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Leon Degrelle, Madrid«È vero, sono nato ai piedi della fortezza di Goffredo di Buglione, fin dall’infanzia ho avuto in me questo spirito da Crociata», così Lèon Degrelle nato a Bouillon, nelle Ardenne belghe, nel 1906, raccontava la sua storia in un’intervista del 1988. Suo padre Édouard era birraio in Francia ed espatriò in Belgio nel 1901, a seguito dell'espulsione dei gesuiti francesi e all’esplodere del movimento anticlericale; sua madre, Marie-Louise Boever, era la figlia del capo della destra della provincia belga del Lussemburgo.Fondatore del rexismo, dal motto del movimento belga Christus Rex «Cristo Re», fu d’ispirazione fascista, ma anche ispirato da un forte spirito religioso. La famiglia di Degrelle aveva “dato” alla Compagnia di Gesù molti suoi esponenti, considerandoli “i migliori educatori al mondo”. “Dio era tutto” soleva dire, di gran lunga superiore alla politica; ciò che contava nel suo pensiero era la cosiddetta transfigurazione della “Grazia”; Léon frequentò la scuola materna presso i "Religiosi della dottrina cristiana". Dopo aver completato gli studi secondari presso l'"Istituto San Pietro" di Bouillon nella sezione di greco e latino, entrò nel 1921 nel collegio di "Nostra Signora della pace". Fu poi studente di diritto a Lovanio e nel 1934 venne espulso dall'Azione cattolica; nell'inverno successivo svolse dei comizi che nel giugno 1935 posero capo alla creazione dei primi gruppi rexisti. L’anteguerra di Degrelle fu, quindi, una specie di “apostolato”, intendendo trasformare l’uomo in qualcosa di migliore; il rexismo era il modo di raggiungere le grandi masse e “renderle felici”, secondo lui. Nell’opulente e tranquillo regno belga degli anni ‘20 e ‘30, la politica era meno importante della monarchia e delle colonie; in questo clima arrivò la meteora “iconoclasta” di Degrelle, con una concezione moderna dell’azione politica, che aggrediva il sistema, il clero e i partiti tradizionali. L’obiettivo era raggiungere la gente direttamente, nelle “case del popolo”, socialiste o comuniste, i borghesi invece vivevano staccati da esso, non sapevano chi fossero quelle persone che per Degrelle, erano” anche loro figlie di Dio”. Andando a fare conferenze per l’Azione Cattolica, egli si accorse che la massa operaia non era presente, ma che il popolo era molto più sensibile di oggi alla vita politica. Non essendoci la radio, la televisione, internet o i social, la politica era spettacolo dal vivo. Sentendosi tradito dai deputati socialisti, il popolo belga si mise ad ascoltare gli spettacolari comizi di Léon. Appassionato di letteratura, in particolare di Charles Péguy, iniziò sin da giovane a scrivere poesie, collaborando con giornali e riviste; a 17 anni scrisse al cardinale Désiré-Joseph Mercier, primate dei belgi, e venne notato dal capo del partito socialista belga Émile Vandervelde, che pubblicò uno dei suoi articoli ne Le Peuple e gli manifestò la sua simpatia. Durante i suoi studi in collegio scoprì il pensiero di Maurras, di cui apprezzava l'antiparlamentarismo e il culto della monarchia. La vicinanza alle idee dell'Action française, Degrelle concepì ugualmente una profonda ammirazione per Daudet. Nell'ottobre 1927 Degrelle assunse la direzione de L'Avant-Garde, il giornale degli studenti di Lovanio che sotto la sua direzione raggiunse le 10 000 copie. Dal 1928 al 1930 Degrelle scrisse, di volta in volta, poemi (Les Tristesses d'hier - Le malinconie di ieri, opere di parodia come Jeunes plumes et vieilles barbes de Belgique e Les grandes farces de Louvain, Les Flamingants - I fiamminghi dove chiedeva collaborazione alle 2 comunità nazionali» e Furor teutonico, dove appoggiò le autorità cattoliche contro l’anticlericalismo. Nel 1929 divenne redattore al Vingtième Siècle, e iniziò a lavorare con Hergé, l’autore di Tin Tin. La sua inchiesta giornalistica sullo stato delle casupole cittadine, molto dura nei confronti dei proprietari, gli valse una lettera di congratulazioni da parte del primo ministro Henri Jaspar. Dopo l'assassinio del presidente del Messico Álvaro Obregón per mano di José de León Toral, un giovane studente cattolico oppositore della politica anticlericale del governo, Degrelle pubblicò un articolo sul Vingtième Siècle dove approvava l'omicidio di Obregon. L'articolo suscitò un grande scandalo e, provocato dalla stampa di sinistra, si recò lui stesso in Messico, attraverso eventi rocamboleschi che egli descrisse nel suo libro Mes aventures au Mexique. Nel bel mezzo della guerra dei Cristeros, visitò gli Usa, da dove spedì dei disegni a Hergé, e il Canada. Rientrò in Belgio nel febbraio del 1930, pubblicando in quello stesso anno un opuscolo intitolato Histoire de la guerre scolaire. 