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Novembre 1965, siamo nel Biellese, nella Valsessera nei pressi del Bocchetto di Sessera. Natura magnifica e terribili eventi. Le bande ribelli hanno imperversato pesantemente nella zona, ed a guerra finita moltissimi caddero in esecuzioni sommarie,  Militi della RSI, Ausiliarie delle SAF, semplici civili, partigiani di opposte fazioni, pochi si salvarono dalla furia omicida

Dopo vent'anni il muro d'omertà e di paura cominciò a cedere, e grazie all'opera di un gruppo persone in località La Randolere, presso la Bocchetta di Sessera fu rinvenuta una fossa comune contenente i resti mortali di tre persone, fra cui una donna, tutte assassinate. I teschi presentavano inequivocabili segni di pallottole. Nella fossa è stata rinvenuta anche una fede nuziale d'acciaio, probabilmente la donna aveva donato la sua alla Patria, un crimine che le bande partigiane non potevano lasciare impunito.

Al esumazione dei resti mortali partecipò un medico, per un primo parere autoptico, un religioso per la benedizione dei resti. Furono immediatamente avvisati i Carabinieri che giunti sul posto constatarono il ritrovamento.


Ordine di fucilazione di prigionieri (Clik immagine)


 Il Biellese, 29/11/65 (Clik immagine)


Gli scavi
Don Radice impartisce la benedizione. Il secondo da dx Ampelio Spadoni, vice comandante Legione Autonoma Ettore Muti
In centro Giorgio Olivari, a dx Ampelio Spadoni, vice comandante Legione Autonoma Ettore Muti
Dott. Pagano per un primo esame autoptico
Dott. Pagano esamina un teschio
Gli scavi


Federazione del Movimento Sociale Italiano di Biella metà anni ‘70.
Nell’ampio cassetto della scrivania c’è una scatola di cartone che contiene dei frammenti di cuoio (forse quel che rimane delle scarpe e della cintura) ed un crocifisso arrugginito. Insieme, un biglietto che recita: “resti appartenenti ad un caduto RSI rinvenuto in località presso il Bocchetto Sessera.

Anni prima, durante i lavori per la costruzione di una strada a servizio dei numerosi alpeggi, venne rinvenuta in località Randolere – Bocchetto Sessera, una fossa contenente tre corpi appartenenti a due uomini e una donna. (Si tratta della riesumazione a cui era presente tuo papà). Tre fra i tanti eliminati nel luogo. Tre fra quelli fortunosamente ritrovati. Fortunosamente perché, pur a distanza di molti anni, le bocche rimasero ben cucite e da parte di chi sapeva non venne nessuna indicazione precisa riguardo sia l’identità degli eliminati sia il luogo della sepoltura.

Per questo motivo, ogni anno, nel giorno della commemorazione dei defunti, l’Unione caduti e reduci della Rsi deponeva all’ingresso della vallata, una corona di alloro.

Passano altri anni e i casi della vita mi portano a vivere proprio nella località Bocchetto Sessera così denominata in quanto “bocca” di comunicazione, tradizionale passaggio di ingresso nell’alta valle che prende il nome dal torrente Sessera.

Entrai ovviamente in contatto con i frequentatori della zona e, quando la chiacchierata verteva sul periodo della guerra, cercavo di raccogliere quante più informazioni fosse possibile riguardo al comportamento dei partigiani e alle loro azioni. Mi resi però presto conto che le mie domande dirette non avrebbero avuto altra risposta che: “lascia perdere”. Non ero del posto, non ero dei loro, provenivo dalla città e l’argomento suscitava sospetti e timori evidentemente non lontani nel tempo. Mi rassegnai quindi a rubare notizie, ascoltando senza mostrare eccessivo interesse, quando le bocche si scucivano da sole, complice qualche bicchiere di vino bevuto in amicizia.

Qui di seguito quello che ho personalmente ascoltato.

Riguardo al comportamento dei partigiani:
le famiglie di allevatori e pastori che utilizzano i pascoli della valle sono negli anni quasi sempre le stesse. I racconti tramandati e da me raccolti presso alcune di quelle famiglie trasudano di insofferenza verso la presenza partigiana in valle. “Ma non parlarmi di partigiani! Chiedi a qualsiasi altro margaro… ti confermerà che erano ladri!” I motivi sempre i soliti, cioè la requisizione, a cui era decisamente sconsigliabile opporsi, della gallina, della pecora o del formaggio per provvedere al sostentamento degli appartenenti alle bande.

Riguardo l’operato del capo partigiano Moranino “Gemisto” reduci della Rsi mi dissero che lo stesso dovette imporre con fatica la disciplina nelle bande presenti in vallata. E se si considera la spietatezza di Moranino chissà cosa doveva essere il comportamento dei partigiani.

Riguardo agli episodi di sangue: presso i comandi partigiani della valle venivano trasferiti i prigionieri dell’esercito della Rsi ed i non pochi civili rapiti dai paesini circostanti perché indicati come favorevoli alla Repubblica Sociale.

Alla fine degli anni ’80 mi trovai in un locale della zona dove si era appena concluso l’annuale incontro conviviale tra ex partigiani e loro famigliari. Scambio qualche parola di circostanza con uno dei parenti che, con espressione soddisfatta e ampio gesto, mi invita a guardare la vallata dicendomi: “guardala è un cimitero di fascisti”. Questo solo per dare un’idea del colore locale…

Negli anni ’90 mi fu riferito che, appena dietro la locanda del Bocchetto Sessera, erano sepolte diverse donne, giustiziate dai partigiani perché accusate di essere spie. Lì per lì la cosa destò la mia incredulità ma, una volta recatomi sul posto indicato, la conformazione del terreno sembrava confermare il racconto.

Ad ulteriore conferma, qualche anno dopo, ascoltai il racconto di una persona che partecipò all’opera di sbancamento necessaria per realizzare una pista di sci da fondo prevista proprio in quel punto. La pista, per poter godere del panorama, avrebbe dovuto snodarsi ad una certa quota ma… giunse per tempo il consiglio che sarebbe stato meglio non muovere il terreno là dove il tracciato lo prevedeva. “Stai più in basso con quello scavatore…” Ovviamente non ci fu bisogno di chiedere il perché dell’interessato suggerimento che venne prontamente recepito.

Lo stesso suggerimento invece mancò del tutto o fu disatteso durante la costruzione dell’impianto di risalita della pista di Montecerchio e così e così mi venne detto che qualche osso, emerso durante lo scavo, sarebbe stato disperso frettolosamente dal personale addetto alle operazioni al fine di non dover interrompere i lavori per il prevedibile intervento dell’autorità giudiziaria. Il fatto è probabile poiché le baite del Montecerchio erano un’altra sede delle bande partigiane.

Come vedi non ho altro da aggiungere a quanto già di tua conoscenza se non l’atmosfera che promana dai racconti resimi  negli anni da persone all’epoca già anziane ed oramai scomparse.

Grazie anche al mio interessamento un cippo commemorativo oggi sorge nel luogo. Alla sua inaugurazione, alla fine degli anni ’90 erano presenti in forma ufficiale alcuni membri dell’amministrazione comunale del comune di Tavagliano a cui appartiene il Bocchetto Sessera. Questo a dimostrare quanto il ricordo dei crimini commessi fosse diffuso tra la popolazione.

Ti lascio il mio numero di cellulare in modo di poterci sentire più facilmente: xxxxxxxxxxxxxxx

Camerateschi saluti.

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