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Mercoledì 16 marzo 1244, in nome dell'ortodossia Cattolica, all'alba i soldati francesi penetrarono nella rocca di Montsegur. L'assedio durava ormai dal oltre dieci mesi e ai diecimila assedianti pareva impossibile riuscire ad avere ragione di quella rocca, appollaiata su uno sperone di roccia e difesa con tenacia. Risolutore fu l'intervento di un gruppo di mercenari,montanari baschi, che riuscirono ad installare una catapulta su un colle adiacente dal quale fu possibile bombardare l'interno del castello. Tutti gli occupanti del Castello venenro divisi in due gruppi i Catari e i non Catari. Al gruppo Cataro fu chiesto d'abiurare, in caso contrario sarebbero stati bruciati immediatamente su un immensa pira all'uopo preparata sul prato antistante il Monte. La risposta dei catari fu negativa, preferirono la morte all'abiura e oltre duecento persone vennero arse vive, fra loro donne e bambini e la moglie del castellano di Montsegur. Durante la notte del 13 Marzo un gruppo di adepti, detti Parfaits, riuscì a sfuggire all'assedio portando con se oggetti sacri che in alcun modo dovevano cadere nelle mani dei conquistatori. Doveva essere enorme il valore che i Catari davano a quegli o a quell'oggetto considerando che fu custodito nella più munita roccaforte Catara e che per metterlo in salvo un gruppo fuggi, contravvenendo a tutte le regole dell'Onore e del credo Cataro. Montségur si trova a 40 Km da Rennes-le-Château. I Catari si erano stabili nella fortezza nel 1208, dopo due anni che Raymond de Perelha, signore di Montségur, la aveva ristrutturata.
L'architettura della Fortezza di Montségur ha una particolarità: durante il solstizio d'estate, i primi raggi del sole attraversano il loggione da parte a parte. Per alcuni è un caso, per altri è la prova di un culto solare. Forse altro non è che il desiderio di essere in armonia con la natura. Comandante della difesa era Pierre-Roger Mirepoix, ed il Conte di Tolosa Raymond VII li aiutava inviando loro viveri ed acqua. Nel mese di gennaio del 1244 due catari, Mattheus e Pierre Bonnet, lasciarono la fortezza per nascondere in una grotta il loro tesoro. Il 13 marzo dello stesso anno 3 "parfaits" Amiel Aicard, Hugo e Poiterin ed un "credente", lasciarono la fortezza, durante una tregua, mettendo in pericolo la vita di tutti gli altri, portando via qualcosa di molto prezioso per loro e legato alla "loro religione", un tesoro spirituale. Fernand Niel si chiede: ...manoscritti o il segreto di un nascondiglio di un tesoro più che materiale? Pierre-Roger Mirepoix dichiarerà agli Inquisitori che i tre "Parfaits" erano fuggiti affinchè la Chiesa degli eretici non perdesse il suo tesoro e non perdesse neanche il tesoro nascosto nella foresta, di cui i tre "parfaits" conoscevano il nascondiglio.
Ricordo che i "Parfaits" erano quelli che avevano ricevuto il "consolament" e che appartenevano alla Chiesa di Dio. Essi si erano congiunti con il loro spirito celeste. Pierre-Roger Mirepoix era discendente di Mérovèee Levi, signore di Mirepoix, il quale,su ordine di Bera II, aveva salvato Sigebert IV portandolo a Rennes-le-Château, quando Pépin II fece assassinare Dagobert II. Pierre-Roger Mirepoix era molto legato alla sovranità merovingia. I Crociati dovevano recuperare qualcosa a Montségur, ma non la trovarono mai, perchè era stata portata via quel famoso 13 marzo 1244.
I Catari
Il movimento Cataro nacque in un momento molto particolare della storia d’Europa. Da un lato v’erano i primi sossulti nazionali, dall’altro il potere temporale della Chiesa era immenso e, con il braccio secolare dell’inquisizione, chi si poneva al di fuori di quella che veniva considerata ortodossia doveva pagare un prezzo molto alto. Nel contempo il potere temporale del papato aveva un diretto influsso sulla vita del papato che si consumava fra feste e un utilizzo del lusso e dello sfarzo in netto contrasto con le condizioni economiche del popolo.
Preghiera Catara
Padre santo, Dio legittimo degli spiriti buoni, che non hai mai ingannato né
mentito né errato, né esitato per paura della morte a discendere nel mondo del
Dio straniero - perché noi non siamo del mondo né il mondo è nostro - concedi a
noi di conoscere ciò che tu conosci - e di amare ciò che tu ami.
