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Davanti ai carri armati (Clik immagine)Sono passati quarant'anni ma la situazione è sempre identica, si potrebbe dire che ci sono delle situazioni sospese nel tempo, una sorta di limbo dimenticato ove tutto accade perchè nulla accada. L'articolo che segue è tratto dalla rivista "Fenice", scritto da un giovane ventenne d'allora, ed era il 30 settembre 1971. NM

Ora sei scomparso dalle prime pagine dei quotidiani, dagli ampi servizi che inviati speciali dei settimanali compilavano direttamente su di te; non ti si incontra più nemmeno su cartelli agitati con violenza da mani callose che di te sanno ben poco, a volte solo che gli è stato ordinato di scendere in piazza per solidarietà e di gridare forte il tuo nome; te ne sei andato via anche dalla società perbene, dai salotti poi, dove eri diventato il protagonista, fra una tazza di té ed un pasticcino, delle conversazioni delle signore eleganti e vagamente snob, di universitarie e studenti, cui piaceva molto poter pronunciare a voce alta il tuo nome, al fine di mostrare agli altri quanto bene loro fossero informati dei problemi del mondo.
Ma è oggi che io voglio renderti onore, Fedayn, come si rende onore ad un caduto sul campo dopo che ha lottato e perduto; come si rende onore ad uno che probabilmente sapeva di perdere fin dall'inizio, ma che tuttavia ha voluto andare avanti perché così gli sembrava giusto, perché così gli imponeva la sua Fede, il suo Credo.
Non voglio in questa sede entrare nel merito di una discussione sulla giustizia o meno delle tue idee, voglio solo ricordare agli altri il tuo sacrificio.
Hai sognato, bramato, aspettato per giorni, mesi, anni il ritorno alla tua terra; sei caduto nel deserto e sei morto li, sotto il sole, pugnalato alle spalle dalla ragion di Stato.
Eri diventato leggendario, la tua gente ti considerava un Eroe, sfidavi gli eserciti e combattevi con l'odio, la rabbia, l'ostinazione, che solo un esule che lotta per ritornare nella propria terra può avere. Ma un giorno Hussein decise che davi fastidio, e in poco tempo con facilità ti ha annientato: e l'Eroe oggi è lui.
Hai perso e a casa tua non tornerai più.
Io, vedi, ti sento fratello ed è per questo che ho simpatia per te. Anch'io, Fedayn, sono un vinto, e ho combattuto una battaglia che ha troppi nemici potenti. Anch'io però, come te, combatto lo stesso. Abbiamo scelto tutti e due la parte sbagliata; niente fama, onori, ammirazione; tanto odio invece, avversione e disprezzo. E' un brutto guaio, sai, quello di scegliere la parte sbagliata, e anche se, al momento non ci fai caso, te ne rendi conto più tardi; a quel punto molti ti abbandonano ma tu, se rimani, ti senti come purificato. il loro andarsene è un catarsi per te.
Del resto, io penso, che si nasca già così, con la predisposizione: da bambino sono sempre stato per i Sudisti nella guerra di Secessione; al ginnasio poi tenevo per i Troiani contro i Greci, nella vita ho scelto i Fascisti.
Le grosse compagnie di navigazione aeree e quelle di assicurazione sono moto più tranquille: non c'è più Leila Khaled, che le costringeva a sborsare molte migliaia di dollari dirottando gli aerei, e non ci sei, nella scena del mondo, nemmeno tu, Fedayn; con tutto il tuo agitarti per una causa scomoda, davi troppo fastidio e le grosse potenze non sapevano più dove sistemarti.
Ragionaci sopra anche tu: a casa tua ormai hanno messo Israele, che a quanto pare, si trova benissimo e non ha la minima intenzione di andarsene; nei campi profughi, era una sistemazione provvisoria e poi costavi troppo, bisognava darti da mangiare, curare i tuoi malati, assistere i vecchi; la guerra, tanto bene non la sapevi fare, questo i russi l'hanno capito subito. C'era una cosa che sapevi fare bene, e così dopo averti dato la possibilità di fare un pò di guerriglia te l'hanno concessa: ti hanno fatto morire.
Ormai U.R.S.S. e U.S.A. erano d’accordo; non potevano certo guastarsi le relazioni e i commerci per te.
Tu probabilmente ignori che al giorno d'oggi esiste il Sacro Ordine stabilito a Yalta, la divisione del mondo in due zone di influenza e ciò che avviene in una delle due zone non deve essere criticato nell'altra: c'è gente che muore, popoli che insorgono, uomini che si ribellano, ma tutto inutile: il muro di Berlino, la Germania spezzata in due, la Cecoslovacchia, la Polonia, Budapest, ma a Yalta si è deciso che è vietato aiutarli od intervenire.
E allora gli intellettuali imbecilli e i professionisti dell'apostolato della non violenza, della pace universale e dei diritti naturali possono sfogarsi su altri temi: i Colonnelli Greci, Franco, e le squadracce fasciste.
Vedi, a Yalta non ti avevano previsto, e quindi non sapendo come regolarsi e cosa fare di te, ti hanno tolto di mezzo.
Fedayn, hai finito la tua apparizione, addio.
Di te mi rimarrà sempre in mente una fotografia che il Corriere ha pubblicato qualche mese fa: c'era il deserto che faceva da sfondo, c'era un soldato con la Stella di David, straordinariamente grasso, dal volto rubicondo e riposato che teneva imbracciato un mitra, e poi c'era uno dei tuoi, uno dei pochi che ha preferito arrendersi agli Israeliani piuttosto che essere ammazzato da Hussein; un giovane Fedayn avvilito, lacero e stanco, con le mani in alto guardava il grasso soldato che lo stava facendo prigioniero; e in quello sguardo attonito e stupito che io ho visto allora tutta la disperazione e il dramma dell'Uomo che ha creduto, combattuto, perso, e che insieme con il fucile e le bombe consegna al nemico il suo sogno spezzato e la libertà del proprio Paese.

Aldo Novara

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