
Cassandra
Ah, sciagurata, perché fai questo? Tuo marito...mentre lo lavi nel bagno, come dirne la fine? Una mano dopo l'altra s'abbatte a colpire
Coro
Ora non capisco pių nulla. Questi enigmi mi lasciano confuso
Cassandra
Ah, ahimè, cosa m'appare? Una rete nell'Ade? No, la moglie è una rete, è un laccio complice di morte
Coro
Sul mio cuore s'abbatte un fiotto giallo di bile, come ai trafitti di lancia fluisce con gli ultimi raggi di vita, poi subito giunge alla morte
Cassandra
Ahi, tieni lontano il toro dalla giovenca. Nel viluppo dei veli gli afferra le nere corna, e colpisce. Lui s'affloscia nella vasca colma d'acqua. Questa la storia di una conca d'inganni mortali
Coro
Non sono acuto conoscitore di oracoli, ma comprendo che questi alludono a una sciagura
Cassandra
Infelice destino di sventure. Nel mio grido verso il mio dolore con il suo. Mi hai condotto qui per morire con te? Per che altro?
Coro
Il dio ti trascina in delirio a cantare su te stesa il dolore, come un usignolo chiaravoce insaziabile di gemiti. Iti, Iti
Cassandra
Ahi, lascia la sorte dell'usignolo. Gli dei lo rivestirono d'un corpo alato, se non gemesse, avrebbe dolce la vita. Ma mi attende lo spacco di una lama a due tagli
Coro
Da dove derivi le cupe parole che segnano la via delle tue profezie?
Cassandra
Nozze, nozze di Paride, sfacelo della famiglia, onda del mio fiume, sulle tue rive, infelice, crescevo, ora attorno al cocito e sulle spiagge d'Acheronte disperderò i miei presagi
Coro
Sono troppo chiare queste parole, anche un bambino le capirebbe
Cassandra
Oh, sciagure, pene della città scomparsa. Oh, buoi che il padre traeva dai pascoli a morire nei sacrifici per salvare le torri. Nessun rimedio fornirono alla città e anch'io con la mente in fiamme, presto al suolo cadrò
Coro
Questi gemiti s'intonano con i precedenti; un demone, piombato su te con tutto il suo peso, ti spinge a cantare una morte, ma io mi perdo a cercarne la fine
Cassandra
Ora l'oracolo non guarderà pių da sotto i veli come una giovane sposa, ma sfolgorante soffierà verso il sole chye sorge, e come onda solleverà verso i suoi raggi una sciagura ancora pių orrenda di questa. Basta con gli enigmi. Testimoniate che il mio naso nella corsa segue esattamente la traccia degli antichi misfatti. Un coro che canta concorde l'inno della colpa iniziale non abbandona mai questa casa.
Coro
Mi meraviglio che tu, nata e cresciuta oltre mare, cogli il vero, come se avessi visto con i tuoi occhi
Cassandra
Apollo indovino mi concesse il privilegio
Coro
Che? Il dio fu colpito d'amore?
Cassandra
Prima d'ora avevo vergogna a parlarne
Coro
Si è pių orgogliosi, è vero, nella felicità
Cassandra
Lotto per avermi, ardendo di voglia
Coro
Anche voi giungeste a procreare dei figli?
Cassandra
L'avevo promesso, ma poi lo ingannai
Coro
Già eri posseduta da queste arti divine?
Cassandra
Predicevo ai miei concittadini i loro mali
Coro
Ma come sei riuscita a sottrarti all'ira del Lossia?
Cassandra
Non mi credette pių nessuno da che lo ingannaiCassandra. (Clik cc license)
Coro
Eppure noi prestiamo fede a quanto dici
Cassandra
Ah, ahimè. Di nuovo il furore profetico turbina, di nuovo m'affanna la vertigine. Li vedete, cari fanciulli seduti nel palazzo, come larve di sogni? Sembrano figli sgozzati dai genitori, hanno le mani piene di carne, pasto della loro casa, chiari, portano un carico raccapricciante di visceri che un padre ha gustato. Di questo qualcuno sta meditando vendetta, un leone smidollato che si avvoltola in casa nel letto contro il padrone che torna, il mio padrone di cui porto il giogo servile. Condottiero di navi, vincitore di Troia, lui non sa cosa prepara la lingua di una cagna schifosa, mentre tra le moine dei rallegramenti, tanto osa. E' femmina assassina dell'uomo.
Coro
Con un brivido ho udito rievocare il banchetto di Tieste con le carni dei suoi figli. E la verità spietata senza artifici m'invade di terrore. Ma per il resto, uscito di pista, annaspo all'udirlo
Cassandra
Vedrai morto Agamennone
Coro
Chiudi la bocca. Taci sciagurata
Cassandra
Nessun medico guarisce ciò che ho detto
Coro
No certo se accadrà. Ma non accadrà mai
Cassandra
Fai pure voti: intanto gli altri uccidono
Coro
Chi è l'uomo che compie questo lutto?
Cassandra
Mi fraintendi?
Coro
Non comprendo chi compirà quest'opera
Cassandra
Eppure conosco la parlate ellenica
Coro
Anche gli oracoli sono incomprensibili
Cassandra
Ahi, ahimé, il fuoco mi assale, Apollo licio, ahimé. Si, si, la leonessa bipede che giacque con il lupo nell'assenza del nobile leone mi ucciderà. Nel veleno che prepara mescola al suo rancore la mia ricompensa e arrota il coltello contro il marito che mi ha condotto qui. Perché porto ancora le bende profetiche? Vi strapperò prima che muoia. Guarda, è Apollo stesso che mi spoglia dei paramenti profetici,, lui che mi contemplava in questi stessi ornamenti. Quante volte schernita ugualmente dai miei acri e dai nemici. "Vagabonda" sopportai d'essere chiamata, miserabile, mendicante, affamata. Ora proprio chi mi fece profeta mi conduce a morte. In luogo dell'altare nella mia patria, un ceppo aspetta di intiepidirsi col mio sangue. Ma non morirò senza vendetta. Un altro verrà a chieder conto del padre ammazzato. Esule, fuori da questa terra metterà fine ai dolori dei suoi. Lo giderà la preghiera di un padre assassinato. Perché dunque indugio e mi commuovo? Se prima contemplai Troia trattata come la trattarono, ora assisto alla fine dei suoi distruttori. Morirò, sopporterò di morire. Ora io saluto queste porte, porte dell' Ade e prego in sorte un colpo ben assestato che senza sussulti, mentre il sangue defluirà verso una morte dolce, mi chiuda gli occhi.