Farisei ingannatori, che state alla porta del regno e impedite di entrare a
coloro che lo vorrebbero, mentre voi non volete!
Per questo prego il Padre santo degli spiriti buoni, che ha il potere di salvare
le anime, e fa germogliare e fiorire per gli spiriti buoni, e per causa dei
buoni dà vita ai malvagi e lo farà finché essi vadano nel mondo dei buoni.
E < lo farà > fino a quando non vi sarà più < nei > cieli inferiori, che
appartengono ai sette regni, nessuno dei miei che sono caduti dal paradiso, da
dove Lucifero li ha tratti con il falso pretesto che Dio non prometteva loro
altro che il bene, mentre il diavolo nella sua grande falsità prometteva loro
sia il male che il bene. E disse che avrebbe dato loro donne che avrebbero amato
moltissimo e avrebbe dato signoria agli uni sugli altri, e che vi sarebbero
stati fra loro re e conti e imperatori, e che con un uccello ne avrebbero
catturato un altro e con una bestia un'altra.
<E disse che> tutti coloro che si fossero sottomessi a lui sarebbero discesi e
avrebbero avuto il potere di fare il male e il bene come Dio in alto, e che per
loro sarebbe stato molto meglio essere in basso e fare il male e il bene che
essere in alto dove Dio non dava loro che il bene.
E così salirono su un cielo di vetro e, appena vi furono saliti, caddero e
furono perduti.
E Dio discese dal cielo con dodici Apostoli e si adombrò in santa Maria.
In questo quadro storico si consuma la storia, o meglio la tragedia dei Catari.
La Chiesa cattolica ed i Catari
La Chiesa fece vari tentativi fra il 1170 e il 1208 per riportare i catari. nel suo seno con la predicazione di legati pontifici e di monaci cistercensi, ma la loro resistenza, appoggiata da Raimondo VI di Tolosa, e, da ultimo, l'assassinio del legato pontificio Pietro di Castelnau (gennaio 1208) indussero Innocenzo III a proclamare contro di loro la crociata, sotto la guida di Arnoldo, abate di Citeaux (marzo 1208). Filippo Augusto di Francia, adducendo a pretesto i suoi precari rapporti con l'Inghilterra e l'impero, non aderì, ma permise che v'intervenissero i suoi vassalli. Nel 1209 i crociati misero a ferro e a fuoco il meridione, espugnando Béziers, Carcassonne e Narbonne. Si narra che dopo aver espugnato Béziers un armigero chiese come fosse possibile distinguere i Catari, destinati al rogo dai Cattolici, la risposta fu, ( storicamente frase non del tutto provata ) aggiacciante e cinica : " Bruciateli tutti, Dio saprà riconoscere i suoi.." Il comando venne allora affidato a Simon de Montfort, un feudatario dell'Île de France, che sconfisse nuovamente Raimondo VI a Muret (1213), diventando signore di Tolosa. La potenza militare di Raimondo VI non era stata però intaccata, anche se questi aveva dovuto sacrificare una parte delle sue terre, per cui Innocenzo III nel Concilio Lateranense IV (1215) cercò di accordare le esigenze di Simon de Montfort (a cui riconobbe il possesso delle terre occupate, previa investitura del re di Francia) e di Raimondo VI (riconoscendolo signore legittimo delle terre rimastegli). Nel 1218 Simon de Montfort morì all'assedio di Tolosa e Luigi VIII di Francia ne approfittò per occupare tutto il territorio dei Catari. Dopo la sua morte (1226) i catari si ribellarono e tennero in scacco le truppe reali per due anni, ma nel 1229 Raimondo VII (figlio di Raimondo VI, al quale era succeduto nel 1222) venne a patti con il re di Francia Luigi IX e gli cedette la Bassa Linguadoca, cementando la pace con il matrimonio di sua figlia Giovanna con il principe reale Alfonso. Nonostante l'annientamento della loro forza militare e le persecuzioni dell'Inquisizione, i Catari tentarono ancora (nel 1240, nel 1242 e nel 1245) d'insorgere, ma furono presto domati e la fine del Catarismo coincise con la conquista del Castello di Montsegur e il conseguente rogo.
Da sottolineare come in questo contesto il motivo religioso fu essenzialmente un pretesto, infatti la maggioranza dei combattenti in capo Cataro non furono catari, bensì cavalieri ed armigeri fedeli ai signori locali che mal digerivano la perdita dell’indipendenza a favore del Re di Francia.
