Tra le varie sfumature delle ombre che coprono il business dell'accoglienza, ora si aggiunge anche quella del peggior integralismo islamico? Non si placano i flussi migratori attraverso la rotta balcanica, continuano gli arrivi, come continuano le attività collegate all'accoglienza degli immigrati, mentre nel dibattito politico si riaffaccia lo Ius Soli.
A seguito di indagini sull'operato di un associazione locale che si occupa di accoglienza sono emersi, stando alle notizie apparse sulla stampa locale, degli inquietanti collegament con l'ISIS. Uno degli arrestati di questi giorni, un iracheno residente a Trieste, e poi trasferitosi in Olanda e Germania, sarebbe stato in contatto con il responsabile dell'attacco avvenuto a Londra nel settembre del 2017. L'attentato alla stazione della metropolitana di Parsons Green, immediatamente rivendicato dal califfato.
Quello che emerge, stando alle cronache, è che l'ospite "triestino" nella sua permanenza in città avrebbe costituito una vera e propria cellula di professionisti dell'accoglienza nel capoluogo del Friuli Venezia Giulia, situazioni analoghe sarebbero emerse anche in altre località italiane, a confermare l'esistenza di un vero e proprio business creato sull'immigrazione, con tanto di disponibilità di appoggi logistici e documenti falsi e con il conseguente sfruttamento di poveri disperati.
Intanto presso il tribunale di Udine, l'ASGI, associazione studi giuridici per l'immigrazione, collegata direttamente all'Open Society di Soros, che tra i suoi rappresentanti annovera quello che può essere considerato il massimo esponente dell'accoglienza a Trieste, ha vinto una causa contro la regione per quanto riguarda i contributi per gli affitti che ora saranno estesi anche agli immigrati.
Quasi contemporaneamente, un'altra indagine si è aperta sul "fronte" dell'accoglienza. Quella che riguarda un'ONG che si occupa di salvataggi nel Mediterraneo, e che vede tra i suoi animatori un ex consigliere regionale del Friuli Venezia Giulia, un ex esponente di una giunta veneziana del passato, e l'ex consulente della ministro Livia Turco, che si sarebbe difeso con il classico " Giù le mani dall'accoglienza". Lo stesso slogan dei flash mob e dei comunicati usati dalla sinistra triestina mobilitata, invece, sul versante della rotta balcanica. A proposito, è stata lanciata una pubblica sottoscrizione di fondi per l'assistenza legale all'associazione coinvolta nelle indagini: una raccolta fondi che, stando alle notizie apparse sui social e sui media avrebbe già raccolto la considerevole somma di 16.000 Euro.
Gli arrivi continuano, i flussi sembrano inarrestabili, in Slovenia nell'arco di 5 giorni della scorsa settimana, erano stati rintracciati in una settantina di disperati diretti verso l'Italia. Quanti vengono invece rintracciati al di qua del confine, e quanti, ancora, sono quelli che riescono a passare inosservati?
Già da tempo un'associazione Triestina aveva pubblicamente denunciato il fatto che dietro gli arrivi dalla rotta balcanica si celava una vera e propria organizzazione che dirigeva l'orchestra dei disperati. Per pura casualità un gruppetto di questi si era rivolto per chiedere informazioni proprio ad un appartenente a questa associazione, mostrando un foglio con le istruzioni, dove andare, a chi rivolgersi.
Elementi della cosiddetta sinistra "antagonista", provenienti anche da altre città, si erano prodigati nel pubblicizzare, con tanto di scritte inneggianti alle foibe, dei punti d'arrivo sull'altipiano carsico dove trovare cibo e abiti di ricambio, quasi un redidivo “Soccorso Rosso”
La situazione di estremo degrado di Pizza della Liberà, di fronte della stazione ferroviaria, ha connotati sempre più inquietanti essendo la stessa diventata la meta finale della rotta balcanica.
Fabio Bellani