In questa notte che avanza batto il tamburo per i morti e a loro mi appello: la fiamma che portavano l’abbiamo fatta spengere, e ci resta solo oscurità, cenere, paura…A loro mi appello, mi appello ai nostri camerati caduti, coloro che scelsero e che si opposero, e non vollero arrendersi, perché anche il mio cuore torni ad ardere come un tempo, … E mi fanno male i loro carnefici senza punizione, mi fa male questa magistratura inerte, mi fanno male quei politicanti che su di loro specularono e speculano, quei giornalisti che ancora infangano la loro memoria… E non sono contento, soprattutto di me, del mio essere incapace di dare loro giustizia, e non sono contento di questo ambiente perso tra chiacchiere, scuse e rivalità…
E' allora cosparsi di cenere che dobbiamo ricordare i camerati caduti, gridare i nostri "presente", ché se la coscienza non ci ha dato la forza ed il coraggio di continuare la lotta e di vendicarli, ci dia almeno la vergogna e la penitenza per la nostra paura e vanità…
Sperando che i nostri caduti abbiano pietà di noi, che una nuova alba si annunci, e che il nostro spirito debole torni ad ardere e s’avvii finalmente a ribellarsi, e il cuore perduto si rinsaldi e torni a battere con la ritrovata potenza della lotta.
Io batto il tamburo per i morti, e batto il tamburo per me, per noi: gli anni passano, e non vi è luce né grazia per coloro che solo ricordano, e non combattono…
Mario Tuti