Stefano Cecchetti (Clik immagine)La mattanza iniziata con Giaquinto non è finita. Con la collaudata tecnica gappista estremisti di sinistra sparano, da una macchina in corsa, uccidono nel quartiere Talenti il Stefano Cecchetti, seduto davanti ad un bar.
La tecnica è odiosa, da una macchina si spara impunemente contro un gruppo di giovani rei di essere "fascisti" e si spara nel mucchio, si cerca la strage. Stefano cade a 19 anni e sul selciato morendo dissanguato avendo il colpo perforato l'aorta rimangono altri due camerati feriti: Maurizio Battaglia e Alessandro Donatore.
Un'ora dopo l'agguato, la rivendicazione all'Ansa: «Un'ora fa abbiamo colpito, nel quartiere Talenti, un centro di aggregazione fascista. Abbiamo colpito facilmente. Contro l'arroganza fascista sul territorio. Ora e sempre violenza proletaria. Compagni Organizzati per il Comunismo».
Gli autori rimangono chiaramente impuniti coperti da quella rete di omertà e di compiacenza che faceva scrivere sui maggiori quotidiani "sedicenti Brigate Rosse". Da sottolineare che Stefano, pur aderndo al FdG non era un militante particolarmente attivo, ma tanto bastava per ucciderlo.
Poco dopo l’omicidio inizò il dibattito sul perché il fuoco fosse stato diretto proprio verso quel gruppo, se gli assassini sapessero l’identità delle persone verso cui sparavano o se avessero sparato solo perché quella piazza era notoriamente un luogo di ritrovo dei militanti missini del quartiere. Si disse che Stefano fu ucciso per come era vestito, alla maniera tipica dei camerati di quegli anni: stivaletti Clarks, giacca di pelle, pantalone a sigaretta. Altri ancora dissero che fu ucciso perché si trovava in quel momento in un luogo considerato dagli avversari politici come un “covo di fascisti”. Radio Onda Rossa, come già fatto l’anno prima in occasione della strage di Acca Larentia, non perse occasione per sciacallare sulla morte di un militante del Fronte della Gioventù e si fece promotrice di un dibattito su questo avvenimento. Durante la trasmissione un ascoltatore disse che non era importante se Cecchetti fosse o no fascista, perché lui là non ci doveva stare. "Era fascista? Non lo era? Ma chissenefrega, scusate! A noi nun ce ne frega un cazzo se quello che è crepato era un fascio oppure no. Lui lì nun ce doveva stà. E basta." Estratto di una telefonata a Radio Onda Rossa del 12 gennaio 1979.
Caduto sul Campo dell'Onore