Coro
Donna infelice e sapiente, hai parlato a lungo. Ma se vedi la morte nel tuo destino, perché vai verso l'altare, tranquilla come una giovenca?
Cassandra
Non v'è scampo, è finito il mio tempo
Coro
Gli attimi estremi sono i pių cari
Cassandra
E' arrivato l'ultimo giorno, non posso fuggire
Coro
E' forte il tuo cuore
Cassandra
Tutti elogi che i fortunati non sentono
Coro Eppure l'uomo aspira ad una bella morte
Cassandra
Padre, Padre, Fratelli!
Coro
Che c'è. quale paura ti respinge indietro?
Cassandra
Oh, Oh!
Coro
Perché questo grido d'orrore? Perché si adombra l'anima?
Cassandra
Spira strage la reggia, la casa stilla sangue
Coro
Che dici? E' l'odore delle vittime bruciate sul focolare
Cassandra
No, l'alito che sale è quello di un sepolcro.
Coro
Non è certo profumo assiro di reggia
Cassandra
Si, entrerò nella reggia, piangendo la morte mia e di Agamennone. La vita è finita. Stranieri per paura non riempirò di lamenti la casa, come un uccello spaurito inonda il cespuglio entro cui muore. Ma quando sarò scomparsa, quando una donna morirà per me donna e un uomo sarà ucciso per un uomo, siate miei testimoni. Dal varco della morte vi chiedo questo dono ospitale
Coro
Infelice, ho pietà della sorte che ti predici
Cassandra
Ancora una parola senza lamenti. E' per invocare il sole, davanti a quest'ultima luce i miei vendicatori facciano scontare ai miei assassini il facile colpo di mano contro una povera schiava. Umane vicende quando le cose vanno bene somigliano a un'ombra, quando vanno male, un colpo di spugna cancella il disegno. E questo pių di tutti mi commuove. (scompare nel palazzo)

(entrano contemporaneamente Amleto e la regina mentre Elektra sale sulla tomba-altare)
Gertrude
Spogliati, Amleto, di questo colore notturno e guarda con occhio amico il re di Danimarca. Non cercar pių a occhi bassi nella polvere tuo padre. E' una legge comune, chi vive deve morire, deve attraversare la natura per raggiungere l'eternità.
Amleto
Si signora, lo so; tocca a tutti
Gertrude
E perché dunque ti sembra una cosa tua particolare?
Amleto interroga il teschio. (Clik cc license)Amleto
Sembra, signora; anzi è: non conosco sembra. Non è solo il mio mantello tinto di inchiostro, nè le mie solite vesti di un colore solenne, nè i rotti e profondi sospiri, e neppure il fiume che scorre dagli occhi e la disfatta espressione del volto, insieme con tutte le forme, i modi e gli aspetti della sofferenza, non solo tutto ciò può veramente rappresentarmi. Queste si sono cose che sembrano, perché si possono recitare. Ma io ho qui dentro qualcosa che va al di là di ogni mostra: il resto non è che l'ornamento e il vestito del dolore. (la regina esce, Amleto resta in scena; si incastrano i monologhi di Amleto ed Elektra)
(registratore) : SPETTRO The glowworm shows the matin to be near And'gins to pale his uneffectual fire. Adieu, adieu, adieu, remember me.
Amleto
Il fuoco della lucciola si fa pių scialbo, l'alba è prossima. Adieu, adieu, adieu, remember me
O mio cuore abbi forza
Elektra
Sola! Sola al mondo
Amleto
E voi miei nervi non invecchiate di colpo ma tenetemi saldo
Elektra
Ho perduto il padre inghiottito dalla terra, padre dove sei?
Amleto
Ricordarti? Oh, si povero spirito, finché esisterà la memoria in questo globo demente
Elektra
Ti mancano le forza per condurre a me la tua immagine?
Amleto
Ricordarti?
Elektra
E' l'ora, la nostra ora, l'ora in cui tua moglie ti ha ucciso e chi con lei ora dorme nel medesimo letto
Amleto
Ma io cancellerò dalla tavola della mente i ricordi sciocchi, le parole dei libri, tutte le forme, tutte le impressioni, tutto ciò che è stato scritto dalla giovinezza e dall'esperienza
Elektra
Ti hanno ucciso nel bagno, il sangue ti colava dentro gli occhi
Amleto
E il tuo comando solo vivrà nel libro del mio cervello
Elektra
Poi quel vile ti ha preso per le spalle
Amleto
Sgombro da ogni altro intento!
Elektra
Ti ha trascinato fuori, la testa in gių
Amleto
Si per il cielo!
Electra. Clik licenzaElektra
Le gambe inanimate, gli occhi sbarrati, come di vetro guardavano la casa
Amleto
Si, per il cielo!
Elektra
E cosė torni, all'improvviso
Amleto
Sciagurata donna! Maledetto furfante che sorridi!
Elektra
Sul capo la corona di re rossa di sangue che ti sgorga dalla ferita sempre aperta
Amleto
Il mio taccuino- si devo scriverlo
Elektra
Padre voglio vederti, non lasciarmi sola
Amleto
Devo scrivere, scrivere che uno può sorridere ed essere una canaglia
Elektra
Non lasciarmi sola, soltanto un poco, vieni come ieri
Amleto
Sorridere ed essere una canaglia. Sono certo che si può essere cosė in Danimarca- Ed ora la mia parola è "Addio, ricordati!". L'ho giurato!
Elektra
All'angolo del muro, come un'ombra, lasciati vedere. Padre, verrà il tuo giorno. Già gli astri si precipitano a far scorrere il tempo e il sangue di cento gole recise scorrerà sulla tua tomba. Intorno in cerchio saranno i corpi nudi di tutti i loro complici, uomini, donne, e noi ti immoleremo i cavalli che sono nella casa riuniti davanti alla tua tomba, presentono la fine e nitriscono nell'aria densa di morte. E immoleremo i cani che sono i figli, forse figli dei figli di quelli che portavi a caccia, di quelli che t'han leccato i piedi
Crisotemide
Elektra!
Elektra
Che vuoi da me? Dė, parla, apriti e vattene
Crisotemide
(sgomenta alza le braccia come per proteggersi)
Elektra
Perché alzi le braccia? Nostro padre le ha alzate cosė mentre l'ascia cadeva sibilando a fendergli la carne. Che vuoi da me, figlia di mia madre?
Crisotemide
Stanno tramando una cosa terribile
Elektra
Le due donne?
Cristemide
Chi?
