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INTRODUZIONE AL CANTO LVIII
Canto 73 in lingua italiana, fu pubblicato su "Marina Repubblicana" il I febbraio 1945, con il titolo "Cavalcanti - Corrispondenza Repubblicana". Come nel Canto 72 si tratta di incontri con spiriti Lo spirito di Guido Cavalcanti narra della morte di un'eroina anonima. Uno dei generi della poesia del Duecento, "la pastorella" viene ripreso per cantare l'incontro della ragazza romagnola con i soldati canadesi, innervando nel tema d'amore la testimonianza d'amor di patria. Questo stato e condizione dell'essere è un passaggio dello spirito volitivo simile al passaggio attraverso la morte alchemica, il nero più nero del nero, quella morte attiva che Pound invoca nell'altro canto in lingua italiana, il 72, letto poc'anzi: così puoi rinascere, così diventare pantera, così puoi conoscere la bi-nascita e morire una seconda volta , non morir viejo a letto, anzi morir a suon di battaglia per avere Paradiso. Nell'Opera al nero si conosce la Terra, nel bagliore che si annuncia nell'Opera al Bianco, si raggiunge il centro di sè, l'essere immortale, il luogo recintato, il giardino, il Pairidaeza di origine iranica, termine da cui deriva Paradiso.


CANTO LVIII
E poi dormii
e svegliandomi nell'aere perso
vidi e sentii,
e quel ch'io vidi mi pareva andare a cavallo,
e sentii:
"A me non fa gioia
che la mia stirpe muoia infangata della vergogna
governata dalla carogna e spergiurata.
Roosvelt, Churchill ed Eden ed il popolo spremuto in tutto ed idiota!
Morte che fui a Sarzana aspetto la diana della riscossa.
Son quel Guido che amasti pel mio spirito altiero
e la chiarezza del mio intendimento.
De la Ciprigna sfera
conobbi il fulgore già cavalcante (mai postiglione)
per le vie del borgo detto altramente
la città dolente (Firenze) sempre divisa,
gente stizzosa e leggiera che razza di schiavi!
Passai per Arimnio ed incontrai uno spirito gagliardo
che cantava come incantata di gioia!
Era una contadinella
un po' tozza ma bella ch'aveva a braccio due tedeschi
e cantava cantava amore senz'aver bisogno d'andar in cielo.
Aveva condotto i canadesi su un campo di mine
dove era il Tempio della bella Ixotta.
Camminavano di quattro o in cinque ed io ero ghiotto
d'amore ancora malgrado i miei anni.
Così sono le ragazze nella Romagna.
Venivan' canadesi a spugar i tedeschi
a rovinar' quel che rimaneva della città di Rimini;
domandarono la strada per la via Emilia a una ragazza
una ragazza stuprata
po' prima da lor canaglia
- Bè! Bè! soldati!
quest'è la strada
andiamo, andiamo a via Emilia
con loro proseguiva.
Il suo fratello aveva scavato
i buchi per le mine, là verso il mare.
Verso il mare la ragazza, un po' tozza ma bella,
condusse la truppa. Che brava pupa! Che brava pupetta!
Lei dava un vezzo per puro amore, che eroina!
Sfidava la morte,
conquistò la sorte peregrina.
Tozza un po' ma non troppo raggiunse lo scopo.
Che splendore!
All'inferno nemico, furono venti morti,
morta la ragazza fra quella canaglia,
salvi i prigionieri. Gagliardo lo spirito della pupetta
cantava, cantava incantata di gioia,
or'ora per la strada che va verso'l mare.
Gloria della patria! Gloria! gloria
morir per la patria nella Romagna!
Morti non morti son',
io tornato son' dal terzo cielo per veder la Romagna,
per veder'le montagne nella riscossa,
che bell'inverno!
Nel settentrion rinasce la patria,
ma che ragazza!
Che ragazze,
che ragazzi,
portan ' il nero!

Dai CANTI PISANI un frammento del testamento spirituale di Ezra Pound
Ciò che sai amare rimane, il resto è scoria
ciò che sai amare non ti sarà strappato
ciò che sai amare è il tuo vero retaggio
il mondo, quale? Il mio, il loro
o di nessuno?

Prima venne la vista, poi diventò palpabile
Eliso, fosse pure in quell'antro d'inferno,
ciò che tu sai amare è il tuo vero retaggio
ciò che tu sai amare non ti sarà strappato.
La formica è centauro nel suo mondo di draghi.
Deponi la tua vanità, non è l'uomo
che ha fatto il coraggio, o l'ordine o la grazia,
deponi la tua vanità, dico, deponila!
La natura t'insegni quale posto ti spetta
per gradi d'invenzione o di vera maestria,
deponi la tua vanità,
Paquin, deponila!
Il casco verde tua eleganza offusca.
"Padroneggia te stesso, e gli altri ti sopporteranno".
Deponi la tua vanità
sei cane bastonato sotto la grandine
tronfia gazza nel sole delirante,
mezzo nero mezzo bianco
tu non distingui fra ala e coda
giù la tua vanità
spregevole è il tuo odio
che si nutre di falso,
deponi la tua vanità,
sollecito a distruggere, avaro in carità,
deponi la tua vanità
dico, deponila!
Ma avere fatto piuttosto che non fare
questa non è vanità
aver bussato, discretamente,
perché un Blunt ti apra
avere colto dall'aria una tradizione viva
o da un occhio fiero ed esperto l'indomita fiamma
questa non è vanità.
L'errore sta tutto nel non fatto,
sta nella diffidenza che tentenna...

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