Il 13 febbraio del 1945 alle ore 22.00 le sirene dell’allarme aereo investirono Dresda, la più bella città romantica della Germania detta per le sue opera d ‘arte di inestimabile valore la “Firenze dell’Elba. Dresda priva di interessi militare era quindi anche priva di controaerea (che era stata spostata sul fronte orientale), mentre il cielo si riempiva di velivoli di ogni sorta. Fu l’inizio della fine: per prima cosa furono rilasciati decine e decine di bengala e bombe segnaletiche, il cui compito era quello di illuminare la città ed individuare l’epicentro del bombardamento, lo stadio sportivo. La prima ondata di bombe venne rilasciate dopo circa venti minuti, con il rilascio di bombe fino a 3.600 libbre, poi i velivoli si allontanarono, ma coerentemente con la tattica che stavano adoperando, fare uscire allo scoperto la popolazione e i soccorsi con l’illusione di una tregua. Alle ore 1.28 del 14 febbraio arrivò la seconda ondata, circa 650.000 bombe, di cui 70% incendiarie come quelle lanciate su Amburgo caddero dai cieli su Dresda, con un analoga tempesta di fuoco che andò ad aggiungersi alle esplosioni. Il vento generato dalle correnti d’aria ascensionali fu talmente forte da trascinare anche vagoni ferroviari distanti tre chilometri. Fuoco, mancanza di ossigeno, vie aeree completamente bruciate uccisero a migliaia gli abitanti della città, molti furono ridotti in cenere tanto era elevata la temperatura. Chi non ebbe il coraggio di uscire dai rifugi fece comunque una brutta fine, soffocati o divorati dalle fiamme. L’inferno si abbatté sulla città della Sassonia, i testimoni parlano di un vero e proprio oceano di fiamme al quale era impossibile opporre resistenza, tanto che il bagliore della colonna di fuoco di Dresda era visibile a oltre un centinaio di chilometri e gli incendi proseguirono per altri cinque giorni. In totale vennero sganciate 2.702 tonnellate di bombe, non una cifra spropositata, ma sufficiente per causare una delle più grandi tragedie della Seconda Guerra mondiale. Le vittime civili furono 150 mila.
Nessuna Norimberga per questi crimini così come per Hiroshima e Nagasaki. Perché quei crimini li han commessi i “liberatori”.