Elektra
Mia madre e l'altra donna, Egisto, il grande spadaccino, lui che compie prodezze solo a letto. Che tramano?
Crisotemide
Gettarti in una torre, e non rivedrai pių nè sole nè luna
Elektra
E tu come hai potuto ascoltare?
Crisotemide
Alla porta, Elektra
Elektra
Non aprire mai porte in questa casa! Ansimo faticoso e rantolo di gole recise, non c'è nient'altro in quelle stanze. Non sfiorare la porta dietro la quale avrai udito un sospiro: perché non swmpre sgozzano qualcuno. Talvolta i due sono lė da soli. Non aprire mai porte. Evita di aggirarti qua e là. Fai come me, rannicchiati per terra a invocare la morte e il giudizio su di lei e su di lui
Crisotemide
Non posso stare rannicchiata per terra come te, gli occhi fissi nel buio, ho come un fuoco in petto che mi spinge a vagare dovunque nella casa. Non c'è una stanza in cui io possa stare, devo correre subito in un'altra, salire, scendere, è come se una voce mi chiamasse, e quando accorro, il vuoto di una stanza mi fissa col suo sguardo. Ho paura! Notte e giorno le ginocchia mi tremano e la gola è come stretta in un nodo scorsoio: non so neppure piangere, tutto si è fatto pietra. Sorella,abbi pietà.
Crisostemide, Χρυσόθεμις, ChrysóthemisElektra
Di chi?
Crisotemide
Sei tu che ci tieni avvinte in ceppi in questo luogo. Se non fosse per te ci lascerebbero andare. Temono solo il tuo odio, la tua anima indomita e implacabile. Altrimenti noi potremmo lasciare questo carcere. Voglio uscire! Non vogliopassare qui tutte le notti fino alla morte. E prima di morire voglio vivere. Voglio avere un bambino prima che questo corpo si dissecchi, e se mi danno in moglie a un contadino voglio dargli dei figli e riscaldarli nelle notte pių fredde, quando il vento sibila e fa tremare la capanna. Ma non sopporto di trascinare i miei giorni fra le schiave pur senza esserlo, giorno e notte, rinchiusa nella mia angoscia mortale! Mi ascolti? Parlami, sorella!
Elektra
Povera creatura
Crisotemide
Abbi pietà di te stessa e di me. A chi giova una simile tortura? Al padre? E' morto. E Oreste, il fratello, non fa ritorno, lo vedi, non ritorna. E ogni giorno che passa è un coltello che scava il suo segno sul tuo volto e sul mio, mentre là fuori il sole sorge e declina, mentre le donne che ho conosciuto snelle ingrossano, vanno a fatica al pozzo e non riescono ad attingere acqua. Ma presto son liberate da quel peso, e da loro zampilla una dolce bevanda e mentre allattano la vita aleggia su di loro e i loro figli si fan grandi. Noi due invece siamo qui alla sbarra come uccelli dai piedi incatenati, che sporgono la testa da ogni parte. E non viene nessuno, non un fratello, non un suo messaggero, non un messaggero del messaggero, niente! Meglio morire che vivere e non vivere. No, sono una donna, voglio il destino di una donna?
Elektra
E' mostruoso pensarlo, è mostruoso dirlo con la propria bocca! Essere donna! Essere l'antro in cui gode e penetra l'assassino dopo aver commesso il suo delitto. Fare la part5e della bestia per dar piacere alla peggiore delle bestie. Ah! Fare l'amore con lui, premere i seni sui suoi occhi e con la mano fare un cenno a quell'altro nascosto dietro il letto con in pugno l'ascia e la rete.
Crisotemide
Mi fai orrore!
Elektra
Perché, sei gia diventata una donna cosė?
Crisotemide
Non puoi dimenticare? La mia mente confusa no ricorda pių niente. A volte sono a letto e all'improvviso mi sento com'ero un tempo. Dov'è tutto quello che è stato, dove? Non è acqua che passa e scorre via, non è nemmeno lino che si dipana dalla conochia e se ne vola, no, sono io, io! Vorrei pregare un dio di accendermi una luce nel mio petto per farmi ritrovare me stessa. FOssi lontano, potrei dimenticare molto presto tutti i sogni angosciosi.
Elektra
Dimenticare? Cosa? Sono forse una bestia io?E' la bestia che sprofonda nel sonno con tra le fauci l'ultimo brandello di cibo e continua dimentica a brucare mentre la morte sta per sedere sulla sua nuca pronta a ghermirla, dimentica di chi un giorno è uscito dal suo fianco, che divora la sua stessa progenie. No, io non sono una bestia, e non dimentico!
Crisotemide
Oh, perché la mia anima deve saziarsi d'una vivanda che la disgusta soltanto all'odore! Mai avrebbe dovuto assaggiarla, mai e poi mai venirne a conoscenza, mai vederla, mai sentirne parlare! I mostri non sono fatti per il cuore degli uomini e quando si avvicinano, quando si annunciano, occorre fuggire lontano dalle case, nelle vigne, sui monti, e quando i mostri si mettono a salire sulle montagne, occorre ancora scendere veloci e cercare riparo nelle case. Ma non restare mai con lloro nella stessa casa. Voglio uscire! Voglio accogliere il seme, partorire dei figli che non sappiano niente di tutto questo! Lavo il mio corpo in ogni acqua, mi tuffo in fondo all'acqua, lavo tutto il mio corpo, lavo con energia il cavo dei miei occhi, niente potrà atterrirli quando guarderanno la madre dentro agli occhi.
Elektra
Quando guarderanno la madre dentro agli occhi? E tu come guarderai negli occhi di tuo padre?
Crisotemide
Basta!
Elektra
Che i tuoi figli facciano a te quello che tu stai fracendo a tuo padre!
Crisotemide
(singhiozza)
Elektra
Perché piangi? Vattene, torna là, quello è il tuo posto! Sento un rumore: preparano forse le tue nozze? Tutta la casa è in fermento. Devono essere affacendati a far figli o a uccidere. Sė, certo, se mancano i cadaveri su cui giacere bisogna pure rimettersi ad uccidere.
Crisotemide
Basta, tutto finito, basta!
Elektra
Finito? No, eccoli, ricominciano. Credi che non conosca i rumori che fanno, quando trascinano i morti sulle scale e quando bisbigliando trascinano le lenzuola inzuppate di sangue?
Crisotemide
Ti prego, vattene sorella!
Elektra
Stavolta voglio esserci. Non come l'altra volta. Questa volta son forte: mi getto su di lei e l'ascia!
