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Copertina Dante Templare, HoepliDante Templare" Robert. L. John, Hoepli, Milano 1987

Per chi cerca un libro "leggero" senza dubbio questo testo non fa al caso suo. Per chi invece è un appassionato dantista e vuole approfondire il tema del templarismo di Dante certamente è un testo da non perdere. L’autore è convinto che Dante sia stato un adepto templare e passa quindi alla dimostrazione di questa teoria analizzando profondamente la Divina Commedia e le altre opere dantesche.

Da sottolineare che questa tesi non è certamente nuova ma certamente completamente ignorata dai più e senza dubbio completamente ignorata nell’insegnamento scolastico di Dante.

L’autore con arguzia e con abbondanza di prove indica con chiarezza come la simbologia di dantesca utilizzata nella Divina Commedia sia inequivocabilmente su due distinti livelli. Un primo livello allegorico, destinato ai più, ed un secondo livello destinato ad essere compreso unicamente dagli adepti templari e opportunamente mascherato in modo da sfuggire alle eventuali persecuzioni. Non dimentichiamo infatti che in quel periodo storico l’essere Templare poteva significare il rogo.

La prosa è fluida, anche se una comprensione del testo non può prescindere da una solida base culturale in campo umanistico.

Questo è forse l’unico difetto dell’opera che per la sua complessità non è rivolta al grande pubblico ma bensì ad una ristretta cerchia di dantisti.

L’autore sostiene che nell’opera di Dante si sovrappongono e si intrecciano diverse componenti: alcune manifeste e chiaramente apprezzabili come ad esempio la politica ed alcune linee filosofico – teologiche. Altre invece traspaiono appena dalla struttura della Commedia e perfino dalla Vita Nova proponendo enigmi la cui soluzione passa necessariamente dalla lettura allegorica e dall’analisi dell’utilizzo dei numeri e della loro frequenza. Questa seconda componente è, per l’autore, una componente chiaramente iniziatica e direttamente legata al templarismo, di cui Dante ne sarebbe stato un componente.

 

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