Origine dei Catari
I primi gruppi provenivano dalla Penisola Balcanica e si fissarono nella Francia meridionale. con centro nella regione di Albi (donde l'altro nome con cui viene comunemente denominata la religione e il popolo che la seguì ), organizzandosi nelle diocesi di Lombers, Tolosa, Carcassonne, Val d'Aran, Agen, Razès, tra la fine del sec. XII e l'inizio del XIII spingendosi poi nell’Italia settentrionale soprattutto in Piemonte ed in Lombardia. Fondamento della loro dottrina era un dualismo (Bene-Male) di tipo manicheo, dal quale però deducevano una forte tensione per la vita morale e spirituale. Si trovarono subito in netta opposizione con la corruzione e il male del mondo e in particolare del clero cattolico, alla mondanità del quale opponevano una vita austera ed esemplare, una predicazione che bollava ogni cedimento ai vizi e alle mollezze, una sfida aperta a ritornare allo spirito originario del Vangelo. Il disprezzo della materia, come naturale dimora del male, li portava a condannare tutto ciò che serviva al corpo, come il mangiare, il lavorare, lo sposarsi, ecc. Ai principi evangelici si accompagnavano quindi istanze pauperistiche, che suonavano poco ortodosse tanto al potere civile che a quello religioso.
Ne conseguiva una svalutazione del mondo materiale, che li portò al docetismo e alla negazione della validità dei sacramenti – cui i Catari contrapponevano l'unico rito iniziatico spirituale del consolamentum (imposizione delle mani e dei Vangeli e tradizione del Pater noster), al quale talvolta faceva seguito la prassi dell'endura (morte volontaria per fame o per mano dei familiari di chi aveva ricevuto il consolamentum) –, un ascetismo severo comportante l'astensione dal matrimonio e dai cibi carnei e la rigorosa separazione dalla sfera mondana, con il disprezzo per la potenza e le ricchezze, il rifiuto di prestare giuramento o di usare la violenza.
L'eresia Catara, la crociata
I Catari (dal greco καθαρός = puri) o Albigesi, furono la più potente minaccia all’ortodossia cattolica nel medioevo, un millennio dopo lo Gnosticismo e pochi secoli prima della Riforma Luterana. Il loro credo, detto eresia catara, si sviluppò attorno al X secolo nella Languedoc, la regione a Sud-Ovest della Francia e presto si diffuse in tutte le regioni in cui si parlava la Lingua D’Oc, dall’attuale Catalogna alla Lombardia passando per la Provenza ed il Piemonte. Fra di loro non si chiamavano catari, nome datogli dalla Chiesa di Roma, ma boni homines o bon crestia, buoni cristiani. Non credevano che Cristo fosse l’incarnazione del Verbo divino, lo consideravano uno spirito, profeta d’amore, che aveva restituito agli uomini la corretta visione del mondo. Credevano che Dio fosse un essere di puro amore, totalmente estraneo ad ogni forma di potere, e pertanto, assolutamente incapace della Creazione. Quindi il mondo doveva essere stato creato da un altro dio: un dio certamente malvagio se, creando il mondo a sua immagine, ne aveva fatto un luogo di sofferenza ed ingiustizia. Chiamavano questo dio il Rex Mundi, il Re del Mondo. I catari credevano che conducendo una vita pia potevano liberare la propria anima dalla condanna della materializzazione. Aborrivano la procreazione che veniva vista come sottomissione alla volontà del Rex Mundi. Come gli Gnostici non credevano nella funzione mediatrice di altri uomini nei rapporti con la divinità e quindi i loro Parfaits, i “perfetti”, una sorta di sacerdoti, aveva solo un ruolo di guida attraverso l’esempio: conducendo una vita “perfetta”, cristianamente impeccabile, indicavano agli altri il cammino da seguire per raggiungere il Cielo. Il loro credo non ammetteva disparità tra i sessi, e le donne catare erano estremamente emancipate e potevano diventare Parfaits come gli uomini. I Catari si attrassero subito le simpatie di molti, soprattutto dei potenti, per la loro intensa spiritualità ed ineccepibile condotta, che contrastava abbondantemente col lusso, l'alterigia ed il comportamento spesso disdicevole e corrotto dei Ministri Cattolici. Già l’autorità di Roma era stata messa in discussione dal credo di Pietro Valdo, un ricco mercante lionese, che folgorato dalle parole di un trovatore che cantava