Crisotemide
Vattene, nasconditi in un angolo, che non ti veda lei. Semina attorno a sé la morte conogni suo sguardo. Ha sognato...(edall'interno rumore di passi) Vattene, sono nel corridoio, passeranno di qui. Lei ha fatto un sogno,non so che sogno, me l'han detto le ancelle. Non so nemmeno se è vero, dicono che abbia sognato di Oreste che gridava nel sonno come uno che viene strangolato
Elektra
Colosseo. (Click CC license)Sono stata io a mandarglielo, io! Dal mio petto ho lanciato questo sogno su di lei. Sono a letto, sento i passi di colui che la cerca: lo sento traversare le stanze, poi tirare le cortine del letto. Lei balza in piedi, ma lui è dietro,gių per le scale, sotto le volte, come una caccia. Fa pių buio che non a notte fonda, buio e silenzio come in una tomba. Lei corre trafelata, barcolla, ma lui le è dietro: brandisce in una mano la torcia, nell'altra l'ascia. E io, come un cane, la tallono da presso. Lei vorrebbe cercar scampo in un angolo, ma io le balzo al fianco e cosė la spingiamo contro al muro senza via d'uscita. Là, nel profondo del buio,io lo vedo, soltanto un'ombra, eppure membra e il biancore di un occhio, il padre accovacciato. Lui sembra non curarsene, ma bisogna che ciò si compia in quel luogo: noi la gettiamo in ginocchio ai suoi piedi e l'ascia!
(entra Clitemnestra)
Clitemnestra Passo notti d'inferno, non sai se c'è un rimedio contro i sogni?
Elektra
Tu sogni, madre?
Clitemnestra
No hai altro da dire per confortarmi? Si, sogno-. chiunque avanza negli anni sogna, ma non è inevitabile. Perché resti nell'ombra? Bisogna imparare a sottomettere le forze che sono qua e là, ovunque intorno a noi; ci sono i riti. Devono esserci riti efficaci per ogni circostanza. Da come si pronuncia una parola, una frase, può dipendere tutto, dall'ora che si sceglie, digiuni o sazi: pių d'uno è morto per aver scelto male l'ora del bagno
Elektra
Pensi a mio padre, immagino
Clitemnestra
(fingendo di non udire) E' per questo che sono cosė carica di gemme. Sicuramente in ognuna di esse c'è un potere: bisogna solo sapere come usarle. Se solo tu volessi, potresti dirmi qualcosa che potrebbe aiutarmi.
Elektra
Io, madre?
Clitemnestra
Si, tu! Perché sei forte, la tua mente è forte. Sai parlare di cose remote come se fosse ieri. Ma io sono corrosa dai tarli. Rifletto, e tutto mi si ammucchia, un pensiero sull'altro. Voglio aprire la bocca quando ad un tratto Egisto si mette a urlare, e le fandonie che recita le odio, voglio scagliarmi contro di lui, essere pių forte delle sue parole: non trovo niente, non riesco a trovare niente! All'improvviso non so pių se l'ha detto da tempo, mentre tremo di rabbia, o se l'ha detto l'istante prma. Allora la vertigina mi prende, non so chi sono, è orribile, è come essere inghiottita dal caos nel proprio stesso corpo...e Egisto! Egisto si burla di me e io non trovo niente, non trovo pių le parole terribili che lo farebbero tacere, impallidire come me, muto, lo sguardo dentro il fuoco. Ma tu le parole le hai, potresti dirmi tante cose per confortarmi. Certo che una parola è poca cosa: non è che una piccola brezza! E pensare che ci sono cose pių inconsistenti, pių impalpabili... che vengono la notte, quando giaccio con gli occhi spalancati: e non è una parola, non è un dolore. Non mi pesa, non mi toglie il respiro e mi lascia sdraiata come sono - al mio fianco c'è Egisto, ecco là le cortine - tutto mi guarda come se tutto fosse cosė dall'eternità e per l'eternità: e non è niente, non è neanche un incubo, ma è cosė orribile che la mia anima anela d'essere appesa ad una corda e le mie membra hanno una sete inestinguibile di morte. Con tutto questo vivo e non sono malata. Tu mi vedi, ho forse l'aria die ssere ammalata? Ma si può da vivi cadere a pezzi, putrefatti, cadere a pezzi come una carogna, con tutti i sensi svegli, come una vecchia veste mangiata dalle tarme? (riacquista un tono pių minaccioso). Non so chi sia afarmi questo, o se in cielo o sotterra ha la dimora in qualche luogo. Quando ti vedo lė, come ora, penso che tu fai parte di questo gioco. Ma chi sei? Perché mi fissi in questo modo? Non voglio che mi guardi cosė. Ma questi sogni devono finire, chiunque sia a mandarli, qualunque dei demoni. Loro tutti abbandonano la preda, dopo che è sgorgato il sangue prescritto.
Elektra
Tutti
Clitemnestra
Dovessi far scorrere il sangue di ogni animale che striscia e vola, dovessi alzarmi e coricarmi tra vapori di sangue, non voglio mai pių fare di questi sogni
Elektra
Quando la vittima prescritta cadrà sotto la scure, tu non sognerai pių
Clitemnestra
Sapresti dunque dirmi quale debba essere l'animale da render puro?
Elektra
Un animale sė, ma non puro!
Clitemnestra
Quale di quelli che sono là legati?
Elektra
No, corre ancora in libertà
Clitemnestra
(avidamente) Quali i riti?
Elektra
Cerimonie stupende, ma difficili a compiersi
Clitemnestra
Parla!
Elektra
Non indovini?
Clitemnestra
no, per questo te lo chiedo: il nome della bestia
Elektra
Donna
Clitemnestra (avida) Una delle mia ancelle? Dillo! Una bambina? Una vergine? Una donna conosciuta dall'uomo?
Elektra
Conosciuta dall'uomo è la parola
Clitemnestra
Come ha da essere il sacrificio : l'ora, il luogo?
Elektra
Ovunque, ogni momento è buono, giorno e notte!
Clitemnestra
Dimmi ora i riti! Occorre che sia io...
Elektra
No, questa volta non andrai a caccia con la scure e la rete
Clitemnestra
Allora chi lo farà?
Elektra
Un uomo
Clitemnestra
Egisto?
Elektra
(ridendo) Ho detto un uomo!
Clitemnestra
Chi? Rispondi! E' della casa o uno straniero?
Elektra
(gli occhi al suolo) Si, certo,uno straniero, ma è anche della casa
Clitemnestra
Non rispondermi a enigmi, Elektra. Ascoltami: sono contenta di vedere che per una volta non sei ostinata. Non c'è parola severe che non si possa mitigare e una madre, se passa notti insonni, preferisce immaginare la figlia in un letto nuziale piuttosto che in catene.
