Emanuele Zilli (Click immagine)L'assassinio di Emanuele ha un antefatto molto preciso. Anche nella tranquilla Pavia la caccia al fascista era all'ordine del giorno. E’, più o meno, ciò che è avvenuto per la vicenda di Emanuele Zilli, 25 anni, esponente e attivista del Movimento Sociale Italiano, di cui era stato anche candidato alle elezioni comunali. Un militante di quelli che non si tiravano indietro, in anni di scontri anche molti duri. Aggredito una prima volta, nel 1972, in piazza Castello insieme ad un amico, qualche mese dopo stava per fare la stessa fine, insieme ad altri due iscritti, uno dei quali, però, reagì sparando un colpo di pistola che ferì uno degli aggressori, Carlo Leva. Naturalmente questo episodio ebbe grande risonanza ed Emanuele passò non pochi guai. Infatti, poche settimane dopo, fu "prelevato" da un commando di comunisti mentre si trovava di fronte alla sede del MSI e selvaggiamente percosso. I testimoni parlano di una trentina di agressori che con ferocia selvaggia picchiavano un uomo solo. Ricoverato in ospedale in gravi condizioni fu però dimesso quasi subito, ancora sofferente, per consentire alla polizia, non di proteggerlo… bensì di arrestarlo per l’episodio precedente. Due medici del Policlinico furono anche denunciati per la loro prognosi a dir poco "sospetta". Superfluo ma da non dimenticare che Zilli fu considerato innocente per i fatti del ferimento.
I giornalisti non persero l'occasione di pubblicare la vicenda dell'arresto indicando indirizzo di residenza e luogo di lavoro, dando così precise indicazioni su dove e quando colpire.
Emanuele era sposato e padre di due bambine che, nel novembre 1973, avevano appena due e un anno: era un operaio che, per mantenere la sua famiglia, lavorava duramente presso una nota ditta di Pavia, la Bertani, e fu all’uscita dal lavoro che trovò ad aspettarlo la morte…
Così "La Provincia pavese" di quei giorni ricostruisce i fatti.
Il luogo dell'assassinio (Click immagine)"Sembra che venerdì sera egli fosse uscito dal lavoro e, verso le 18 e 30, stesse facendo ritorno a casa in sella al proprio motorino percorrendo una traversa di via dei Mille. Qui č stato rinvenuto, poco dopo le 18 e 30, esanime a terra accanto al proprio motorino. Il corpo dello Zilli giaceva sulla sinistra della carreggiata. Prontamente soccorso, il giovane veniva trasportato al Policlinico. In un primo tempo si faceva l’ipotesi più ovvia, quella dell’incidente stradale: lo Zilli sarebbe sbandato sulla propria sinistra, andando a sbattere contro un’auto o finendo a terra per un malore. Ma alcune circostanze inducono ad una maggiore cautela: lo Zilli aveva un occhio pesto, come se fosse stato picchiato; sul collo presentava un profondo graffio; ed il suo corpo era stato trovato in una posizione "strana" rispetto al motorino".
"Il luogo era completamente deserto – aggiunge il quotidiano in un altro resoconto – non c’erano macchine intorno contro cui Zilli potesse aver urtato cadendo. Né segni di uno scontro".
Tre giorni durò l’agonia di Emanuele che si spense, senza mai riprendere conoscenza, all’alba di lunedì 5 novembre 1973. Sulla sua vicenda non è mai stata fatta luce, non si sono cercati testimoni, non si è vagliato l’alibi dei più feroci estremisti di sinistra che avevano giurato a Zilli "sei il primo della lista" e l'autopsia è un esempio magistrale di come si possano scrivere pagine dicendo tutto e il contrario di tutto. Da segnalare la campagna negazionista in atto da parte dell'ANPI di Pavia. Fa riflettere come si stia tentando, con mezzi illimitati, di riscrivere anche la storia recente. Le campagne innocentiste di Soccorso Rosso si sono trasferite sui social e con pervicacia tentano di negare l'evidenza con profusione di mezzi e di denaro. Lotta chiaramente impari, ed è per questo che non ci si deve limitare al solo ricordo, ma documentare con la massima precisione possibile l'evidenza dei fatti.
Caduto sul Campo dell'Onore