La pubblicazione di questa parte della Fenice non è il lavoro di un singolo, è il tentativo di dare forma alla nostra memoria collettiva, alle scelte fatte da ciascuno di noi ed alle conseguenze che ciò ha comportato. Non esistono Caduti di quell'organizzazione o di quell'altra, esistono solo uomini che hanno fatto una scelta di campo.
Chi ha fatto una scelta di campo l'ha fatta ben sapendo ciò che questo poteva comportare, scelta fatta con gioia, dolore, rabbia. Ma qualunque fossero le motivazioni resta il fatto incontrovertibile che tutti sognavano un'Europa differente. Come naturale ognuno aveva il suo sogno, nessuno era eguale all'altro. Ma tutti ricordavano ciò che era stato e sognavamo ciò che poteva diventare.
Una strada lunga mille e mille anni
Ricordo la grande pianura | Le mie ossa affondano |
la barba imbiancata | nella Vandea |
dal vento del nord | il mio sangue scorre nel Piave |
la gente guardare stupita | la mia pelle adesso |
la spada di ferro | è un tamburo che batte |
e il mio grande destriero | una marcia di guerra a Verdun. |
quando l’Europa nasceva. | |
Ricordo Alessandro ferito | Ricordo l’Italia di fiume |
lottare cantando | i reduci offesi da fame e terrore |
col vento dell’est | e il sogno rinascere a ottobre |
e il cielo di Grecia oscurato | gli antichi valori rinascere in me |
dai dardi lanciati | quando l’Europa sperava. |
da mille guerrieri | Ricordo la sabbia infuocata |
quando l’Europa nasceva. | coprirsi di sangue e di gloria |
quando l’Europa nasceva. | giù ad El Alamein |
e il vento dell’Ovest tradire | |
Le mie ossa affondano | nel fango di yalta |
nelle Termopili | nel fumo a Berlino |
il mio sangue scorre nel Tevere | quando l’Europa moriva. |
la mia pelle adesso | quando l’Europa moriva. |
è un tamburo che batte | |
la danza d’estate a Stonhenge. | Le mie ossa affondano |
al centro di Praga | |
Ricordo la prua del mio | il mio sangue scorre a Parigi |
Drakkar | la mia pelle adesso |
solcare veloce la schiuma | è un tamburo che batte |
nel vento del sud | una marcia da Derry a Belfast. |
e le bianche colonne | |
segnare la riva | Guerriero d’Europa ricordi |
Trinacria inebriava | la strada era lunga da qui |
di mille profumi | all’aldilà |
quando l’Europa cresceva. | ma un urlo di gioia |
Ricordo la corte felice | esplodeva al tuo arrivo |
l’amore e la guerra | fratelli abbracciarvi per l’eternità... |
cantavo laggiù | |
e il sogno imperiale | Le mie ossa affondano |
spiegava le ali | nelle Termopili |
del falco di Svevia | il mio sangue scorre nel Tevere |
nel sole del sud | la mia pelle adesso |
quando l’Europa cresceva. | è un tamburo che batte |
quando l’Europa cresceva. | la danza d’estate a Stonhenge. |
Alcune scelte furono sbagliate? forse. Alcune azioni erano discutibili ? forse. Ma noi non siamo qui a giudicare, e nemmeno a distinguere in un tragico elenco di morti. Noi siamo qui perché altri diedero la vita prima di noi.
A costo di essere brutali vogliamo essere estremamente lineari. Alcuni fra i Caduti hanno concluso la loro vita terrena in episodi “discutibili”, azioni ove il confine fra lotta politica e azione comune può apparire labile.
Nessun militante della Fenice, di cui alcuni sono annoverati fra i Caduti, è mai stato coinvolto, in alcuna veste o titolo, in atti che non fossero nettamente e indiscutibilmente politici. Questo ci consente ora, in situazioni per altro ben differenti di quelle di un passato ormai lontano, di non assumere il comodo ruolo di assennati censori e di ricordare, per primi a noi stessi, che non sempre era agevole distinguere il giusto dall’errato. Un tempo era usuale per chi militava a “destra” uscire dalle camere di sicurezza delle questure alle due o tre di notte, essere fermato sui posti di lavoro, alle uscite di scuola. In poche parole veder rovinata la propria vita. Atti che oggi appaiono normali allora potevano essere difficili. Questo ci impone, seppure avendo fatto scelte differenti, di comprendere e ricordare anche chi non riuscì sempre a distinguere con lucidità fra il giusto e l'errato.