Elektra
(parla davanti a sé) L'opposto di quello che desidera la figlia: meglio morta la madre piuttosto che un letto nuziale
Clitemnestra
Teatro di Epidauro. (Click CC license)Cosa borbotti? Dico che niente è irrevocabile. Non cambia forse tutto davanti ai nostri occhi e si trasforma come una nebbia? Noi stessi. Noi! Le nostre azioni! Noi! Le nostre azioni! (sembra masticare le parole con disgusto e rabbia) parole... che vogliono da me queste parole? Sono pur sempre io, io l'ho detto. Si è così! Fatto! Fatto! Cosa vuole da me questa parola che mi rinfacci di continuo tra i denti? (rivede come in una visione l'orribile azione). Lui era qui, lui, di cui tu parli sempre, io qui e là Egisto. E dagli occhi gli sguardi sio incontrarono. In quel momento nulla ancora era fatto. E poi lo sguardo di tuo padre morente cambiò in un modo lento, orribile, sempre appeso al mio sguardo. Allora tutto fu fatto. Fra il prima e il poi vi fu spazio di tempo. Fra questi due momenti io non ho fatto niente, io!
Elektra
Non hai fatto niente tu, ha fatto tutto l'ascia da sola!
Clitemnestra
Come sai mettere a segno le parole
Elektra
Mai come tu sai mettere a segno colpo su colpo!
Clitemnestra
Taci. Di questa cosa non voglio che mi si parli. Se oggi tuo padre mi venisse incontro, come parlo a te, adesso, qui, tale e quale, potrai parlargli. Potrei tremare forse, è vero, ma potri anche avvicinarmi alui teneramente, piangere al suo cospetto, come piangono due vecchissimi amici che s'incontrano.
Elektra
(sottovoce) Orrore! Parla dell'assassinio come se si trattasse di una questione prima del pranzo.
Clitemnestra
Tu! Dė a tua sorella che non si nasconda davanti a me come un cane in preda alla paura. Mi venga incontro come si conviene, saluti, mi risponda con rispetto. Allora, veramente, non so cosa potrebbe impedirmi di trovare un marito a te e a lei prima che sia inverno
Elektra
E il fratello? Lo lascerai tornare, madre?
Clitemnestra
T'ho proibito di parlare di lui
Elektra
Hai paura di lui?
Clitemnestra
Chi l'ha detto?
Elektra
Madre, tu tremi tutta!
Clitemnestra
(incerta) Chi ha paura di un idiota?
Elektra
Cosa?
Clitemnestra
Dicono che balbetti, che dorma nei cortil in mezzo ai cani, che è incapace di distinguere un uomo da una bestia
Elektra
Da bambino scoppiava di salute
Clitemnestra
Dicono che sia stato male alloggiato e che abbia avuto come compagni gli animali.. (le palpebre abbassate) Ho inviato molto oro perché fosse trattato come il figlio di un re
Elektra
Menti! Mandavi molto oro, ma per farlo sgozzare!
Clitemnestra
Chi è che dica queste cose?
Elektra
Lo vedo nei tuoi occhi. Ma nei tuoi tremiti vedo anche che è ancora vivo, che tu non pensi che a lui, giorno e notte, e che il tuo cuore ti si secca d'orrore, perché lo sai, lui verrà
Clitemnestra
Cosa m'importa che sia in casa o no. Io vivo qui e sono la padrona. Ho abbastanza servi da mettere alle porte e se voglio posso lasciare giorno e notte tre uomini armaticogli occhi sempre aperti dinnanzi alla mia camera. Le tue chiacchere non le ascolto nemmeno, come ignoro chi sia e di chi parli: non lo vedrò e non mi importa di sapere se vive o se è già morto. Semplicemente ne ho abbastanza di sognare di lui. Sono malsani i sogni: consumano le forze. Io conto di vivere e continuare ad essere la padrona. Sono come malata e i malati adorano parlare dei loro mali, ecco tutto. Ma non voglio pių essere malata. Quanto a te (la minaccia con un bastone) , quanto a te ti farò uscire in un modo o nell'altro la parola di cui ho bisogno. Tu ti sei già tradita... conosci la vittima che occorre e i riti che potrebbero arrecarmi sollievo. Se non lo dici sazia, me lo dirai affamata. Se non me lo dici liberamente me lo dirai in catene. Chiunque soffre e non trova il rimedio che gli dia sollievo è soltanto un pazzo. Ma io saprò trovare quale sangue far scorrere perché possa ritornare a dormire
Elektra
Cosmogonia Greca (Click CC license)(esce dall'ombra con un balzo, le è vicino. La sovrasta, sembra crescere paurosamente) Quale sangue far scorrere? Quello della tua stessa nuca! La tua nuca, quando il cacciatore t'avrà presa! Ti prende, ma solo mentre corri: chi immolerebbe una bestia che dorme! Ti fa balzare su, ti insegue nella casa. Cerchi scampoda un lato: ecco il letto! Dall'altro: ecco il bagno che schiuma sangue! L'oscurità e la torce proiettano su te una rete di maglie rosse e nere. Tu vorresti gridare, ma l'aria soffoca il tuo grido sul nascere e muta, priva di sensi, offri la nuca e senti il fendente giungere alla sede della vita. Ma lui trattiene il colpo: è perché il rito non si è ancora compiuto, lui ti trascina per i capelli e tutto intorno tace. Il tempo si stende come una voragine piena di anni. E' il tempo che ti è concesso perché tu impari ad invidiare chi annega tra i flutti, chi è avvinto in ceppi nelle segrete, chi in fondo ai pozzi geme e invoca la morte. Io sono in piedi al tuo fianco e tu non puoi distogliere lo sguardo da me, sempre uno spasimo ti spinge a cercare di leggere sul mio viso una parola, rotei gli occhi, digrigni i denti, vuoi chiamare gli dei, ma gli dei sono a cena, come la volta che hai sgozzato mio padre, sono a cena e non sentono nessuno dei tuoi rantoli! Un dio solo, mezzo pazzo, il Riso, è entrato dalla porta barcollando: accanto a Egisto, ma subito si accorge dell'errore e fugge con un ghigno sinistro. Allora ne hai abbastanza. Il fiele ti cade goccia a goccia sul cuore e crepando vuoi ricordare una parola, fare uscire di bocca una parola in luogo della lacrima di sangue che è concessa agli animali muti in agonia: eccomi innanzi a te e nel mio viso tu leggi la parola nella sua immensità- perché il mio viso è l'unione dei tuoi lineamenti con quelli di mio padre. Ed ecco che io, muta, con la mia sola presenza, ho annientato l'ultima tua parolla nelle tue stesse labbra e la tua anima è appesa ma una corda ch'ella stessa ha ritorto e l'ascia cade sibilando. Allora tu non sognerai pių, nè io avrò bisogno pių di fare sogni e chiunque sia in vita potrà levare grida di gioia e rallegrarsi d'essere vivo.