1879-1884. Nell'ottobre 1930 Degrelle venne nominato direttore della modesta casa editrice Christus-Rex dell'Azione cattolica. Si lanciò nella pubblicazione di opuscoli d'attualità e nell’ottobre 1931 partecipò al lancio del settimanale Soirées (Serate), che ebbe un certo successo. In occasione delle elezioni del 1932, Degrelle fu incaricato di sostenre il partito cattolico. Nel corso di questa campagna Degrelle utilizzò un manifesto realizzato da Hergé che raffigurava un cranio protetto da una maschera antigas con lo slogan «Contro l'invasione votate per i cattolici». I risultati dell'inchiesta sul partito cattolico pubblicati su Vlan il 29 aprile 1933 confermarono che la critica superava gli incoraggiamenti: Degrelle era già stato molto chiaro: «Rex è prima di tutto un movimento, un organismo da combattimento. Noi vogliamo, nel giro di qualche anno, conquistare bastione per bastione, muraglia per muraglia, tutte le fortezze del paese». Nel luglio 1933 Degrelle divenne proprietario delle edizioni Rex, grazie a degli interventi finanziari familiari e alla sottoscrizione dei padri norbertini dell'abbazia d'Averbode. L'attività di Degrelle assunse connotazioni sempre più politiche a partire dal 1934, quando organizzò una conferenza stampa per i giovani cattolici. Questo avvenimento suscitò la reazione del vescovo di Tournai, monsignor Rasneur; Degrelle rivoltò a suo favore questa disapprovazione pubblicando su Rex e Soirées un articolo intitolato «Al servizio della Chiesa cattolica». Benché fosse stato convocato all'arcivescovato di Malines tra Rex e l'Azione cattolica, Degrelle proseguì i suoi incontri politici. Nel novembre 1935 in occasione del congresso annuale dei circoli cattolici a Courtrai, egli fece bloccare le uscite da trecento giovani rexisti e si lanciò in una violenta diatriba contro il partito cattolico, apostrofando il senatore Philips e il ministro Paul Segers come «escremento vivente». Gli avvenimenti di Courtrait furono seguiti da un decreto episcopale del cardinale Van Roey il 20 novembre 1935 che «condannava il movimento rexista», cosa che procurò al cardinale d'essere apostrofato da Degrelle come «rinoceronte di Malines» e «cardinale Van Rana». Nella prospettiva delle elezioni legislative 1936, lo stile e il tono di Degrelle divennero sempre più anticlericali con i famosi epiteti di «aristocratici banchieri», «traditori della denigrazione», «eterni falliti e uomini che hanno il loro avvenire dietro le spalle»; anche un vescovo venne descritto come «un pagliaccio e un prete da fiera». Dopo il rimprovero episcopale, queste uscite portarono a una rottura definitiva con il partito cattolico nel febbraio 1936. L'entrata in politica di Rex rodusse una profonda trasformazione del movimento: Rex divenne «il punto di raccolta d'una coalizione di scontenti, reduci della prima guerra mondiale, membri delle leghe nazionaliste e piccolo-borghesi. Nel suo giornale Degrelle condusse «una violenta campagna contro gli scandali di corruzione nei quali i politici di ogni partito erano implicati», presentando se stesso come «il grande epuratore». La campagna di Degrelle colpì l'opinione pubblica: alcuni rexisti si presentarono con delle scope, sfilando nelle strade nei dintorni dei centri cattolici. Degrelle impostò la sua campagna sull'antiparlamentarismo e il rifiuto dei partiti tradizionali e il Rex basò la sua campagna sugli scandali politici-finanziari e sulla necessità di purificare l'atmosfera politica. Con 271.491 voti, alle elezioni del 24 maggio 1936 il partito rexista ottiene l'11,5% dei voti, 21 deputati e 12 senatori. Degrelle cercò appoggi anche all'estero presso Germania e Italia. Qualche mese prima della presa del potere di Adolf Hitler, Degrelle si recò a Berlino, forte della sua vittoria elettorale, incontrando poi, nel 1936 a Roma Benito Mussolini e Galeazzo Ciano. Nel settembre fu ricevuto a Berlino da Adolf Hitler, di cui ammirava l'anticomunismo, l'anticapitalismo, l'antiparlamentarismo, il corporativismo. Rex e  Le Pays réel, condannavano però la politica religiosa della Germania nazista e il suo «spirito anticristiano». Dopo aver preparato una "marcia su Bruxelles" proibita dalle autorità, Degrelle annunciò la partecipazione di 250.000 rexisti alla commemorazione a Bruxelles, nell’ottobre 1936, della battaglia dell'Yser. Di contro, nel gennaio 1937, organizzò al palazzo dello sport di Bruxelles "la sei giorni di Rex".

