Trieste, 19 maggio via Paduina. Sotto quella che era la vecchia sede del Fronte, un centinaio di persone di diverse generazioni, provenienti da diverse storie e diverse esperienze politiche, si sono ritrovate per onorare il ricordo di Almerigo Grilz. Un ambiente politico si è riunito, al di là delle differenze, in nome di una persona che è stata un punto di riferimento.
Da giovane militante a capo storico del Fronte della Gioventù di Trieste, da consigliere comunale del Movimento Sociale Italiano e dirigente nazionale a reporter di guerra. Una vita in continuo movimento ed evoluzione, finita all'età di 34 anni colpito a morte mentre riprendeva uno scontro a fuoco nel continente africano, nel Mozambico infuocato dalla guerra tra gli anticomunisti della Renamo e quelli che erano definiti i governativi.
Era il 19 maggio del 1987, il mondo era un'altra cosa rispetto alla società globalizzata in cui viviamo. Non c'era internet che oggi permette di essere in contatto con il mondo intero in tempo reale. I cellulari erano quelli su cui si poteva salire accompagnati ben poco gentilmente da polizia e carabinieri e non dei telefoni che permettono, oramai, le funzioni più disparate, per telefonare all'epoca c'erano le cabine telefoniche in alternativa al telefono di casa.
Oggi, grazie alla tecnologia, si può comodamente seguire o "interagire" con quanto accade dalla propria abitazione, certo anche all'epoca ci stavano certi giornalisti che scrivevano i loro pezzi da inviati di guerra dal bordo delle piscine degli hotel.
Almerigo Grilz invece, assieme ai suoi colleghi, aveva scelto una strada ben più difficile e pericolosa, ma allo stesso tempo anche quella più reale per inseguire quella che probabilmente è una passione fatta diventare il proprio lavoro.
Reporter di guerra affermato nel mondo, ma a dir poco discriminato in Italia per il suo mai rinnegato impegno politico. Il primo giornalista italiano caduto in una guerra dopo la fine del secondo conflitto mondiale, è stato definito da diversi scribacchini come un mercenario, ed altro ancora, del resto sui cadaveri dei leoni si accaniscono le iene, anche se in questo caso ci sarebbe da scusarsi con le iene per il paragone con certi "giornalisti"/politicanti.
Quanto segue è tratto da " Giornata della memoria dei giornalisti uccisi da mafia e terrorismo, Roma, 2008
"Quando Almerigo Grilz decide di abbracciare definitivamente e in via esclusiva la professione giornalistica si dimette dalla carica di consigliere comunale della sua città natale, Trieste, senza tuttavia abbandonare quella militanza politica, sempre a destra, che lo ha visto prima dirigente e capo del Fronte della Gioventù triestino, fino a diventare nel 1977 sempre di FdG vicesegretario nazionale e poi esponente di spicco fra le fila del Movimento Sociale Destra Nazionale.
Dalla fine degli anni Settanta in poi Grilz è, come ama definirsi, inviato di guerra indipendente, freelance, nei territori più “caldi”: dall’Afghanistan occupato dalla Russia, al Libano contrapposto a Israele, all’Etiopia sconvolta dalle guerriglie, alla Cambogia, alla Thailandia, alle Filippine, all’Angola. I suoi resoconti vengono rilanciati da Cbs, France 3, Nbc, Panorama e Tg1. Nel 1983 con Gian Micalessin e Fausto Biloslavo fonda la Albatros Press Agency, un’agenzia giornalistica che produrrà servizi scritti, fotografati e filmati in aree del mondo interessate da fenomeni bellici o rivoluzionari. Quattro anni dopo, il 19 maggio 1987, Grilz verrà ammazzato da un “proiettile vagante” a Caia, in Mozambico mentre con la cinepresa sta filmando una battaglia fra i miliziani del fronte Renamo e quelli fedeli al governo in carica. Dal 2001 il capoluogo giuliano ha una strada intitolata ad Almerigo Grilz, giornalista, una piccola via sul lungomare di Barcola."
a cura dell'associazione Nessuno Resti Indietro