Ma cosa le hanno detto? Era felice! La mia testa! Non so cosa pensare! Di che cosa può essere felice questa donna?
Crisotemide
Elekta! Elektra!
Elektra
Crisotemide, presto, aiutami...a ricordare una cosa, una sola al mondo di cui si possa essere felici!
Crisotemide
O reste! O reste è morto!
Elektra
Taci!
Crisotemide
Oreste è morto! Morto in terra straniera e sepolto laggiù. Ucciso e calpestato dai suoi stessi cavalli. Il viso del tutto sfigurato. Noi non l'abbiamo mai veduto il suo viso: quando pensiamo, pensiamo ad un bambino. Chissà se prima di morire ci ha chiamato? Non ho potuto chiederlo: tutti gli erano intorno. Elektra, dobbiamo andare a interrogare lo straniero.
Elektra
(parla davanti a se) Allora tocca a noi farlo, qui, tocca a noi. Taci. Non c'è niente da dire...niente da pensare, tranne una cosa: come? Come farlo?

FINE PRIMO ATTO SECONDO ATTO
PAIRO HARRIS 500 "LA POTENZA DELL'AMORE"

Io sono con te,
e tu esalti il mio cuore.
Se non ci sono abbracci e carezze,
ogni volta che giungi a casa mia
cosa significa per noi il piacere?
Te ne vai perché ti sei ricordato del cibo?
Sei tu un uomo schiavo del ventre?
Ti alzi a causa degli abiti?
Io sono signora delle stoffe!
Te ne vai perché hai fame?
Ti allontani perché hai sete?
Prendi il mio petto, traboccherà per te il suo contenuto
E' splendido il giorno d'abbracciarsi!

L'amore che ho per te è diffuso nel mio corpo
come il sale si scioglie nell'acqua,
come il frutto della mandragola s'impregna di profumo
Oh, affrettati per vedere la tua amata
come un cavallo sul campo di battaglia,
come un toro che corre verso il suo foraggio.
Il cielo dona il suo amore
come una fiamma corre e si diffonde fra le stoppie
come una vela scivola sull'acqua.
Le piante verdi del canale sono fiorite:
cosė la bocca della mia amata è un bocciolo,
i suoi seni sono frutti di mandragola,
la sua fronte è una trappola di legno di salcio
ed io sono l'anatra selvatica :
le mie gambe sono prese fra i suoi capelli,
un'esca sotto la trappola pronta a catturare.

Non sono io forse pietosa del tuo amore?
I miei fiori eccitano la tua ebbrezza.
Non la lascerò svanire,
anche se sarò battuta con bastoni e mazze,
con rami di palma, con colpi, con verghe.
Non obbedirò alle loro decisioni,
per lasciare il mio piacere.

Discendo in barca il fiume
al battere dei remi, secondo il comando
con il mio fascio di canne sulla spalla.
Desidero andare al tempio e dire al dio della verità:
"Dammi la mia amata questa notte!"
davanti alla sua bellezza si rischiara la terra

Mi andrò a coricare nella mia casa
farò finta d'essere malato.
Entreranno allora i vicini per vedere
e con essi la mia amata
Essa renderà inutili i medici
perché conosce la mia malattia.

Ho disceso la corrente, ho percorso il canale
perché il mio cuore desiderav andare al tempio del dio della verità.
Dagli alberi della casa della verdura
coglierò un ramo come mio ventaglio
e guarderò quel che farai col viso rivolto verso il chiosco.
Le mie braccia saranno piene di rami di persea
i miei capelli saranno pesanti di profumo
sarò come se fossi il Signore delle Due Terre
perché sarò con te.

(voce dal registratore)
The glowworm shows the matin to be near
and'gins to pale his uneffectual fire.
Adieu, adieu, adieu. Remember me

(Amleto ripete)
Il fuoco della lucciola si fa pių scialbo, l'alba è prossima
Adieu, adieu, adieu, remember me
Ofelia
Ahimè, che l'han disteso
nella bara a volto nudo
e il pianto v'è disceso,
ahimè...

Addio piccioncino mio Voi dovrete cantare "va la ruota in su e in giu". E' un bel ritornello quando si lavora all'arcolaio. La figlia del padrone, l'ha rubata il falso maggiordomo.

Ecco rosmarino, per la memoria; ti prego amore, ricorda: e qui le viole, che sono per i pensieri.
Dunque non tornerà?
No, è morto, è morto, è morto,
riposa nel suo letto
e non si vedrà pių
La sua barba era neve
e lino la sua testa
Se n'è andato, e quaggių
solo il pianto ci resta
Di lui, mio Dio, pietà,pietà.
Crisotemide
Un dolore calpesta l'altro, tanto essi si succedono.
Ofelia è annegata. In quel ruscello, dove un salice sghembo specchia le sue brinate foglie nella corrente vitrea. Lassù ella intrecciava fantastiche ghirlande di ranuncoli, d'ortiche, di margherite, e di quelle lunghe orchidee purpuree che le nostre fredde vergini chiamano dita di morte; e lassų, mentre s'arrampicava per appendere i suoi diademi d'erba alle pendule fronde dell'albero, un invidioso ramo si ruppe, e quei trofei, ed ella stessa, caddero ne ruscello. Le sue vesti si gonfiarono intorno e la sostennero per qualche tempo come una sirena, mentre ella intonava spunti di vecchie canzoni, quasi fosse inconscia della propria sventura, o come una figlia dell'acqua, famigliare a quell'elemento. Ma per poco, poiché le sue vesti, pesanti per l'acqua assorbita, trascinarono l'infelice dal suo melodioso canto, a una fangosa morte.
Amleto
Chi si duole con tanta enfasi? Chi invoca le stelle e le fa star ferme come ascoltatrici trafitte di stupore? Eccomi qui, Amleto di Danimarca. Amavo Ofelia; il mondo è fuor di squadra: sono venuto per rimetterlo in sesto. Torniamo, torniamo insieme.