Nell’aprile 1937 Degrelle venne sconfitto alle elezioni da Paul Van Zeeland: ottenne 69.000 voti, ossia il 19%, contro 276.000, ossia il 76%, del suo avversario. In quel periodo il rexismo si manifestò con l'apparizione di due temi ricorrenti e nuovi nella stampa rexista: il pacifismo e il neutralismo. Di fronte all'espansione della Germania nazista, Degrelle espresse inquietudine per il mantenimento della neutralità e dell'indipendenza del Belgio: dopo l'occupazione tedesca della Cecoslovacchia, scrisse il 16 marzo 1939 sul Pays réel «Dove si fermerà Hitler? - Bruxelles non è più lontana da Aquisgrana di quanto Praga non lo era da Dresda». Fervente sostenitore degli accordi di Monaco, Degrelle era persuaso che la stessa situazione si sarebbe riproposta per la Polonia. Nelle elezioni legislative del 2 aprile 1939 Degrelle fu rieletto deputato. Durante la "Drole de guerre" approvò la politica di neutralità di Leopoldo III, condividendo l'opinione della maggioranza dei politici belgi, Degrelle attribuiva però la responsabilità della guerra a Francia e Gran Bretagna. Sebbene condannasse l'attacco della Finlandia da parte dell'Unione Sovietica, applaudì all'invasione della Norvegia che era, il giusto castigo per gli Alleati che avevano vergognosamente provocato Hitler. Dopo la guerra Degrelle affermerà che Rex non fu oggetto di nessuna mediazione che provenisse dai un tedeschi. Dopo l’occupazione del Belgio si recò a Parigi, cercando l'aiuto delle autorità tedesche attraverso Otto Abetz; tornò a Bruxelles e mise fine alle esitazioni, impegnandosi per il sostegno del Terzo Reich. Degrelle s'apprestava a rilanciare Le pays réel e il rexismo, dotandolo di un'organizzazione paramilitare, le «Formations de combat» (Gruppi di combattimento), create nel luglio 1940, che raggrupparono circa 4.000 uomini. L'occasione per i rexisti di concretizzare la volontà di collaborare avvenne nell'estate del 1941, quando Hitler decise l'attacco all’Urss con l'Operazione Barbarossa. Intanto entrò in contatto con la Militärverwaltung (Amministrazione militare), proponendo di costituire un'unità di volontari per combattere sul fronte orientale. Tornato a Bruxelles, Degrelle ottenne l'assenso delle autorità tedesche. Nel corso di un raduno a Liegi, nel luglio 1941 Degrelle annunciò che si sarebbe arruolato nella Legione come soldato semplice. Furono 850 i volontari che lasciarono Bruxelles per Meseritz, in Germania, sotto la guida di Fernand Rouleau. Degrelle insistette, presso il comandante delle forze italiane del settore, il generale Luigi Di Michele, affinché la legione fosse il più presto possibile inviata al fronte. Nel febbraio 1942 Degrelle ordinò dal fronte il lancio di una nuova campagna di arruolamento organizzata da Rex; si recò quindi a Berlino per esaminare la possibilità di reclutare nella legione prigionieri di guerra belgi. Nel marzo 1942 450 volontari vennero radunati nella Grand-Place di Bruxelles, fra questi, membri delle Guardie valloni e 150 adolescenti della "Gioventù rexista", sotto il comando di John Hagemans. Degrelle diede prova al