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Ezra Pound, nel suo studio (Clik immagine)VECCHIO EZ
Vent'anni son passati, non invano, vecchio Ez, sui nostri volti e sulle nostre inquiete certezze, se oggi c'è chi è nuovamente poeta anche grazie a te, è perché hai saputo darci più di mille lezioni di chi pensa ma non vive per simboli, di chi non pensa più, con una limpida, coinvolgente passione.
Così consumatesi le macerie ideologiche, sparsi al vento gli utopismi sciocchi, siamo, assieme a te, gli orfani di un dopoguerra ormai logoro, nell'avanguerra che incalza. Altre le maschere, certo, ma i volti, vecchio Ez, son gli stessi, quelli che volevi tu "rettificare" giocandoti con tutto il tuo impeto, un tempo, col tuo silenzio alla fine.
I volti sono i medesimi, più cupi e sicuri, Usura Caos Bruttezza. Certo i tuoi versi non li hanno fermati, certo non li fermeranno i nostri, i tuoi ed i nostri così muti nei cuori induriti, agli occhi distratti, i tuoi, esemplari di trasgressione e norma, verità ed inganno, di pieno e di vuoto, violenza e tenerezza, disincanto ed illusione, di nostalgia e d'impazienza, i nostri che, incerti dell'onere -onore risalgon la china, per renderci da orfani, eredi.
Che dire, vecchio Ez, se non che, al di là di parole, oltre ogni limite e tempo, la Tradizione, come tu volevi, è trasmessa.

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