le gesta di Sant'Alessio, aveva cominciato a predicare secondo i precetti evangelici che indicano nella povertà la via della perfezione, dando vita al movimento dei Poveri di Lione che sarebbe poi sfociato nella Chiesa Valdese. Anche in Italia la corruzione clericale era fortemente condannata. Il monaco calabrese Gioacchino da Fiore, che Dante dice "di spirito profetico dotato", aveva calcolato in base alle genealogie presenti nel Vangelo di Matteo, che l’apocalisse sarebbe giunta quarantadue generazioni dopo Cristo, ovvero nell'anno 1260, e vedeva nel Papa di Roma l’Anticristo. Nel 1145 S. Bernardo si recò in Languedoc per predicare contro i Catari, ma lì giunto dovette suo malgrado constatare il degrado dei rappresentanti ufficiali della sua chiesa, che contrastava nettamente col cristallino comportamento degli “eretici”. Tanto fu il suo rispetto, che si spinse a dire “nessun sermone è più cristiano dei loro” e “la loro morale è pura”. I catari si rafforzavano e sempre più giovani venivano attratti dal loro credo, vivendo in cristallina povertà e mettendo i loro beni a disposizione della comunità. Non è nemmeno il caso di menzionare che la Chiesa di Roma vedeva con mal occhio la situazione che si era venuta a creare, soprattutto per la perdita di influenza sui conti ed i nobili della regione.
Nel 1208 un legato pontificio in Languedoc, Pierre de Castelnau, fu assassinato e Roma, cogliendo l’occasione che da tanto tempo aspettava, attribuì quel delitto ad una congiura dei Catari. Sfruttando l’avidità dei Baroni del Nord della Francia, gelosi della prosperità di quella terra ricca e fertile, Papa Innocenzo III indisse una crociata contro gli eretici; dato che il maggior centro dell’eresia era la città di Albi, essa prese il nome di “Crociata contro gli Albigesi”. Per inciso, Innocenzo III era lo stesso Papa che scacciò Francesco d’Assisi, che gli presentava la sua regola di povertà ed amore, con le parole irritate e sprezzanti: "Vattene, frate, dai tuoi maiali, ai quali assomigli, e rivoltati con essi nel fango"; pare, anche, che queste parole ispirarono al Poverello la famosa predica agli uccelli, quale gesto simbolico di condanna della corruzione della società e della Chiesa. Un vasto esercito, attratto dalla possibilità di un ricco bottino, si radunò al comando dell’abate Arnaldo di Citeaux. Fra i condottieri un certo Simon de Montfort, un valoroso, crudele ed ambizioso feudatario, che non tardò a divenire il capo secolare della crociata. Si narra che nell’assedio di Bezier, ad un armigero che gli chiedeva come si potessero distinguere gli eretici dai veri cristiani, rispondesse: “Uccideteli tutti! Ci penserà il buon Dio a prendere i suoi”. Forse questa è solo una malignità, ma di certo la crociata contro gli albigesi si connotò come un vero genocidio. Assedi e battaglie si protrassero fino al 1229. Durante i venti anni della crociata la Languedoc e la Provenza vennero messe a ferro e a fuoco. Piccoli borghi, città e castelli, rei di aver accolto favorevolmente i catari e la loro integrità furono rasi al suolo; gli abitanti, macchiatisi di simpatia per i catari o anche solo di amore cristiano nei loro confronti, furono sterminati. Alla fine della crociata, quella brillante civiltà del Sud che aveva generato i trovatori, la poesia in volgare, una nuova musica basata sul ritmo e e su temi popolari e secolari, era distrutta. Come conseguenza l'indipendenza politica dei prìncipi meridionali sia dai signori del Nord che dalla Chiesa di Roma era terminata. Il trattato di Parigi del 1229 pose fine alla guerra, ma un monaco spagnolo, tale Domenico di Guzman, feroce e fanatico nemico di qualsiasi deviazione dall’ortodossia, inventò un nuovo strumento per verificare l’ortodossia delle genti di quella regione: l'Inquisizione. Presto l’arma della Chiesa conto l’eresia si trasformò in uno strumento di potere. Persone sospettate di eresia, ma soprattutto a cui s'intendeva confiscare i beni, venivano inquisite e quotidianamente mandate al rogo; inutile dire che i beni degli eretici passavano nelle mani di buoni e fedeli cristiani. Gli ultimi catari si rifugiarono sulle aspre montagne della zona facendo perdere le loro tracce.
Nero Monterosa