fronte di vero coraggio e fu decorato con la Croce di ferro e nominato Feldwebel (aiutante) nel marzo 1942. Durante il 1942 la Legione non conobbe un attimo di sosta sul sanguinoso fronte, dove venne impegnata frequentemente nella prima linea delle offensive tedesche. Nel settembre 1942 Degrelle prese contatto con il SS-Obergruppenführer Felix Steiner, per preparare l'inserimento della Legione vallona nelle SS. Al fine di agevolare questa integrazione, ordinò al suo sostituto Victor Matthys, di proclamare la germanicità dei valloni, il che accadrà in un discorso dell’ottobre 1942. Con l'aiuto di Steiner, egli si recò quindi a Berlino per ottenere l'assenso dei responsabili tedeschi. Nel maggio 1943 Degrelle incontrò per la prima volta Himmler, che fece delle concessioni per il mantenimento degli ufficiali e del cappellano cattolico belga e del francese come lingua per gli ordini. Il 1º giugno 1943 la Legione vallona divenne Sturmbrigade delle Waffen-SS, con la denominazione di SS-Freiwillingen-Brigade wallonien. Nel febbraio 1944 i combattimenti furono particolarmente feroci: durante la battaglia di Čerkasy, Degrelle fu promosso SS-Hauptsturmführer. All'inizio del 1944 Degrelle mise a punto l'operazione Rabat, che prevedeva di rapire papa Pio XII per deportarlo in Germania o in Liechtenstein e costringerlo a firmare un'enciclica che condannasse il giudaismo e allo stesso tempo approvasse il nazionalsocialismo. Degrelle fu poi nominato Kommandeur der SS Freiwillige Grenadier Brigade Wallonien e promosso SS-Hauptsturmführer: inviato per aereo a Berlino e celebrato dalla propaganda nazista, Degrelle il 20 febbraio 1944 venne ricevuto da Adolf Hitler, che lo decorò con la croce di cavaliere della Croce di ferro, una delle più alte onorificenze tedesche. Nel febbraio 1944 prese la parola in una grande sale di Bruxelles nel mezzo di acclamazioni sincere ma composte, Degrelle pronunciò, con il suo fervore abituale, un discorso di fedeltà eterna al Terzo Reich. Dopo alcuni raduni a Charleroi, a Liegi e a Parigi, vi fu la consacrazione finale: il 1º aprile 1944 i legionari sopravvissuti alla battaglia di Čerkasy, in tenuta da combattimento, si riunirono sulla Grand-Place di Charleroi e alcuni di loro vennero decorati dal comandante della "1ª SS Panzer Korps". Dopo, a bordo di veicoli prestati, sfilarono in parata a Bruxelles. Durante il suo ultimo incontro con Hitler nell’agosto 1944 Degrelle ricevette la croce di ferro con foglie di quercia. Alla fine della guerra egli dirà che Hitler gli avrebbe detto: «Se io avessi un figlio, mi sarebbe piaciuto che fosse come voi». Promosso SS-Sturmbannführer nell'aprile 1944, Degrelle era alla testa di una brigata di 4.150 uomini. Durante la battaglia delle Ardenne, Degrelle, che sperava di partecipare alla "liberazione" del Belgio, partecipò con un piccolo distaccamento motorizzato. Nominato Volksführer der Wallonen da Hitler nel novembre 1944, ricevette nel gennaio 1945, «i pieni poteri per gli affari civili, politici e militari per i valloni residenti nei territori occupati dalle truppe tedesche».
