Malleus Maleficarum, frontespizio (Clik immagine)Il Malleus Maleficarum, altrimenti detto "Il Martello delle Streghe" è un testo redatto in latino e pubblicato nel 1487 da Jacob Sprenger e Heinrich Instituor Kramer con il solo scopo di reprimere i culti pagani, l'eresia e la stregoneria.
Compendio delle stregonerie, Frate Francesco Maria Guaccio
Genova, 1988 I dioscuri
Nel 1484 fu emanata da Papa Innocenzo VIII la bolla Summis Desiderantes Affectibus con cui concesse ai due frati il potere inquisitoriale. Il testo del Malleus che non è da considerarsi come una semplice emanazione della bolla pontificia, conteneva una serie compiuta di proposizioni precedentemente studiate che consentivano all'inquisitore di turno di riconoscere e combattere il reato di stregoneria partendo da cosa era quel fenomeno in quel momento storico preciso.
Il titolo originale dell’opera è "Compendium Maleficarum" e trattasi della traduzione dal latino dell’opera scritta dal dotto frate nel 1600. Frate Maria Guaccio apparteneva alla diocesi milanese e si sforza, in questo trattato di esaminare il problema della stregoneria da un punto di vista scientifico. L’esposizione della teoria segue un preciso schema scientifico che risulta ancora più stridente rispetto alle conclusioni cui arriva Guaccio.
Il trattato è una raccolta incredibile di tutte le paure Medioevali e come queste furono trasposte nel soprannaturale come opera del demonio e come la potenza di Dio permette di smascherare le nefandezze compiute da maghi, streghe ed indovini. La lettura da uno spaccato molto preciso e puntuale della società del tempo dominata da superstizioni e da un fervore religioso senza paragoni. E solo su questo punto Guaccio fa trasparire qualche esitazione, per altro ben mascherata, sull’attendibilità delle confessione estorte sotto la pressione della tortura. Guaccio passa in rassegna tutte le credenze popolari e, con dovizia di particolari, le giustifica o le smonta utilizzando come prove gli atti processuali e gli scritti di antichi filosofi e pensatori non disdegnando, talvolta, di utilizzare le testimonianze dirette.
Guaccio passa in rassegna, con paranoica lucidità, tutti gli aspetti che possono indicare la presenza del demonio e come possano essere smascherati. E su quest’aspetto che emerge più prepotente l’evidenza delle domande che sorgevano spontanee in campo medico e che non trovando una risposta scientifica, sconfinavano naturalmente nel soprannaturale e nel demoniaco. Quest’aspetto della cultura dell’epoca risulta molto affascinante: la spasmodica ricerca di dare il proprio posto a tutte le cose senza averne le competenze culturali e quindi giustificando le stesse come manifestazioni di una potenza non umana. Qui poi si innesta un altro concetto che Guaccio tenta di razionalizzare. Se Dio è onnipotente come fa a permettere al Diavolo di prendere possesso di uomini e donne e di compiere prodigi ? Qui la giustificazione teologica riecheggia potente, quasi urlata ma manca di vera convinzione e di vera sostanza, non tanto nell’accettare la presenza del demonio ma quanto nel differenziare e nello spiegare come i portenti demoniaci siano, in fondo, volontà di Dio per mettere alla prova gli uomini.
Altro innegabile pregio di questo libro è dare una mole immensa di riferimenti bibilografici cui Guaccio attinge a piene mani per dare rigore scientifico alle sue ricerche ed alle sue spiegazioni. Leggendo la parte riservata ai sacrifici dei bambini effettuata dalle streghe, si coglie la disperata angoscia nello spiegare eventi tragici quali la morte di un neonato per cause che a quel tempo non potevano essere diagnosticate.
Altro scorcio culturale di interesse è come la malattia psichiatrica veniva interpretata come realtà vissuta e deliri ed allucinazioni venivano assunti al ruolo di verità indiscutibili e come la società del tempo si difendesse da ciò mandando al rogo tanti poveri disgraziati.
Libro certamente da leggere.
Nero Monterosa