Sicuramente la situazione nell'Irlanda del Nord è molto complessa. Da sempre Repubblicani e Lealisti si sono affrontati armi in pugno. Su entrambe gli schieramenti vi sono visioni differenti indissolubilmente legate a visioni ideologiche ed a convinzioni personali. Riteniamo che sia un argomento da approfondire con onestà intellettuale per cercare di comprendere la realtà storica, lasciano poi ad ognuno la libertà di formarsi un opinione.
NM
Il 17 marzo in occasione della ricorrenza di San Patrizio, la Casa Bianca, prendeva parte alla discussa e sentita questione dei confini nordirlandesi. Fino a quel momento il presidente statunitense si era limitato a schierarsi per la salvaguardia degli Accordi del Venerdì Santo, gli accordi di pace del 1998, pur ammiccando palesemente alla parte repubblicana, dell'idea di un'Irlanda unita, almeno economicamente, nell'ambito dell'Unione europea. Una maniera piuttosto ambigua di esprimersi, difatti entrambe le comunità si appellano al Good Friday Agreement ritenendo entrambe di essere tutelate dal trattato.
Dopo una videochiamata tra Joe Biden, Kamal Harris, Arlene Foster e Michelle O'Neill, rispettivamente primo ministro e vice dell'Ulster, gli Stati Uniti si sono espressi a favore dei confini previsti dal protocollo: il confine posto sul mare d'Irlanda. Confine che è visto da lealisti ed unionisti come il tradimento di Boris Johnson nei loro confronti. Confine che, a parere di chi scrive è un un assicurazione per il proseguimento degli accordi commerciali tra Regno Unito e USA.
L'isolamento degli unionisti in una vicenda che riguarda soprattutto il loro destino, si fa sempre più strada. Il mese scorso il deputato del Democratic Unionist Party, Sammy Wilson, su Russia Today parlava di Biden come dell' "ignorante bigotto che ha preso posto alla casa bianca", mettendo in dubbio che questi avesse mai letto gli accordi di Belfast.
Nel corso degli anni i repubblicani hanno saputo muoversi diplomaticamente creandosi delle sponde non di poco conto negli Stati Uniti e negli uffici di Bruxelles dell'Unione Europea. Unionisti e lealisti non solo non si sono preoccupati di fare altrettanto, ma hanno contestato i programmi di sviluppo economico della Gran Bretagna, che vede negli Stati Uniti un partner di tutto riguardo.
Contrariamente a quel che potrebbe sembrare, e quello di cui in molti sono convinti, unionisti e lealisti dell'Irlanda del Nord non sembrano essere mai stati succubi di Londra. In passato si sono succedute le dimissioni dei parlamentari, il rifiuto all'incontro con funzionari e ministri del governo, il rifiuto di pagare certe tasse e le mobilitazioni di piazza: situazioni che potrebbero ripresentarsi un domani, nell'incerto futuro delle sei contee dell'Irlanda del Nord.
Intanto, il Sinn Féin, per mano del suo leader Gerry Adams, continua la sua propaganda in favore dell'unificazione dell'isola per arrivare a quel referendum, che sarebbe previsto secondo alcuni punti dall'Accordo di Belfast. Il fantasma dei Troubles continua ad agitarsi sulla scena politica dell'Ulster. Da segnalare che il primo ministro, unionista, Arlene Foster, ha preso posizione contro la presenza di Harry Maguire ad una riunione on line con il capo della polizia dell'Irlanda del Nord. L'esponente repubblicano è tornato in libertà in virtù degli accordi di pace dopo essere stato condannato per il linciaggio di due elementi delle forze di sicurezza nel 1988, Derek Wood e David Howes, avvenuto a Belfast nel corso di un funerale. I due memebri delle forze di sicurezza erano stati scambiati per dei lealisti pronti ad attaccare il corteo funebre, le immagini vennero trasmesse anche dalle televisioni.
Tornando alla realtà odierna, quel che sembra evidente al momento, è che se per i repubblicani la situazione internazionale sembra volgere a loro favore, altrettanto non si può dire per lealisti ed unionisti, che sembrano sempre più abbandonati a loro stessi, e al loro destino: potrebbe diventare un problema per i progetti degli uffici di Washington, di Londra e di Bruxelles.