La 28ª divisione SS-Wallonie partecipò alla sua ultima campagna in Pomerania nel febbraio 1945 con un solo reggimento operativo. L'ultima unità costituita si arrese agli americani a Schwerin il 3 maggio 1945. Rifugiatisi in Germania, Degrelle, mise ufficialmente fine all'esistenza del movimento rexista nel marzo 1945. In Belgio i rexisti furono oggetto di numerosi attacchi della Resistenza belga e molti fra di loro, specialmente nel corso del 1944, vennero uccisi. Condannato a morte in contumacia nel dicembre 1944, Degrelle raggiunse alla fine di aprile 1945 la Danimarca e poi la Norvegia, due paesi ancora sotto controllo tedesco; arrivò ad Oslo, dove requisì un aereo leggero e finì per atterrare su una spiaggia di San Sebastián, nel nord della Spagna. Un belga corrispondente di guerra, R. A. Francotte, gli fece visita nell'ospedale dove constatò che era attentamente sorvegliato. Durante questo incontro Degrelle affermò che era pronto a tornare in Belgio per esservi giudicato, a condizione che un'amnistia totale fosse accordata ai vecchi combattenti del fronte orientale. L'incaricato d'affari del Belgio in Spagna, Jacques De Thier, intraprese delle negoziazioni nel 1946 con le autorità spagnole per il rientro di Degrelle verso la Francia o Gibilterra. Questi tentativi andarono a vuoto per il mancato sostegno dei governi e della diplomazia britannica e americana. Nell’aprile 1947 le autorità spagnole informarono De Thier che il Consiglio di stato si era opposto all'estradizione perché i crimini erano politici o connessi ad un'attività politica. Questa risposta suscitò la violenta risposta del governo belga. In un clima sempre più teso, il governo spagnolo accettò di regolare l'affare Degrelle a tre condizioni: il Belgio doveva ritirare il suo reclamo all'ONU, assicurare che Degrelle sarebbe stato giudicato in base alle leggi e dichiarare che Degrelle avrebbe contribuito a ristabilire condizioni diplomatiche normali con la Spagna; per Spaak queste tre condizioni erano inaccettabili. Nel frattempo Degrelle aveva già lasciato l'ospedale ad agosto agosto in un taxi e la polizia locale si rifiutò di intraprendere delle ricerche; i ministri degli affari esteri e dell'interno notificarono alla polizia di San Sebastiano che il caso era chiuso. Nuovi tentativi di ottenere l'estradizione di Degrelle furono effettuati nel 1958, dopo la morte di un suo figlio, nel 1970 e nel 1983, per iniziativa del deputato socialista Willy Burgeon, ma si scontrarono con il fatto che egli aveva ormai acquisito la nazionalità spagnola. Degrelle venne naturalizzato tramite adozione nel 1954, sotto il nome di Léon José de Ramírez Reina. Nel 1947 Degrelle fece parte dei fondatori di un'associazione, il Soccorso internazionale per le vittime del nazismo. Riapparve in pubblico per una cerimonia organizzata al palazzo comunale di Madrid nel dicembre 1954 per l'assegnazione di decorazioni ai vecchi combattenti del fronte orientale; concesse, nello stesso periodo, un’intervista al giornale El Español. La sua naturalizzazione moltiplicò le sue apparizioni in pubblico; nel 1962, in occasione del matrimonio di sua figlia Chantal, comparve in «grande uniforme di fantasia, sfoggiando le sue decorazioni tedesche»; nel 1970, quando fu il turno della figlia minore Marie-Christine, Degrelle questa volta era in borghese, ma portava all'occhiello le insegne delle «foglie di quercia». Nella notte dal 22 al 23 novembre 1975 Degrelle partecipò per due ore alla veglia funebre del corpo di Franco. Dirigente di un movimento di una certa importanza, divenne un referente per i movimenti neofascisti europei. Fu vicino al Fronte nazionale francese e fu «un ammiratore e un amico del suo dirigente Jean-Marie Le Pen». «In una serie di libri e interviste egli narrava i suoi episodi di guerra, raccontando dettagliatamente le sue relazioni con i dirigenti tedeschi e presentandosi come l'erede della tradizione del nazionalsocialismo europeo. Ne La folla del 1940, prima opera scritta durante l’esilio e pubblicata in Svizzera nel 1949, Degrelle affermò di avere ricevuto l'avallo del re Leopoldo III per riprendere la sua attività politica a partire dal luglio 1940. Fino al suo ultimo respiro, Léon Degrelle esaltò le realizzazioni hitleriane e del regime nazista nonché si iscrisse. Degrelle si spense, all'età di 87 anni, il 31 marzo 1994 nella clinica del Parco di Sant'Antonio, dove era stato ricoverato il 10 marzo per insufficienza cardiaca; il suo corpo fu cremato. In una dichiarazione resa nel documentario Degrelle, ou la führer de vivre, Jean Vermeire, un veterano ufficiale della Legione vallone, affermò d'aver disperso le ceneri di Degrelle a Berchtesgaden.

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