Elektra
Maschera di Dionisio (Click CC license)Che vuoi straniero? Cosa ti porta qui, quando fa scuro, a spiare cosa si fa? Lasciami in pace. Ho da fare qui. Vattene e lasciami frugare nella terra. Il fatto è che io non sotterro, dissotterro. E non le ossa di un neonato che potrei aver seppellito da un giorno. No, ragazzo, io non sono di quelle: non avendo mai dato vita, sono esentata dal soffocare la vita e seppellirla. Se un giorno mai la terra accoglierà qualcosa 0per mano mia, sarà qualcosa dal cui ventre sarò uscita io, non qualcosa uscito dal mio ventre. Non faccio altro che dissotterrare un oggetto: appena sarai sparito, lo troverò e lo carezzerò, lo bacerò, come se fosse il mio caro fratello e il caro figlio ad un tempo.
Oreste
(tristemente) Cosė non hai niente al mondo da colmare d'amore perché tu debba dissotterrare un oggetto e baciarlo, quest'oggetto uscito dalla terra? Sei dunque sola, del tutto sola?
Elektra
Non sono madre e non ho madre. Non sono sorella e non ho sorelle, sono per terra sulla porta e non sono un cane da guardia. Parlo e non rispondo a niente. Vivo e non vivo. I miei capelli sono lunghi e non ho nessuna delle sensazioni che dicono siano proprie delle donne. Insomma vattene, vattene e lasciami!
Oreste
Devo aspettare qui!
Elektra
Aspettare?
(silenzio)
Oreste
Ma sei comunque della casa? Sei una delle serve di casa?
Elektra
Si, io in questa casa servo. Ma tu che hai niente a che fare, rallegratene e vattene.
Oreste
Devo aspettare - ti dicevo - finché mi chiamano
Elektra
Quelli della casa? Menti. So per certo che il padrone non è in casa. E lei, cosa avrebbe mai a che fare con te?
Oreste
Ho un messaggio da portare alla padrona del luogo
Sono testimone della morte del figlio: l'ho visto morire coi miei occhi. Perché sono stati i suoi stessi cavalli ad ucciderlo. Io ero della sua età ed ero suo compagno, giorno e notte.
Elektra
Devo anche vederti, araldo di sventura! No potevi spandere la notizia là dove c'è gente che se ne rallegra? Tu sei vivo, tu, e lui, mille volte pių nobile e pių degno di vivere, lui, ha tirato le cuoia. La tua bocca continua a chiudersi e ad aprirsi, mentre la sua è piena di terra. Possa io riempire la tua di maledizioni. Vattene lontano dai miei occhi!
Oreste
Ma cosa vuoi? L'hanno appreso con gioia in questa casa. Lacsia dunque questo morto alla morte. Troppa era forse la gioa di vivere che aveva: è allora che agli dei piace incoccare una freccia nell'arco, trafiggere una tale creatura e inchiodarla sul tronco oscuro del destino.
Elektra
Come discorre della morte questo ragazzo! Proprio come se avesse assaporato la cosa per poi sputarla. Ma io, io ! Essere qui distesa e sapere che il fanciullo non torna, mai, che quelli là, in casa, vivono e si rallegrano, che questo ammasso di belve malvage vive nella propria tana, mangiano, bevono, dormono insieme e si moltiplicano, mentre il fanciullo laggių, nel suo abisso d'orrore, sta languendo e non osa accostarsi a suo padre. E io sola, quassų, orribilmente sola, come neanche nella foresta una bestia feroce.
Oreste
Ma tu chi sei?
Elektra
Cosa t'importa di sapee chi sono? Ti ho forse domandato tu chi sei?
Oreste
Non posso fare a meno di pensarlo: devi avere dei vincoli di sangue con quelli che sono morti, Agamennone e Oreste
Elektra
Vincoli? Io sono quel sangue! Io sono il sangue versato del re Agamennone. Mi chiamo Elektra
Oreste
No?
Elektra
Ah! Lo nega. Soffia sul mio nome. Anche di quello mi si vuole spogliare. Son divenuta lo zimbello dei mocciosi. Chiunque passa per la strada maestra può scacciarmi col piede: non mi lasciano pių neanche il nome!
Oreste
Ma Elektra deve avere dieci anni meno di te. I suoi occhi sono tristi, ma dolci, mentre i tuoi sono iniettati di sangue e d'odio. Elektra abita in disparte e passa la giornata a custodire una tomba. Ha due o tre donne che la servono senza fare rumore e gli animali si aggirano intorno umilmente alla sua casa e le si accalcano alle pieghe della veste quando cammina.
Elektra
Raccontami altre cose di Elektra, perché io le possa raccontare a lei quando la incontro
Oreste
E' lei che vedi? Saresti lei? Tu? Allora t'hanno lasciata in miseria, t'hanno picchiata?
Elektra
Chi sei tu con tutte queste domande?
Oreste
Dimmelo, dimmelo, dimmelo!
Elektra
Tutte due! Tutte due! Le regine crescono male se vengono nutrite con verdura di scarto! Sacerdotesse regali non sono fatte per danzare sotto la frusta, nè per portare stracci miserevoli in vece di una veste fluttuante. Lascia perdere la mia veste e non frugarmi collo sguardo!
Oreste
Elektra! Cosa hanno fatto delle tue notti? I tuoi occhi sono terrificanti
Elektra
Va nella casa. Là ho una sorella che si tiene in serbo per le feste e per la gioia
Oreste
Elektra, ascoltami
Elektra
Io non voglio sapere chi sei e non voglio che ti avvicini a me. Non voglio vedere nessuno
Oreste
Ascolta, ho poco tempo, ascolta. Non posso parlare a voce alta. Ascolta: Oreste è vivo!
Elektra
(si getta verso di lui senza alzarsi)
Oreste
Non muoverti. Se fai un solo gesto, tu lo tradisci
Elektra
Allora è libero? Dov'è, lo sai? E' nascosto? Imprigionato? O è rannicchiato da qualche parte all'angolo di un muro aspettando la morte? Ma sei venuto qui a torturarmi?
Oreste
E' incolume come te e me
Elektra
Allora salvalo, prima che lo strangolino. Bacio i tuoi piedi: fagli soltanto un cenno. Sul corpo di tuo padre ti scongiuro di correre pių veloce che puoi, salvalo! Il fanciullo morrebbe se passasse qui la notte
Oreste
Sul corpo di mio padre! E' per questo che è ritornato il ragazzo: perché muoiano tutti quelli che devono morire
Elektra
Chi sei? Ma tu chi sei? Ho paura!
Oreste
I vecchi cani della corte mi riconoscono e mia sorella no?
