Sabato 13 febbraio un centinaio di camerati si sono ritrovati alla cerimonia indetta da Trieste Pro Patria alla Foiba di Basovizza in una serata gelida e sferzata dalle raffiche di Bora, che hanno reso la manifestazione in ricordo della tragedia vissuta dai territori orientali d'Italia e dell'esodo istriano-dalmata ancora più suggestiva. Abbiamo sentito la comunione di spirito con gli infoibati, e da loro abbiamo tratto nuove energie e nuova forza.
Al termine della celebrazione in una trentina ci siamo recati presso la foiba naturale conosciuta come Abisso Plutone dove precedentemente qualcuno ha deciso di rendere un omaggio a quanti sono stati assassinati dalle bande comuniste di Tito.
Normalmente non c'è nessuna segnalazione riguardo questa foiba, né sulla strada né sul posto, le istituzioni non si sono mai decise a porre nemmeno una lapide. Adesso bisognerà vedere quanto durerà questo ricordo che probabilmente, come più volte è successo in passato, sarà divelto e distrutto da mani vigliacche e "ignote".
Va sottolineato infine, che a questa foiba nel bosco le bande di Tito ci sono arrivate grazie all'indicazione dei paesani locali, vista la sua ubicazione non proprio in vista, quella minoranza slovena che si era schierata col IX corpus e che, ancora oggi, il primo maggio festeggia oltre alla festa dei lavoratori, la "liberazione" di Trieste: l'inizio dei 40 giorni dell'occupazione comunista iugoslava della città, gli arresti, le deportazioni e gli infoibamenti.
A Trieste, non è solo il 10 febbraio, il cosiddetto giorno del ricordo, la strada è come sempre in salita, tutto l'anno ci ritroviamo le menzogne di una storia scritta a guerra finita nel sangue e nella menzogna.
Mentre sull'altipiano carsico nei paesi della minoranza slovena ci sono i monumenti partigiani scritti in sloveno con la stella rossa, sulle foibe di Basovizza e di Opicina, non c'è nessuna informazione ufficiale sugli autori dei massacri perpetrati dai comunisti slavi ed italiani con il silenzio complice dei cosiddetti "liberatori", come per i ragazzi caduti sotto il piombo inglese nel 1953.
Sulla Foiba dell'Abisso di Plutone il silenzio è ancora più assordante. La storia è una scienza, la storia è fatta da fatti, date, protagonisti. Ma in questo caso, come per i caduti del 53, questa storia non può essere scritta, tramandata. Sarebbe uno schiaffo a settant'anni di menzogne e di lavaggio del cervello. Questo ci impone il dovere di essere noi a scrivere questa storia, affinchè possa essere realmente tramandata e conosciuta.
Per quanto ci riguarda non dimenticheremo mai, e non ci fermeremo mai, ricorderemo sempre quella che è la nostra storia e contrasteremo sempre le menzogne ed i silenzi di chi vorrebbe relegare il tutto nel giustificazionismo antifascista.
F.B.