Elektra
Oreste!
Oreste
Se qualcuno ti ha udita nella casa, fin da questo momento ha la mia vita in pugno
Elektra
Oreste! Non si muove nessuno. Oh, lascia che i tuoi occhi si posino su me. No, non toccarmi. Fai un passo indietro: ho vergogna davanti a te. Non so come mi guardi. Non sono ormai che il cadavere di tua sorella, povero ragazzo. Lo so, ti faccio orrore. Eppure sono stata la figlia di un re! Credo d'essere stata bella: a volte, mentre spegnevo la lampada a fianco dello specchio, sentivo come un fremito, perché il mio corpo nudo e intatto splendeva nella notte profonda come una cosa divina. Sentivo i raggi della luna bagnarsi in questo chiarore come in uno stagno e i capelli, i miei capelli erano di quelli che fan tremare gli uomini, questi miei poveri capelli, sordidi, aggrovigliati, mortificati! Capisci, fratello mio? Quei fremiti andavano immolati al padre. Non mi credi? Quando avrei voluto potermi compiacere del mio corpo, i suoi sospiri, i suoi rantoli salivano fino al mio letto. Sono gelosi i morti. Lui voleva che io ricevessi un marito dalla sua mano paterna: e mi ha mandato l'odio dagli occhi cavi. E questo mostro spaventoso che ha per respiro il soffio della vipera, ho dovuto tenerlo su di me nel mio letto insonne e mi ha insegnato tutto ciò che accade fra un uomo e una donna. Oh, le notti che l'ho appresero: il mio corpo era freddo come ghiaccio e tuttavia dentro bruciava come carbone ardente. E quando seppi tutto, gli assassini -è della madre che parlo e di chi sta con lei- non poterono sostenere uno solo dei miei sguardi. Ma parlami, parlami. Tu tremi tutto, il tuo corpo trema.
Oreste
Lascialo pur tremare questo corpo. Tremerebbe di pių se sapesse dove lo sto portando
Elektra
Sei in procinto di farlo? Da solo? Senza un amico?
Oreste
Basta. Sarò io a farlo, io
Elektra
Non ho mai visto gli dei, ma so una cosa: che loro m'hanno imposto quest'azione
Oreste
Si,si. Vorrei soltanto non dover guardare il viso di mia madre
Elektra
Guarda me! Questa è opera sua!
Ah, ragazzo, ragazzo! Arrivi di nascosto, parli di te come si fa di un morto, ed ecco che sei vivo!
Oreste
Attenta
Elektra
Ma chi son io perché tu mi guardi con occhi così dolci? Vedi, non sono niente. Le angosce delle puerpere io le ho provate tutte e non ho partorito! Profetessa lo sono sempre stata, ma dalla bocca e dalle viscere no mi sono uscite che maledizioni disperate. Ho fatto il mio giaciglio sulla terra, ho urlato nel cortile insieme ai cani. Mi sono resa odiosa a tutti e tutto ho visto come una sentinella in cima a una torre, il giorno s'è fatto notte, la notte giorno e non ho avuto la gioia dal sole ne dalle stelle: perché ogni cosa davanti agli occhi miei non esisteva in se e per se: ogni cosa per me era soltanto un simbolo e ogni giorno era un cippo sul ciglio della strada del destino!
Oreste
Sorella?
Elektra
Che c'è
Oreste
Sorella, purché la madre non ti somigli!
Elektra
A me? No. Non voglioc he tu la guardi in faccia. Quando sarà morta, allora andremo insieme a guardare il suo volto. Fratello! Lei gettò su nostro padre una camicia bianca e colpì davanti a lei, colpì una cosa senz'occhi nè difesa.
Oreste
Elektra!
Elektra
Il suo volto è l'immagine di ciò che ha fatto
Oreste
Io lo farò, subito, lo farò
Elektra
Felice chi può compiere l'azione. Compierla è per l'anima un letto di balsami dove l'anima trova il suo riposo, l'anima che non era che fuoco, fiamme e pieghe! No! Voglio rallegrarmi, diventare paonazza a forza di gridare di trionfo. Quando non avevo che l'odio ho taciuto abbastanza. L'odio è vuoto: divora tutto e divora se stesso. Anche l'amore è vuoto: ha mani come fiamme che non afferrano nulla veramente: anche il pensare è nulla e tutto quello che esce dalla bocca non è che aria senza alcun potere. Felice è solamente chi viene per compiere l'azione! Benedetto chi può solo toccarlo! Benedetto chi può dissotterrare l'ascia al suo servizio! Benedetto chi può reggergli la torcia! Benedetto chi può aprirgli la porta! Beato chi ha il permesso di mettersi davanti a quella porta ad ascoltare!
(Oreste entra nelle stanze di Clitemnestra) Attesa, all'improvviso un grido terribile, il grido di Clitemnestra. Un secondo grido all'interno, esce Crisotemide
Crisotemide
Elektra! Sorella! Vieni con noi! Vieni dunque con noi. C'è tuo fratello in casa: è stato Oreste a farlo. Vieni! E' nella sala grande, in piedi: tutti gli sono intorno e gli baciano i piedi, tutti quelli che nel profondo del cuore hanno odiato Egisto si sono gettati addosso agli altri. Ovunque giacciono cadaveri, i vivi sono coperti di sangue, sono feriti loro stessi e sono tuttavia raggianti, s'abbracciano e si baciano. Tutti levano grida di gioia e mille torce sono state accese! Non senti? Non senti?
Elektra
Se sento? Ma è da me che esce questa musica. E i mille che portano le torce e dei cui passi senza fine rimbombe tutta la terra, tutti e mille m'aspettano, m'aspettano, lo so, perché io guidi la loro danza trionfale, e io sono priva di forze l'immenso oceano, no, venti oceani col loro peso gravano le mie membra: non posso alzarmi!
Crisotemide
Non senti? Lo portano in trionfo sulle braccia, tutti e i volti sono come trasformati, brillano a tutti gli occhi e sulle vecchie guance scorrono fiumi di lacrime! Piangono tutti! Non senti?
Crisotemide
Elektra!
Elektra
Taci e danza. Tutti devono danzare. Congiungete tutti quanti le mani! Io porto il fardello della gioia, io meno la danza. Chiunque è falice quanto noi, convien che faccia una sola cosa: che taccia e danzi. (fa ancora qualche passo trionfale, in preda a un'esaltazione folle e cade fulminata)
Crisotemide
Oreste! Oreste!
Oreste
Ecco il drappo che avvolse il re, il Padre lo guardò, non il mio, ma quello che tutto vede.

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